L'ANALISI
09 Aprile 2024 - 18:43
SORESINA/ORZINUOVI - La tragedia di Niccolò Guarino, giovane escursionista figlio del comandante dei carabinieri locali Andrea, che ha perso la vita cadendo in un dirupo poco prima di avventurarsi lungo la ferrata del ‘Crench’, ha sconvolto due comunità. Quella orceana, in cui viveva, poi quella soresinese dove il padre è da anni un’icona della legalità e dov’era peraltro conosciuto personalmente come simbolo della solidarietà e del volontariato. Associazionismo per gli altri a cui era stato inoltre in grado di legare la sua passione sportiva. Il giovane, atleta a tutto tondo, ha perso la vita a Idro per una banale quanto fortuita casualità, che non ha fatto sconti alla sua esperienza e al suo talento di scalatore.
Ha saputo farsi voler tanto bene Niccolò, in questo degno erede del papà, che nel ricordarlo non ci sono neppure differenze di fede o nazionalità. Quel 30enne sempre sorridente e mai fermo, insomma, era l’archetipo dell’ ‘amato da tutti’. E questa è una delle poche volte in cui ‘la frase non è fatta’. Infatti, così il parroco di San Siro don Angelo Piccinelli: «Vorremmo, il sottoscritto, i sacerdoti e la comunità cristiana di Soresina, essere vicini al maresciallo Guarino e alla sua famiglia non solo nel segno della fraternità umana, ma condividendo la speranza che ci deriva dalla fede nel Crocifisso risorto: Per dare verità e consistenza alla nostra ribellione al dolore, per rendere sincere le lacrime senza concedere alla morte il vantaggio della nostra disperazione. Per questo – aggiunge l’arciprete – accompagniamo Niccolò e i suoi i familiari anche con la nostra preghiera».
Ma anche il vertice della chiesa orceana don Domenico Amidani: «Dolore immenso. Siamo vicini alla famiglia». E Mohamed Elnadi, presidente della comunità islamica, nonché del centro culturale Al Manar: «Siamo tutti stretti intorno al dolore del comandante Andrea Guarino. Niccolò era l’affetto più caro ed è irrimpiazzabile. Ma vogliamo provare a restituirti un poco di quella forza che hai donato a tutti noi soresinesi, senza mai risparmiarti. Le nostre condoglianze sono non solo sincere ma accompagnate da un infinito affetto per tutta la famiglia».
Quando non era in montagna a scalare, Niccolò, navigava per laghi, fiumi o mari. Quando non era al lavoro, aiutava i meno fortunati. Quando non viaggiava in giro per il mondo a scoprire altre culture, restava a casa ad approfondire quella del territorio. Non è difficile capire perché mancherà davvero a tutti. «Non è giusto e non ci credo. Perché era straordinario». La frase si potrebbe attribuire ad almeno un centinaio di persone. Ma avrebbe poco senso, perché è sempre la stessa.
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