L'ANALISI
CREMA. CAPITALE DEL ‘NO’ ALLA VIOLENZA
12 Marzo 2024 - 19:47
Valentina Pitzalis
CREMA - Nei tanti casi di femminicidio in Italia, di solito la donna muore e il carnefice si salva. A Valentina Pitzalis è successo il contrario. Il marito che l’ha cosparsa di liquido infiammabile dandole fuoco è morto intossicato. Lei è rimasta sfigurata e mutilata. Ma ha trovato la forza di continuare a vivere e di raccontare la sua tragedia, affinché le donne imparino a riconoscere i pericoli che si nascondo in un rapporto di coppia malato.
All’epoca, era il 2011, la ragazza di Carbonia aveva 27 anni. Valentina ha portato oggi la sua testimonianza in sala Pietro da Cemmo, nell’incontro dal titolo ‘Insieme possiamo cambiare il gioco’, organizzato da Pallacanestro Crema e assessorato alle Pari opportunità.
La squadra maschile della società di basket indossa da anni una maglietta rosa con la scritta #noviolenzasulledonne, per la quale è stata premiata a Bruxelles con il World Fair Play Awards.
Oltre a Pitzalis, sono intervenute Cecilia Gipponi di Rete Con-Tatto, Debora Moretti, presidente della Fondazione Libellula, Silvia Morelli, area manager di Randstad Italia, Lorenza Branchi, responsabile marketing della Pallacanestro Crema, Emanuela Nichetti, assessore alle Pari opportunità, e Giusy Laganà , direttrice generale di Fare x bene. Il fenomeno della violenza di genere è diffuso anche in città.
Secondo l’ultimo rapporto dell’associazione Donne contro la violenza, sono mediamente 70 le vittime che ogni anno si rivolgono al centro e circa la metà hanno avviato un percorso all’interno della struttura. Laganà ha aiutato Valentina Pitzalis scrivere il libro Nessuno può toglierti il sorriso, nel quale racconta la sua storia.
«Sono nata cigno — ha affermato Valentina mostrando il suo volto sfigurato e la mano mutilata — mi hanno trasformato in Fiona di Shrek. Vedete cosa mi ha fatto la persona che diceva di amarmi. È partito tutto nel 2006. A 22 anni mi sono sposata. Credevo che fosse la mia anima gemella. Le cose subito dopo hanno iniziato a cambiare. Io sono diventata una proprietà di mio marito. Non voleva che mettessi gonne e tacchi o che frequentassi gli amici. Lui mi ha chiesto di cambiare numero di telefono. Chi finisce in questa trappola vive sempre la stessa situazione. Man mano che passava il tempo le restrizioni aumentavano. Ho commesso l’errore di scambiare tutto per semplice gelosia. Ci insultavamo tutti i giorni. Non avevo più una vita sociale. Non c’è mai stata violenza fisica, ma lui mi diceva che se l’avessi lasciato mi avrebbe ammazzata. Io non percepivo la paura, perché per me non era una persona violenta. A un certo punto è caduto in un abuso di psicofarmaci ed era ancora più agitato. Alla fine è successo quello che vedete».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris