L'ANALISI
17 Maggio 2024 - 05:25
Cinzia Fontana e Aldo Casorati
CREMA - Quando tutto sembrava filare per il verso giusto, ecco arrivare il fulmine a ciel sereno che provoca il cortocircuito. Lo Stato non sta versando con puntualità i fondi del Pnrr al Comune, ma anche agli altri enti locali del Cremasco. Ciò significa che sono a rischio cantieri già partiti o appalti ormai prossimi al via.
Solo per Crema si parla di 7 milioni di euro di lavori: dalla costruzione del nuovo nido di via Desti alla riqualificazione dell’ex università di via Bramante, sino alla mensa della primaria Braguti, l’opera che è più avanti di tutte.
Il Comune ha un fondo cassa importante, frutto di una situazione di bilancio rosea, ma nonostante questo reggere l’urto di dover anticipare il 30% dei costi delle opere alle aziende, potrebbe mandare in rosso i conti di piazza Duomo. Fa il punto di una situazione che rischia davvero di complicarsi non poco la vicesindaco e assessora al Bilancio Cinzia Fontana.
«Abbiamo speso due anni, il 2021 e 2022, tra progettazione e partecipazione ai bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ottenuti i fondi, abbiamo dato il via agli appalti l’anno scorso. Alcuni cantieri son cominciati, altri entreranno nel vivo tra quest’anno e il prossimo, la fase decisiva per concretizzare opere pubbliche fondamentali per il futuro della città. Per legge le aziende che hanno vinto le gare possono chiedere un’anticipazione del 30% dell’importo complessivo, prima di iniziare i lavori. Avendo un cospicuo fondo cassa, anche se lo Stato non è puntuale nei versamenti, riusciamo a coprire queste spese, ma sino a un certo punto». Non è un mistero che alcuni Comuni a livello nazionale abbiano dovuto rinunciare a far partire dei cantieri non avendo le spalle coperte dal fondo cassa.
«Con una circolare lo Stato ha portato l’anticipazione dei soldi Pnrr ai Comuni dal 10 al 30% – prosegue Fontana –: ma le disposizioni seguenti dicono che questi fondi non arrivano in automatico, ogni singolo ente deve fare la richiesta per quel singolo progetto».
Inoltre, e qui sta la beffa, se l’ente ha la possibilità di coprire l’anticipo — come può fare Crema grazie a un fondo cassa cospicuo, ma certo non infinito — deve provvedere da solo oppure dimostrare che l’anticipo serve veramente.
«Il che – aggiunge la vicesindaca – sembra davvero un controsenso. Mi pare evidente che se abbiamo presentato un progetto per un’opera pubblica i soldi per realizzarla ci servano. Questo farraginoso sistema penalizza il Comune virtuoso, come siamo noi, e non va dimenticato che anche con le spalle coperte, si rischia comunque di andare in rosso, in quanto le opere stanno partendo tutte insieme e coprire in contemporanea il 30% degli importi, significa dover sborsare milioni di euro».
Altra tegola, se non si salda il dovuto alle imprese, scattano le penali di legge. «Normativa sacrosanta – conclude Fontana – che noi abbiamo sempre considerato una priorità, infatti come tempi dei pagamenti a fornitori e appaltatori siamo ben al di sotto della media nazionale. Questa disposizione, inserita in un contesto simile, in cui i soldi dallo Stato non arrivano, rischia di penalizzare ulteriormente i Comuni che non riescono a coprire l’anticipo. Quello che manca è la valutazione complessiva dell’impatto di simili normative. Bisogna che le amministrazioni, tramite l’Anci e I parlamentari si mobilitino per inserire subito questi problemi al centro dell’agenda del governo».
Dello stesso avviso il decano dei sindaci cremaschi, Aldo Casorati, primo cittadino di Casaletto Ceredano e già presidente dell’Area omogenea. «Non si riescono a ottenere i pagamenti sia per le opere nate con il Pnrr, sia per quelle confluite e dunque finanziate sempre con i fondi del Piano. Senza questi soldi le imprese si fermano e non si concludono i lavori. Mi sembra un problema enorme che interessa moltissimi comuni, ma se ne parla poco e nessuna azione concreta viene fatta per sbloccare questa situazione che si sta incancrenendo».
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