L'ANALISI
IL PROCESSO
10 Maggio 2024 - 17:05
Il tribunale di Cremona
CREMONA - Accusato di essersi rifiutato di fare l’alcoltest, un medico oggi è stato assolto, perché per ben sette volte aveva soffiato nell’etilometro, ma poiché - da anni - è affetto da enfisema polmonare (malattia certificata) non aveva fiato sufficiente.
Ci sono voluti tre anni per chiudere una vicenda passata attraverso due decreti penali di condanna chiesti dal pm, ma rigettati dal gip, un decreto con cui lo stesso pm ha mandato a giudizio il medico e, nelle more del processo penale, un ricorso dal giudice di pace che ha annullato il verbale dei carabinieri.
I fatti risalgono al 29 novembre del 2021. Otto di sera: il medico, 47 anni, residenza a Milano, domicilio a Cremona, lavora sia in città sia a Crema. E proprio da Crema stava rincasando dopo aver effettuato delle visite. In via Castelleone zigzagava «per evitare le buche». La pattuglia (un appuntato scelto e un carabiniere) lo ha fermato. Alcoltest: sette soffi insufficienti. Nel contestargli il rifiuto di fare l’esame, sul verbale i militari hanno dato atto dei sette tentativi e annotato: «... riferisce di avere problemi polmonari (bolle di enfisema)». I carabinieri hanno scritto di aver fermato l’automobilista «a seguito della sua condotta di guida in quanto procedeva a zigzag ed effettuava ingiustificate accelerazioni e frenate. Inoltre, lo stesso aveva un alito fortemente vinoso», circostanza che gli stessi militari non confermeranno, poi, davanti al giudice di pace.
Il medico, già seccato di passare per uno che beve, ha chiesto di essere portato in ospedale per fare l’esame del sangue. Niente. E si è rifiutato di firmare il verbale. «Il trasgressore dichiara che quello scritto non corrisponde al fatto reale». Auto affidata a un amico, patente ritirata per sei mesi.
«Troppo spesso accade che a una persona venga contestata la violazione di rifiutarsi di fare l’alcoltest - ha arringato l’avvocato Vito Alberto Spampinato del Foro di Milano -. Nel nostro caso, i carabinieri danno atto che per sette volte, non una, sette, il mio assistito non è riuscito a fare un soffio adeguato. Si tratta di un medico, ha chiesto di essere condotto in ospedale. Lo dicono due testimoni oculari, che io ho sentito nelle indagini difensive, ma in maniera del tutto assurda, gli operanti dicono ‘si rifiutava’. Ma come si rifiutava, giudice? Da un lato lo fa sette volte, dall’altro si rifiuta».
L’arringa è stata un crescendo: «In corso di indagini, alla Procura abbiamo prodotto certificazioni mediche pregresse, non fatte ad hoc, che davano atto della patologia del medico: l’enfisema polmonare sempre più grave che gli impediva di soffiare a lungo, perché poi cominciava a tossire. Il gip si rifiuta di emettere il decreto penale di condanna. Non pago di tutto questo, il pm chiede un secondo decreto penale di condanna, che il gip respinge per la seconda volta per la copiosa documentazione - 4 memorie difensive - che, nel frattempo, tra un rigetto e l’altro, avevo prodotto al pm».
In attesa di difendersi al processo, contro il verbale il medico ha fatto ricorso al giudice di pace. «I carabinieri sono stati incalzati dal giudice di pace - ha sottolineato il legale —. ‘ C’erano bottiglie in auto?’. ‘No’. ‘Avete sentito puzza di alcol?’. ‘No’. Il giudice ha annullato il verbale. Abbiamo prodotto tutto al pm e ciò nonostante, veniamo rinviati a giudizio».
E, quindi, «a che cosa serve espletare le indagini difensive nella fase opportuna, senza che poi venga esaminata la documentazione prodotta?», ha rilanciato il difensore, scusandosi «per lo sfogo» con il giudice. Un minuto di camera di consiglio, assoluzione ‘perché il fatto non sussiste’. Lo stesso pm onorario aveva chiesto l’assoluzione.
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