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CREMONA. LA BANDIERA DELLA DISCORDIA

Il vessillo ‘piacentino’ diventerà grigiorosso

Scoppia la polemica dopo il concorso vinto dal disegno a bande rosse e bianche. L’autore e il presidente del Consiglio spiegano le ragioni storiche del progetto

Giulio Solzi Gaboardi

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redazione@laprovinciacr.it

05 Aprile 2024 - 05:30

Il vessillo ‘piacentino’ diventerà grigiorosso

CREMONA - Innesca la polemica social e spacca la cittadinanza, la bandiera di Cremona disegnata dal ventunenne Federico Rastelli, composta nel rispetto della storia e delle norme araldiche da tre bande rosse e tre bianche (che diventeranno poi grigio argento sulla bandiera vera e propria). Quasi 300 commenti sotto il post su Facebook del quotidiano La Provincia che ne dava notizia, non tutti propriamente elegantissimi. Tanti ironizzano: «Bianca e rossa? Non siamo mica piacentini» e si riapre l’antica diatriba con i vicini di oltre Po. Un conflitto che da subito svela la sua natura anche calcistica: «Doveva essere grigiorossa!» commenta qualcun altro. Altri lamentano l’assenza di simboli ‘identitari’ che rimandassero alla storia di Cremona: «Ci voleva un violino o il Torrazzo o la palla d’oro». Insomma, non tutti hanno accolto festosamente la nuova bandiera.

È proprio il vincitore del concorso di idee bandito dal Comune per la creazione della bandiera, Federico Rastelli, a rispondere alle polemiche, elencando le ragioni che lo hanno spinto a proporre una bandiera graficamente semplicissima, si direbbe banale: sei righe orizzontali, due colori. In quella semplicità c’è tutta la storia di Cremona: «Nel realizzare la proposta — spiega Rastelli — mi sono basato su tre criteri fondamentali: accuratezza storica, semplicità e riproducibilità, riconoscibilità. Ho sempre coltivato una curiosa passione per i simboli del nostro territorio e per la nostra identità locale: credo sia un patrimonio comune da difendere e tutelare».

Rastelli, studente di Storia all’Università degli Studi di Milano, insiste sulle ragioni storiche della ‘sua’ bandiera, consegnate, insieme alla sua proposta, in un file di tre pagine in cui riepilogava le motivazioni storiche della sua scelta, esposte insieme al suo disegno nella sala della Consulta a Palazzo comunale: «Ho scelto di mantenere un approccio conservativo». Ma una bandiera è tale se permette ai suoi cittadini di sentirsi rappresentati da essa: «Ho cercato di creare una bandiera semplice — conclude Rastelli —, di facile identificazione e riproduzione. Mi sono guardato attorno: alla base del Torrazzo, sugli affreschi del Palazzo comunale e in tanti altri luoghi simbolo della città».

Anche Paolo Carletti, presidente del Consiglio comunale, tra i primi promotori dell’iniziativa, difende il progetto di Rastelli e spegne le polemiche: «Ringrazio Federico per la sua proposta, rispettosa del bando che indicava una fasciatura in rosso e in argento. Presto la nostra bandiera grigiorossa sventolerà sulla facciata del Palazzo comunale e di ogni altro edificio comunale».

E a chi accusa amministrazione e consiglio di occuparsi di questioni irrilevanti, risponde: «Ci sono sicuramente cose più urgenti, ma serve anche curare i nostri simboli per rafforzare il senso di comunità». Carletti ci tiene infine a ringraziare la commissione che ha selezionato la bandiera rispettando l’identità storica della città, e Mariano Venturini, responsabile del Servizio segreteria generale del Comune. «La delibera che istituirà ufficialmente la nostra bandiera – conclude Carletti – sarà occasione per istituire anche il gonfalone della città, che sarà lo stemma cittadino su campo grigiorosso, e una revisione del nostro stemma comunale, che ad oggi non rappresenta Cremona come città, avendo una corona gemmata e non turrita, come invece hanno tutte le altre città del cremonese».

La politica, intanto, si stringe intorno alla bandiera di Cremona. Un bel gioco di fair-play da destra a sinistra, cominciato con la proposta della Lega Giovani di Cremona di istituire la bandiera cittadina, portata in Consiglio comunale dal capogruppo leghista, Simona Sommi, e da subito accolta con entusiasmo dal presidente Carletti e dall’intero Consiglio. A più di un anno e mezzo di distanza da quella votazione bipartisan, oggi la bandiera di Cremona è realtà: una notizia che ancora una volta unisce le voci del centrodestra e del centrosinistra, perfino in periodo elettorale.

Per primo, è Filippo Raglio, coordinatore cremonese dei giovani del Carroccio, a salutare positivamente l’istituzione della bandiera. Che «per noi — spiega Raglio — non è un semplice traguardo, ma un punto di partenza: deve rappresentare un nuovo modo di intendere le istituzioni da parte dei giovani. Le istituzioni devono tornare a trasmettere valori tradizionali e di appartenenza alla nostra civiltà. Dobbiamo evitare che i giovani cadano nel nichilismo a causa della mancanza di punti di riferimento. La bandiera rappresenta la cremonesità e dimostra che i giovani hanno ancora voglia di trovare simboli, storie e comunità in cui riconoscersi». E sulla scelta di una bandiera storicamente accurata, Raglio sottolinea: «La nostra storia è la somma dell’impegno di tante generazioni: l’esempio del passato è fondamentale».

Anche l’assessore alla Cultura, Luca Burgazzi, che nella vita privata è storico medievista, non può che condividere la scelta di dotarsi di una bandiera cittadina. «Credo sia corretto — dichiara Burgazzi — cimentarsi nel racconto e nella condivisione dei simboli: un fatto estremamente positivo quando si tratta di simboli che uniscono e che non dividono». Ma le polemiche sui social lasciano un po’ l’amaro in bocca per l’aggressività dei toni e la mancata comprensione di un progetto da tutti ritenuto meritevole.

«Il risultato finale — continua Burgazzi — è frutto della scelta di una giuria tecnica altamente qualificata (Valeria Leoni, direttrice dell’Archivio di Stato, Giorgio Frassi, titolare della cattedra di Tecniche dell’incisione-grafica d’arte alla Scuola di Grafica dell’Accademia di Brera, e Venturini, responsabile della Segreteria generale del Comune)». E su chi, su Facebook, si è lanciato in invettive e polemiche, Burgazzi ha le idee chiare: «Sui gusti non si discute, ma la polemica è stata una triste occasione per vomitare odio e maleducazione contro un ragazzo che studia e che ha voluto spendersi e realizzare il suo progetto». L’augurio di tutti è che, sopita la polemica, ci si possa finalmente riconoscere sotto la nuova bandiera.

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