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LE STORIE DI GIGIO

Il volontario ‘no spreco’ che costruisce i violini

L’impegno di Alberto Luca Stella: gli strumenti a Casa Stradivari e la raccolta di alimentari al mercato

Gilberto Bazoli

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redazione@laprovinciacr.it

22 Aprile 2024 - 05:25

Il volontario ‘no spreco’ che costruisce i violini

Alberto Luca Stella con la bici cargo

CREMONA - Sbuca da via Mercatello in sella a una cargo bike, la speciale bicicletta dotata di un bauletto per il trasporto delle merci. «Mi spiace, ma oggi non è rimasto niente per te»: Leonardo, l’ambulante che ormai lo conosce, quasi si scusa mentre accatasta in un angolo le cassette vuote. Lui, però, sorride, saluta e, incurante della pioggia, riparte verso un’altra bancarella del mercato sperando di essere più fortunato. Alberto Luca Stella, 22 anni, riccioluto apprendista liutaio, è uno dei volontari di No Spreco: raccolgono la frutta, la verdura e il pane che altrimenti verrebbero buttati e che invece la onlus distribuisce ai bisognosi o a chi combatte lo sperpero alimentare.


Alberto Luca, un fratello e una sorella più grandi, arriva da Vicenza. «Alle medie avevo un professore di musica che durante le lezioni ci parlava del corso di liuteria frequentato a Parma. È così che mi sono interessato al violino». Terminate le inferiori, era indeciso sulla scelta delle superiori. «Vicenza e l’Itis o Cremona e gli strumenti ad arco? Sono venuto a visitare la Scuola internazionale di liuteria. Il vice preside di allora, Giorgio Scolari, mi ha affascinato con le sue parole. Bene, mi sono detto, è il momento di fare un salto nel vuoto e vedere cos’è questo mondo». Non è stato il primo in famiglia ad appassionarsi alla musica. «Mia nonna Fedora, mancata ad agosto, era una pianista laureatasi al Conservatorio. Abitava nella casa sotto di noi e la sentivo suonare».


Nel 2016 il nipote si è iscritto all’istituto di via Colletta e nel 2021 ha conseguito il diploma: era uno degli studenti più giovani. «Avevo tanti compagni stranieri». Poi, quasi due anni di tirocinio nella bottega di un maestro liutaio. «È stata un’esperienza stimolante, ho imparato il suo metodo e conosciuto un po’ l’ambiente». La scorsa estate un’altra tappa importante. «Ho partecipato al bando per il primo corso di alta formazione promosso dalla Fondazione Casa Stradivari». Con altri tre allievi (due italiani e un francese) è stato selezionato tra i 27 candidati provenienti da diverse parti del mondo. «Ci ho provato e ora sono qua». Sta approfondendo le tecniche e i segreti dell’antica tradizione liutaria negli stessi locali in cui Antonio Stradivari disegnava e assemblava i suoi gioielli immortali.


«Sinora ho costruito due violini e un violoncello. È emozionante lavorare dove ha vissuto Stradivari. I nostri strumenti rimarranno alla Fondazione per essere suonati dai musicisti e dai ragazzi che frequentano la master class al primo piano. Perché è questo il focus del progetto: ricollegare i costruttori e gli esecutori». Le giornate di Alberto Luca, trascorse in mezzo a lime e colle, scalpelli e sgorbie, la parte pratica e quella teorica, sono piene. Ma ha trovato il tempo e la voglia di guardare oltre le vetrine. «Sono entrato in No Spreco due anni fa. Me ne aveva parlato il mio coinquilino dell’epoca, era un volontario dell’associazione. Lo sono diventato anch’io a tutti gli effetti. Siamo una trentina, ci sono anche altri liutai». All’iniziativa ha aderito un gruppo dii commercianti.

Alberto Luca con il violino nella bottega liutaria

«Ritiriamo da loro prodotti non più perfetti dal punto di vista estetico, che non si riescono a vendere e che sarebbero destinati ad esseri scartati ma ancora perfettamente commestibili». Una mela ammaccata, una banana annerita, una zucchina graffiata. «Siamo divisi in squadre. Io sono incaricato di fare il giro tra i banchi del mercato il mercoledì, all’ora di pranzo. C’è un altro turno poco dopo. Dura tutto una sessantina di minuti, più o meno. La disponibilità degli ambulanti e dei negozianti è buona, per fortuna. Ci sono anche alcuni stranieri. Ho ricevuto qualche no, ma non me la sono presa. È giusto che ognuno si comporti come meglio crede».


Il pomeriggio va in scena il secondo momento della gara di generosità: la distribuzione, nel piazzale dell’Arci di via Speciano, degli alimenti recuperati. «Vengono sempre parecchi italiani, ma anche molti immigrati, persone in difficoltà e altre che preferiscono non sprecare, gente di tutte le età. La nostra campagna non è solo sotto la bandiera della solidarietà ma si fonda prima di tutto su un’idea, un messaggio ambientale: salviamo il cibo. Quando il giro è andato particolarmente bene, un po’ di provviste me le porto a casa anch’io».

Com’è successo poche settimane fa. Ha ritirato, tra arance, pompelmi e asparagi, qualcosa come 120 chili. «Ciò che mi colpisce di più è proprio la quantità di cibo accumulata e che, senza il nostro intervento, finirebbe nei cestini, al macero. Perché faccio quello che faccio? Prima di tutto per un tentativo che so benissimo non bastare: dare un piccolo contributo nella lotta. Del resto, si sa che una goccia può riempire il mare. Confesso che mi diverto: ormai gli ambulanti mi conoscono, si è instaurato un bel rapporto, si fanno due chiacchiere. Prendere un po’ d’aria, staccare dal lavoro male non fa».

La cargo bike è un mezzo elettrico, non è faticoso pedalare. Ma anche se lo fosse, per il suo atletico conducente non sarebbe un problema. «Sono un sportivo, amo la bici da corsa, arrampicarmi in palestra o in montagna. Mi affascina pure lo slackline». Prego? «Camminare in equilibrio su una corda tesa tra due alberi. Lo pratichiamo con gli amici ai giardini di piazza Roma». Nel weekend il liutaio-volontario torna a Vicenza, dalla famiglia e dalla fidanzata. «Sono sempre molto legato a casa mia». Ma all’inizio della settimana rientra in città. «Mi piace il suo fermento. È qui che spero di aprire la mia bottega». Ed è qui che lo aspetta lo slalom in mezzo a fragole e pere.

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