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LA STRAGE DI BRESCIA DEL 1974

Quegli alunni di Gallignano: «Noi salvi per 120 secondi»

A 50 anni di distanza, gli ex scolari di allora rievocano in un racconto web e con alcune foto lo scampato pericolo

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

29 Maggio 2024 - 05:15

Quegli alunni di Gallignano:  «Noi salvi per 120 secondi»

Gli scolari di Gallignano a Brescia il 28 maggio 1974

GALLIGNANO - Ieri è stato commemorato il cinquantesimo della strage di Piazza della Loggia. Si tratta della più crudele e profonda ferita nella storia bresciana. E ad assistere a quell’orripilante spettacolo, salvandosi peraltro dalla deflagrazione per non più di 120 secondi, furono anche decine di cremonesi. Lo si scopre oggi, grazie al piccolo pamphlet realizzato proprio da uno dei protagonisti, il soncinese Luciano Occhio. Lui e i suoi piccoli compagni gallignanesi sono i sopravvissuti e, con le loro testimonianze, hanno deciso di essere testimoni di un orrore che non dovrà mai più ripetersi. L’hanno fatto condividendo ricordi, parole e quei disegni di mezzo secolo fa che ritraggono, in contrasto con una penna dal tratto innocente, uno scenario oscuro. La raccolta è forse tra le più ricche mai realizzate: oltre ai temini fatti in classe in cui si parla proprio della bomba, ci sono le foto e le impressioni di chi aveva appena assistito alla carneficina.

piazza

Piazza della Loggia con la folla arrivata dopo l’esplosione della bomba e dei soccorsi

Il racconto: «Quel giorno, per un puro caso della storia, la terza e la quinta delle elementari di Gallignano avevano programmato una gita di istruzione a Brescia. E io – scrive Occhio – ero uno degli alunni. Il tragitto comprendeva l’attraversamento della piazza centrale di Brescia, quindi piazza della Loggia, per arrivare al Museo Archeologico. Doveva essere la prima tappa della nostra giornata».

Dalla gioia al terrore: «Abbiamo cominciato ad attraversare la piazza alle 10 e 10. Alle 10 e 12 abbiamo svoltato in un’altra via. Ecco, proprio in quell’istante l’ordigno scoppiò». Salvi sì. Ma per miracolo: «I bambini che si trovavano nelle retrovie vennero letteralmente scaraventati in aria a causa del fortissimo spostamento d’aria causato dalla deflagrazione. Alcune bambine che all’epoca portavano la divisa bianca – prosegue il soncinese nelle sue memorie – ebbero il vestitino macchiato del sangue delle povere vittime. Fonti postume – ipotizza – farebbero pensare che gli attentatori abbiano volutamente fatto passare la scolaresca ed abbiano poi attivato l’ordigno».

Occhio, per ricordare l’eccidio, ha realizzato online un opuscoletto e l’ha mandato a tutti i suoi ex compagni di classe. Non è in vendita, non vuole guadagnarci nulla. Solo è importante ricordare.

«È stato possibile grazie ai reperti custoditi dal maestro Franco Occhio, tra cui le foto con il trenino Gamba di Legno, le cave di Botticino e la Vittoria alata, oltre agli articoli di giornale dell’epoca. Curioso il particolare di un tema svolto da un bimbo rimasto anonimo. Parrebbe aver descritto gli attentatori...».

LE 10.12 DEL 28 MAGGIO

La bomba è esplosa alle 10 e 12 del 28 maggio 1974. Era nascosta in un cestino della spazzatura. Ferì cento persone, ammazzandone otto che partecipavano a una manifestazione antifascista. Il giorno prima, un gruppo di estremisti nostalgici scrisse ai quotidiani locali avvisando che ci sarebbe stato un attentato. Era morto da poco un giovane militante di destra e la sua scomparsa aveva esacerbato, nella Città della Leonessa, un conflitto aperto tra gruppi extraparlamentari già culminato in botte da orbi e violenze senza freni tra scuole, università e sedi di partito. Nel 2017 Carlo Maria Maggi è stato giudicato organizzatore della strage e il militante Maurizio Tramonte è stato condannato per concorso.

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