L'ANALISI
15 Maggio 2024 - 20:17
L'ospedale di Cremona
CREMONA - Due volte al giorno va a trovare suo marito ricoverato in Terapia Intensiva. «È sempre gravissimo» Abdellah, 46 anni, nazionalità marocchina, un lavoro da artigiano edile. Lo è dalla tarda serata di venerdì scorso, quando nella scazzottata con Medhi, connazionale di 36 anni, suo vicino di pianerottolo, è finito a terra, sbattendo violentemente la nuca nell’androne di casa, in via Sardagna, quartiere di Borgo Loreto.
La moglie di Abdellah (lei cremonese) non fa che pregare. Intanto, Mehdi resta in carcere con l’ipotesi di accusa di tentato omicidio. Dopo l’interrogatorio di garanzia di lunedì scorso - il 36enne si è avvalso della facoltà di non rispondere —, il gip Pierpaolo Beluzzi ha confermato la misura della custodia cautelare in carcere chiesta dal pm Andrea Figoni, titolare dell’indagine della polizia. L’avvocato Giorgio Lazar aveva chiesto di mandare ai domiciliari il suo assistito o di dargli l’obbligo di firma.
«Quando la moglie del signor Abdellah ha letto questa notizia, si è molto spaventata. Era terrorizzata, perché ‘abitiamo sullo stesso pianerottolo’». Santo Maugeri è l’avvocato della signora. Racconta i retroscena dei rapporti «pessimi» di vicinato tra le due famiglie. In un appartamento abita il 36enne con la madre giù in Marocco nei giorni scorsi con il cane, un pitbull; nell’altro vivono Abdellah e sua moglie.
«I problemi ci sono da tempo. Il vicino di casa teneva la televisione altissima, continuava a picchiare contro il muro anche di notte, e poi gli insulti. Metteva paura con il pitbull. I miei clienti avevano già fatto presente la questione all’Aler. Non ne potevano più. Passavano le giornate al lavoro e quando rincasavano, il vicino li esasperava. Il motivo della colluttazione di venerdì notte non si sa. Forse è cominciata al bar».
Le forze dell’ordine in via Sardagna ci sono andate più volte. C’è un precedente che coinvolge le due famiglie: una rissa a maggio del 2023. Rissa è il reato che la Procura contesta a Medhi e a sua madre da un lato, ad Abdellah e a sua moglie dall’altro. «È già stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini», spiega l’avvocato Maugeri, che già seguiva il 46enne e sua moglie per questa vicenda. «Il 36enne - spiega il legale - aveva avvicinato la moglie di Abdellah al supermercato, dicendole che suo marito aveva stuzzicato sua madre. La moglie non ci credeva. Hanno cercato un chiarimento e da lì è finita in rissa. Si sono affrontati, si parla di scambio di morsi. Era intervenuta la polizia».
Così come venerdì notte. Un residente ha chiamato il 112. La pattuglia della squadra volante è arrivata, trovando il 46enne a terra «in fin di vita». I poliziotti hanno sentito un residente, testimone del litigio solo in parte: in strada. Quanto accaduto nell’ingresso non lo aveva visto. Con la torcia, i poliziotti hanno illuminato un uomo sul balcone che si è coperto il volto con la mano. La mano era gonfia. Era Medhi. In casa gli hanno trovato i vestiti sporchi di sangue.
Sabato mattina, la moglie di Abdellah è rincasata dal lavoro (fa la badante). Sulle scale ha trovato il giubbotto di suo marito. Lui non era in casa. L'avvocato Maugeri parla di «disperazione della signora quando è rientrata in casa, un presentimento si è subito palesato. Mi ha subito contattato». Un giro di telefonate. Il datore di lavoro e la cerchia di amici l’hanno aiutata e continuano a farlo: non la lasciano mai sola. «In Questura io ho saputo che il marito era gravissimo». Sua moglie è corsa al Maggiore dove il marito è stato poi operato. «Da quel momento ci va due volte al giorno e in ospedale prega. Il marito è molto grave».
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