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LA CITTA' DELLA LIUTERIA

Il violino di Albert Einstein ‘ritrova la voce’ a Cremona

Lo strumento suonato dallo scienziato sotto le cure dei liutai Gaspar Borchardt e Claudio Amighetti

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

29 Aprile 2024 - 05:05

Il violino di Albert Einstein  ‘ritrova la voce’ a Cremona

Gaspar Borchardt con il violino utilizzato da Albert Einstein

CREMONA - Le vie della liuteria sono infinite e possono cancellare distanze e decenni, se non secoli, nel segno della passione per la musica. Ed ecco che Albert Einstein, Sergej Krylov e il liutaio Gaspar Borchardt hanno in comune la passione sfrenata per la musica di Giovanni Viola, 12 anni, nato a Voghera che da quando ha quattro anni suona il violino. «Tutto è iniziato davvero per caso — racconta il piccolo e talentuoso violinista —. Mio papà è arrivato a casa e mi ha letto un articolo sulla Provincia Pavese che diceva di una maestra specializzata nell’insegnare pianoforte ai bambini. Mi ha convinto a provare. Poi abbiamo scoperto che in realtà insegnava violino e aveva scritto del pianoforte per attirare maggiormente l’attenzione. Ho iniziato senza tanto entusiasmo, poi mio papà mi ha portato a fare masterclass per tutta l’Europa e mi sono appassionato al violino».

viola

Giovanni Viola

Giovanni fa la seconda media e, racconta il papà Gianmario: «Suona tutto il giorno, ama la classica. Non so dove gli sia venuta questa passione, ma noi lo incoraggiamo, suo fratello Pietro di 9 anni ha iniziato a studiare violoncello».

Come spesso accade, una passione si nutre di incontri e così è stato per Giovanni Viola a cui è andato in dono il violino che Einstein suonò nelle sue estati pavesi e che la famiglia Viola — in nome hominem — ha affidato al liutaio Borchardt: «Ho conosciuto il simpaticissimo liutaio Gaspar, tramite il mio maestro di violino, Dmitri Chichlov — racconta —. Il maestro, al suo arrivo a Cremona da Mosca, è stato ospitato per diversi anni nella casa del liutaio Krylov, papà del suo migliore amico Sergej. Qui ha conosciuto Gaspar, che è tuttora il suo liutaio preferito. Dopo che i proprietari hanno deciso di affidarmi il violino di Einstein, mio papà ha portato lo strumento da Gaspar per il restauro».

einstein

Albert Einstein


Ed è questa la prima coincidenza che ha portato il violino di Einstein nelle mani di Borchardt e del collega Claudio Amighetti. Ma la storia del violino di Einstein destinato al giovanissimo violinista è un intreccio di casualità e di incontri. «Ho ricevuto il violino da Mariano, un appassionato di musica, scomparso il febbraio scorso, e nipote del violinista Giovanni Bianchi di Pavia che nel 1964 venne in possesso del violino usato da Einstein negli anni in cui visse nel pavese — racconta documentatissimo —. Bianchi comprò lo strumento dal notaio Davide Giulietti di Casteggio che frequentava il salotto letterario della villa di proprietà della famiglia Marangoni, sempre a Casteggio».

E mente Viola racconta suggerisce: «Siamo alla fine dell’Ottocento. Ernestina Marangoni, figlia del proprietario della villa aveva conosciuto Albert Einstein nell’estate del 1894 ai Bagni sul fiume Ticino, e tra i due era nata una simpatia testimoniata da diverse lettere che i due si scambiarono per alcuni anni».

La presenza dello scopritore della teoria della relatività è legata alla storia della famiglia di Albert Einstein che «dopo un poco fortunata esperienza imprenditoriale a Monaco di Baviera arrivò prima a Milano e nel 1894 a Pavia, dove il padre Hermann assieme al fratello Jacob, l’ingegner Garrone ed all’ingegner Cerri, fondò le Officine Elettromeccaniche Nazionali in Pavia, Ing. Einstein, Garrone e Compagnia — prosegue nel suo racconto —. Durante le estati dal 1894 sino al 1899, Albert Einstein si trasferiva a Pavia e frequentava anch’egli casa Marangoni; egli era un appassionato del violino ma, non avendo lo strumento, suonava quello che il notaio Giulietti gli prestava. I pomeriggi musicali, con Albert Einstein al violino, accompagnato dal notaio Giulietti al pianoforte, erano seguiti dalla borghesia locale».

«Tutto ciò mi è stato raccontato dal mio amico Mariano e l’ho appreso dal libro ‘La Casteggio di Albert Einstein’ dello storico Fabrizio Bernini — conclude il giovane violinista —. Con la scomparsa di Mariano che mi seguiva nei mie concerti, i proprietari del violino che desiderano rimanere nell’anonimato, hanno deciso di donarmelo. Farà un certo effetto suonarlo, quando il mio amico Borchardt l’avrà riportato in vita, ridandogli voce. Non vedo l’ora di suonarlo e di sentire la sua voce».

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