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CREMONA. IL PROCESSO

«Ho perso la testa», lo stalker si difende in aula

Il ventiseienne ammette i duecento messaggi all’ex 17enne che lo aveva lasciato. Nega le minacce di divulgare foto osé: «Non ho mai voluto fare qualcosa di brutto»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

20 Maggio 2024 - 21:29

«Ho perso la testa», lo stalking si difende in aula

CREMONA - «Quando lei mi ha lasciato ero al mare, ci sono rimasto male e preso dalle emozioni del momento, ho mandato qualche messaggio di troppo». ‘Di troppo’ sono qualcosa come 200 messaggi in pochi giorni. «Sì, 200 messaggi - ha confermato —. Ho perso la testa».

Tra qualche ammissione e molti «non ricordo», oggi un ragazzo di 26 anni si è difeso dall’accusa di aver stalkerizzato l’ex fidanzata, oggi 22enne, all’epoca dei fatti ne aveva 17.
Si erano conosciuti su Facebook nel 2019. «Mi ha chiesto l’amicizia. Quanto mai, so che ho sbagliato», si rammarica la giovane. L’imputato era stato il suo primo ragazzo.

«La nostra era una relazione a tutti gli effetti», si è difeso lui, che per l’accusa, una volta lasciato, avrebbe minacciato l’ex fidanza di divulgare fotografie e video intimi. «Diceva che quei video erano anche suoi e che poteva farne quel che voleva», aveva già spiegato al processo la giovane. L’imputato ha negato le minacce: «Tra noi non c’è mai stato alcuno scambio di foto intime. Non ho mai voluto fare qualcosa di brutto. Il fatto è che non mi aspettavo che mi lasciasse, perché tra di noi c’era una buona intesa ed io ero piuttosto preso. E invece lei non provava più niente. Me lo aveva scritto, dicendomi che era finita. Me lo ricordo bene, perché in quei giorni ero al mare. Era il settembre del 2019».

Una relazione «non sana», l’aveva definita al giudice la giovane. «Mi minacciava: ‘Se non torniamo insieme, io mi vendico sulla tua famiglia, sulla macchina, sui tuoi animali’. Mi ha minacciato di divulgare le foto e un video a sfondo sessuale». La madre della 17enne aveva confermato: «Sì, li ho letti anch’io i messaggi. Le ho detto: ‘Dobbiamo andare dai carabinieri’. Mia figlia vomitava, era talmente agitata».

Dopo la madre, anche la sorella: «Un giorno ero a casa, mia sorella piangeva disperata. Lei lo aveva lasciato e lui la stava minacciando. Lui voleva far vedere ai nostri genitori le foto e il video intimi. Mia sorella aveva paura che venissero divulgate le foto. Se poi siano state divulgate, io non l’ho chiesto a mia sorella. Mia sorella, e anche noi, temevamo che le venisse fatto del male».

La studentessa aveva così paura da farsi accompagnare a scuola e poi usciva prima (aveva il permesso) per evitare di incontrare l’ex. «Ho cercato di contattarla, perché volevo un chiarimento», si è giustificato il giovane, che in un video acquisito agli atti del processo, riprende la scuola dove studiava l’ex fidanzata. Lui l’ha spiegata così: «Avevo mandato quel video per dirle che ero lì, perché volevo avere un chiarimento di persona. Non sono neanche mai andato a casa sua. A ritirare le mie cose che erano rimaste da lei ho mandato mia madre».

Oggi ha testimoniato una compagna di scuola della ragazza. «Eravamo insieme alle superiori ed eravamo molto amiche — ha fatto mettere a verbale —. Lui non l’ho mai visto, ma sapevo che erano fidanzati. Solo dopo lei si è confidata con me, quando lui le aveva mandato tutti quei messaggi minatori e l'aspettava davanti alla scuola. Lei aveva paura di lui, era molto spaventata».

Il processo è stato aggiornato al prossimo ottobre. La giovane non si è costituita parte civile. Il motivo lo aveva spiegato sua madre la scorsa udienza: «Ciò che a noi interessa e che lui venga punito. Per quanto riguarda mia figlia, questa vicenda, conoscere un ragazzo su Facebook e tutti il resto, le è servito da lezione».

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