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CREMONA

Bimbo morto dopo il parto gemellare, la difesa: «Difetto genetico»

Scontro tra i periti nella terza udienza del processo a carico della ginecologa. L'accusa: «Avrebbe dovuto anticipare il cesareo»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

08 Maggio 2024 - 20:51

Parto gemellare, la difesa: «Difetto genetico, il bimbo sarebbe morto comunque»

CREMONA - Ospedale Maggiore, lunedì 11 gennaio del 2021: mamma Emma, alla 31esima settimana viene portata in sala operatoria per un parto gemellare urgente. Alle 8.19 viene estratto il primo bebè. Il piccolo risponde bene alle manovre. Un minuto dopo, viene estratto il fratellino Elyon: il suo cuoricino batte, ma lui non respira. Lo si intuba, gli praticano le manovre. Tutto inutile: Elyon muore venti minuti dopo.


Nel processo per omicidio colposo a carico di una ex ginecologa del Maggiore, per i consulenti tecnici della Procura, il piccolo è morto per «acuta sofferenza fetale inseritasi in una condizione di intrinseca fragilità del feto legata ad un ritardo di crescita intrauterino». Secondo l’accusa, la ginecologa avrebbe dovuto cogliere i campanelli di allarme già nel tracciato cardiotocografico «patologico» effettuato alla mezzanotte precedente e avrebbe dovuto procedere con il parto cesareo. Forse Elyon si sarebbe salvato. Si attese la mattina. Alle 7.14, fu fatto un secondo tracciato, «sovrapponibile a quello di mezzanotte», dice l’accusa. Arrivato in ospedale prima delle 7, il primario Aldo Riccardi, in accordo con la collega, decise di «eseguire un taglio cesareo in urgenza». I neonatologi presenti in sala operatoria e già sentiti al processo, hanno riferito di aver notato «una manca espansione della cassa toracica: una rigidità dei polmoni nel piccolo. Non rispondeva alle nostre manovre».


Per i periti della difesa (gli avvocati Diego Munafò e Fabrizio Rondino), la causa della morte di Elyon è stata un’altra: «Un difetto genetico della proteina surfattante polmonare». Una rara patologia con diversi aspetti di gravità; un problema che sarebbe emerso solo dopo la nascita e dunque impossibile da diagnosticare durante la gravidanza. Senza quella proteina, sarebbe morto comunque, il bebè, anche se il parto gemellare fosse stato anticipato dopo il tracciato di mezzanotte.


Sulle cause della morte del neonato si sono confrontati oggi (terza udienza) i consulenti tecnici di accusa e difesa. Luminari come il medico legale Andrea Verzeletti, di Brescia, e il professor Michele Costa, ginecologo, per la Procura; per la difesa Maurizio Silvestri, ginecologo a Spoleto, il professor Gaetano Pietro Bulfamante di Milano, uno dei massimi esperti a livello internazionale della diagnostica delle patologie fetoplacentari, e Luca Vallega, medico legale di Genova (il suo nome compare nel pool di medici legali incaricati dalla Procura sul crollo del ponte Morandi, ndr). La ginecologa si difenderà il 9 ottobre prossimo; la mamma di Elyon era in aula, parte civile con l’avvocato Giancarlo Rosa. Lei non ha nominato propri consulenti tecnici, affidandosi agli esperti messi in campo dalla Procura.


Si è scusato per la brutalità, il professor Costa: «I parti gemellari sono una iattura», intendendo che sono più complicati. Secondo il luminare, «la causa della morte non è collegabile alla carenza della proteina surfattante polmonare. La placenta dice che il bimbo non cresce, è sofferente, ha problemi vascolari, di nutrizione. Il tracciato di mezzanotte era patologico. Questo bimbo ha avuto un ritardo di crescita legato a una importante ipofunzione della placenta nell’utero. Sono bambini delicati, consumano le riserve con il passare delle settimane». Se fosse stato per Costa, «io questi bambini li avrei estratti nel pomeriggio precedente».


«Per quanto riguarda l’aspetto causale, noi escludiamo un danno ipossico intrapartum, per noi è post-partum», ha ribattuto Vallega. Secondo i periti della difesa, i tracciati «non erano patologici». Il professor Bulfamante ha intanto spiegato che nell’utero della loro mamma, i gemellini («feti») erano in due sacche diverse. Che «il feto nell’utero respira attraverso la placenta che estrae il sangue dalla mamma. Quando nasce, apre la bocca: è la prima attività che fa per respirare». Nel caso del piccolo Elyon, «il feto non è morto nell’utero; è nato vivo, a cuore battente, ma non respirava. È morto di asfissia, perché non arrivava l’ossigeno» a causa della «mancanza di proteina surfattante polmonare» e, quindi, «il polmone non aveva energia». Ma quanto grave era questa mancanza? «Nelle forme meno gravi, la sopravvivenza c’è, va oltre le 4 settimane», mentre «qui, la forma era più grave». «Aveva una patologia gravissima», ha fatto verbalizzare Silvestri.


I gemellini prematuri erano sottopeso, ma il fratellino di Elyon ce l’ha fatta, perché «non aveva il difetto genetico della proteina surfattante polmonare». Se fosse stato per il ginecologo Silvestri, «il cesareo fatto la mattina non era urgente, io non lo avrei fatto subito, ma avrei aspettato anche il martedì, perché il feto che non aveva problemi genetici stava bene, sarebbe cresciuto di più, naturalmente monitorando sempre la situazione. Il gemellino è morto per altre motivazioni». All’udienza del 9 ottobre, la ginecologa spiegherà, chiarirà, si difenderà. In quella stessa udienza, il pm, l’ avvocato di parte civile e i difensori faranno le loro conclusioni prima della sentenza.

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