L'ANALISI
16 Maggio 2024 - 05:25
CREMONA - Da una profonda ferita, può nascere una nuova vita, una nuova prospettiva di vita. È questa la genesi dell’associazione As.SOS Africa Cremona, di cui Maria Carmen Russo è da sempre la presidente e Gianluca Pietroni il tutor viaggi, che nei giorni scorsi ha chiuso il suo percorso, lasciando i fondi rimasti alle associazioni Giorgio Conti e Occhi Azzurri. E anche in questo dono di fondi c’è lo spirito di As.SOS Africa: «Non una grande cifra, ma una simbolica condivisione di spirito verso chi porta aiuto», commenta Russo.
Ed è con lo stile diretto che contraddistingue da sempre la responsabile dell’Informagiovani che Russo parte nel racconto della sua esperienza di volontaria in Africa: «A 38 anni ho perso mio marito, è stato come se un treno mi avesse investito. Mi sono trovata vedova con una bimba di 9 anni che come tutte le bimbe adorava il suo papà». Risollevarsi, ma come? L’occasione è nata dall’incontro «con Gianluca che aveva collaborato con mio marito — continua — e che già da tempo era volontario come tutor viaggi per un’associazione di Terni, impegnata nella realizzazione di un dispensario medico in Tanzania. Mi ha chiesto di accompagnarlo in uno dei suoi viaggi e, dopo un po’ di insistenza, ho accettato. Da quell’esperienza sono tornata scioccata e sconvolta. La povertà estrema da un lato e dall’altra la semplicità con cui le persone che ho incontrato riuscivano a vivere mi hanno fatto ripensare ai valori della vita e riconsiderare le priorità dell’esistenza. Al mio ritorno mi sono detta: devo fare qualche cosa anche io».
Da qui la rinascita e la creazione di As.SOS Africa Cremona nel 2006, mutuando il nome dalla gemella associazione di Terni, con la creazione di un dispensario medico, punto determinante per la comunità e per l’erogazione di cure mediche. «Abbiamo coinvolto amici, conoscenti, oggi i soci effettivi sono circa una trentina e le donazioni arrivano dalle parti più disparate e con modalità ogni volta diversa. L’ultima cena di As.SOS Africa Cremona ha richiamato circa 250 persone — continua Russo, tenendo la mano a Pietroni e guardandolo negli occhi —. Non abbiamo mai spedito soldi, ma ogni nostro progetto è stato seguito direttamente, le risorse raccolte sono state investire in opere concrete, nate da incontri anche casuali ma sempre fruttuosi».
È questo il caso dell’incontro con padre George «con cui — spiega Pietroni — abbiamo realizzato in Uganda un asilo nido dove le donne potessero lasciare i loro bambini mentre andavano a lavorare nei campi. Abbiamo intitolato la scuola a Daniele Porcacchia, marito di Carmen, una scuola di pace e di aggregazione, aperta non solo ai piccolissimi. A fianco siamo riusciti a costruire locali per un dispensario medico a cui fa riferimento tutta la regione di Oluko. L’esperienza dell’adozione a distanza è partita grazie alla sinergia con un’associazione tedesca, con cui abbiamo realizzato tantissime opere indispensabili in un orfanotrofio nel nord dell’Uganda, vicino al confine con il Sud Sudan e all’interno del quale abbiamo ricavato locali per un dispensario medico. Scuola e cure mediche sono il punto di partenza per ridare dignità e costruire futuro».
«È stato invece — aggiunge — il supporto dato a una benefattrice di Terni che ci ha portato a contribuire alla realizzazione di una scuola professionale per elettricisti e falegnami e una scuola di sartoria per le ragazze. Le adozioni a distanza hanno rappresentato e rappresentano un supporto alle case famiglie. Alcune piccole atlete di pallavolo, allenate da Alberto Superti, hanno devoluto le loro paghette a favore di Mourine, oggi quella bimba è laureata in giornalismo, vive in Canada e continua a sostenere la realtà che le ha permesso di affrancarsi e di avere una propria vita. Tutto questo è realtà ed è scaturito dalle relazioni, dalla condivisione che negli anni siamo riusciti a mettere in campo fra l’Italia e l’Africa con gesti e progetti concreti».
E mentre parla a Maria Carmen Russo le si illuminano gli occhi e attraverso il suo sguardo immaginiamo la piccola Mourine passare dalle capanne dell’Africa alla laurea in giornalismo. «Ma di cose ne abbiamo fatte davvero tante. Mi commuovo nel ricordare anche l’impegno degli amici e della mamma di Filippo Vasini, un giovanissimo della nostra città scomparso improvvisamente e nel ricordo del quale abbiamo costruito una piccola scuola in uno dei villaggi più poveri», racconta.
Sono le relazioni e le collaborazioni che hanno arricchito AsSOS Africa Cremona come quella con il Meeting Point di Veronica Zamu ad Hoima per la battaglia contro l’Aids. «Poco prima del Covid dall’Uganda ci siamo spostati nel sud del Madagascar grazie a una segnalazione arrivataci dalla cremonese Silvia Rota — prosegue Russo — per sposare un progetto sul lavoro delle donne e la lotta alla malnutrizione. Attraverso questo progetto, denominato Milly, abbiamo fornito macchine per cucire, aperto tre pozzi di acqua potabile con la collaborazione di Padania Acque e realizzato una scuola e un dispensario per contrastare la malnutrizione, fornendo latte in polvere e tutte le farine necessarie ad un’alimentazione corretta».
Dopo il Covid tutto è diventato più difficile, dai viaggi alla raccolta fondi, «ma credo — confessa Russo — che ci sia un tempo per ogni cosa. Abbiamo deciso di chiudere questa esperienza che mi ha arricchito. Sono stati anni intensi per il lavoro fatto, per le emozioni provate, per le forze messe in campo da tutti. Sono stati anni fantastici che ho condiviso con amici e sostenitori dell’associazione e fra questi: Mina Bettinoni, Giada Bruschi, Marcello Parma, Gianluca Pietroni, Pierluigi Sforza, Claudio Soldi, Raffaella Strinati, Alberto Superti, Gianluigi Vivo, Rosella Ziglioli Rota. Mi rimarranno nel cuore non solo l’Africa e la sua gente, ma la vita che pulsa e il desiderio di tornarci».
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