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CASTELVETRO. IL LIBRO

«Noi donne in cerca di parità»

La storia e l’impegno di Giada Maldotti, mamma single di Castelvetro. Laurea al Politecnico e studi in Francia, manager in Svezia e ora a Milano

Elisa Calamari

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16 Maggio 2024 - 05:20

«Noi donne in cerca di parità»

Giada Maldotti con la figlia Stella

CASTELVETRO - Dirigente in multinazionali, già fondatrice e ceo di Red Public (prima società di consulenza strategica al 100% femminile), oggi partner di Boston Consulting Group e mamma. Giada Maldotti, 44 anni, potrebbe quasi essere definita l’incarnazione del cosiddetto ‘girl power’, perché è riuscita a conciliare alla perfezione brillante carriera e soddisfacente vita privata.

Certo, non senza difficoltà. Le riassume alla perfezione nelle oltre duecento pagine del suo libro – ‘Il mondo scarlatto - Disuguaglianze e pregiudizi: alla ricerca della parità di genere’, edito da Mondadori – che è fitto di dati e testimonianze su quanto ancora oggi sia complesso essere donna nel mondo del lavoro, nello sport, nella politica, più in generale in una società in cui domina una cultura ancora troppo patriarcale.

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Ma Giada, originaria di San Giuliano e diventata uno dei tanti ‘cervelli in fuga’ (in Svezia) prima di fare ritorno a Milano, lo chiarisce subito: niente vittimismo né femminismo da tastiera. «Dopo la laurea in ingegneria gestionale, al Politecnico di Cremona, ho proseguito la formazione in Francia – racconta –. Poi mi sono trasferita a Stoccolma. Sono entrata successivamente nel management di aziende quali Ericsson e Boston Consulting Group, in cui attualmente mi occupo di impatto e finanza sociale. Mi sono specializzata in tematiche quali equità, transizione, sostenibilità ambientale, ma soprattutto sociale. Fino alla creazione di una start up con l’obiettivo di promuovere l’empowerment femminile e l’inclusività nelle aziende».

Poi la morte del padre e la pausa dal lavoro legata all’enorme sofferenza: «In quel periodo l’unica cosa che riuscivo a fare era dedicarmi alla scrittura». È così che è nato il libro, dieci capitoli in cui la castelvetrese parla di gap salariale, quote rosa, migrazione, violenze, sfruttamento della manodopera. Parla di moderne Cenerentole e fashion victim, di carcerate e di politiche.

«Mi ritengo fortunata perché non ho vissuto sulla mia pelle particolari discriminazioni, in buona parte perché non ho mai permesso che accadesse. Ma è innegabile che ci sia ancora tantissimo da fare – spiega Giada –. Il 58% delle donne ancora oggi non ha un conto corrente intestato a sè ed è dunque priva di indipendenza economica. Tante mamme sono costrette a rinunciare al proprio lavoro per la mancanza di un sistema che permetta realmente di conciliarlo con la genitorialità: nel Sud Italia le donne lavoratrici dopo la nascita del primo figlio scendono al 40%».

La 44enne è mamma single di Stella, 9 anni, e ha portato la sua esperienza anche a Bruxelles: «A Stoccolma ho potuto usufruire di una maternità di 18 mesi. In Boston Consulting organizzano campus estivi per i bambini negli uffici, iniziativa bellissima ma garantita dal privato che non può farsi carico, da solo, della possibilità per le lavoratrici di essere madri. Integrando queste azioni con politiche del lavoro adeguate, il mondo femminile potrà esprimersi pienamente. Tramite il Pnrr, ad esempio, sarebbe stato importante inserire maggiori investimenti per le donne lavoratrici. Oggi parliamo ancora di ‘gender pay gap’, quando salari adeguati e senza distinzione di genere dovrebbero essere una cosa ovvia. E invece, nonostante il fondamentale principio sancito dall’articolo 37 della Costituzione, ancora facciamo una gran fatica».

Nel suo libro Giada passa in rassegna anche le questioni meno note e collegate a questi temi (sapevate che l’aumento della siccità penalizza soprattutto le donne?) parlando di un «femminismo gentile», lontano da slogan, ma coraggioso e pragmatico. Che parte proprio dalla volontà delle donne e da una maggiore consapevolezza dei propri diritti e delle proprie capacità.

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