L'ANALISI
03 Maggio 2024 - 17:13
CREMONA - «Dalla magnificenza della cattedrale alla Santa Casa, la chiesa più piccola della città...Quella in cui tutti entrano e si sentono abbracciati dall’unica Madre; con solo tre pareti, aperta verso l’alto, verso il basso, verso il mondo, immagine stupenda ed eloquente della Chiesa che siamo chiamati a diventare: più aperta, in rete, in cammino, leggera e accogliente, povera e perciò disarmante». Le parole del vescovo, Antonio Napolioni sintetizzano il senso della processione che ieri sera ha attraversato le strade del centro cittadino in apertura del mese mariano e del quarto centenario del santuario lauretano (inaugurato nel maggio 1624).
Con il vescovo, i canonici, parroci e vicari della città, seminaristi e molti fedeli, accolti in Sant’Abbondio dal parroco, don Andrea Foglia. Momento centrale della celebrazione è stata la presentazione, da parte di monsignor Napolioni, della lettera pastorale ‘Al cuore della nostra città’, poi distribuita ai presenti, diffusa nelle parrocchie, e che nei prossimi giorni – ha preannunciato il vescovo – sarà donata anche ai candidati alle elezioni. Non, ha precisato, perché contenga un programma, ma come invito alla contemplazione, a uno sguardo di bellezza sulla città.
La lettera si articola in sette paragrafi: Nel tempo e nello spazio; Un santuario particolare; Per ogni famiglia; Chiesa domestica; Di casa in città; Pastorale cittadina; Verso il Giubileo 2025. Si conclude con la preghiera alla Vergine e con il calendario delle iniziative del centenario, fra le quali spiccano il pellegrinaggio a Loreto del 6-8 settembre e la Scuola di preghiera, in ottobre in duomo, entrambi guidati da monsignor Napolioni. «Maria - esordisce il presule – ci precede sempre e ci prepara una casa...A Cremona, inviato come vescovo, ho subito trovato un pezzo di Loreto e di Marche, di Nazaret e di Terra Santa, la perfetta ricostruzione della Santa Casa Lauretana».
Un santuario non qualsiasi, ma dell’Incarnazione - prosegue citando San Giovanni Paolo II - che «ci richiama alla mente la salvezza nel suo stato nascente» e «aiuta a ritrovare ogni volta lo stupore, l’adorazione, il silenzio necessari davanti a tanto mistero». Con le parole di papa Francesco il presule osserva poi che «la Casa di Maria è anche la casa della famiglia . Nella delicata situazione del mondo odierno, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna assume un’importanza e una missione essenziali». «Purtroppo – aggiunge – sembra invece che tanti fattori contribuiscano a spegnere la voglia di famiglia». «La Famiglia di Nazaret rincuora...chi osa ancora scelte di fedeltà e di fecondità e nello stesso tempo accoglie e accompagna chi non ce la fa...è aperta a ogni famiglia, ne raccoglie i cocci con amore...».
Da qui anche l'invito a «regalare compagnia alle tante solitudini che si moltiplicano», constatando che «in un terzo delle case di Cremona vive una persona sola». Senza dimenticare chi si trova in «case speciali»: l’ospedale Maggiore, le cliniche, le case di riposo, la Casa circondariale, le strutture di accoglienza, le scuole, le università.
«Maria è di casa in città, nel suo santuario lauretano, nella parrocchia di Borgo Loreto, e in tanti altri contesti ecclesiali». E dunque non manca un riferimento alle elezioni amministrative ed europee, perché «i credenti sanno affidare all’intercessione della Madonna quanti hanno responsabilità istituzionali delicate, da cui dipende in vari modi il progresso sociale, per la libertà e la dignità di ciascuno». «Un duplice esercizio di democrazia da non disertare – ammonisce il presule – nel quale anche la scelta del nuovo sindaco (era presente l'uscente Gianluca Galimberti, nda) impegna a un «confronto schietto», imparando tutti «il metodo del dialogo e della concertazione, per la ricerca e la costruzione del bene comune» esigendo «fin dalla campagna elettorale rispetto reciproco più che faziosità». Il vescovo invita poi a valorizzare le diversità «in percorsi di integrazione e crescente corresponsabilità», a «gettare ponti», a «riconoscere che viviamo in comunità che diventano progressivamente multietniche e impegnarci pazientemente a conoscerci, dialogare, condividere idee e valori». Guardando poi al Giubileo del 2025, Napolioni ricorda che i cristiani ricorrono alla «Mamma celeste”» soprattutto «nelle ore più buie della vita e della storia. Invocando la pace, quella del cuore e quella nel mondo». E conclude citando Benedetto XVI: «Con Dio, anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno l’orizzonte della speranza: l’Incarnazione ci dice che non siamo mai soli.
Quanti, al termine della funzione, si sono recati nel santuario, hanno notato una novità diversamente commentata: la Madonna nera è tornata ad essere rivestita di un ampio abito con tre catene dorate, così come nell'iconografia tradizionale, opera di Cristian Minuti, esperto della antiche tecniche del ricamo. Unica nota stonata e triste della serata di fede, il gesto di chi, precedendo la processione, ha tranciato alcuni cavi delle altoparlanti che diffondevano preghiere e canti.
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