L'ANALISI
12 Marzo 2024 - 05:15
CREMA - La famiglia di Vincenzo Leone, inquilino delle case comunali all’angolo tra via Bergamo e via Galli a Santa Maria, sembra essere la classica vittima di un cortocircuito burocratico nella più triste tradizione del nostro Paese. Il figlio della moglie ucraina di Leone — i due sono sposati da ormai sei anni — non riesce ad ottenere la residenza in città in quanto ha un codice fiscale che termina con la cifra che indica che lui è russo, mentre ovviamente il resto dei documenti certifica che si tratta di un cittadino ucraino. Da settimane Leone e la moglie stanno cercando di venire a capo della faccenda, ma non trovano risposte concrete e soprattutto risolutive dai vari enti interpellati, dal Comune alla Questura, sino al consolato ucraino e all’Agenzia delle entrate.
Il figlio della compagna ha 37 anni e si chiama Mikailo Tsapovic. «Ha delle invalidità e per questo un anno fa è riuscito ad uscire dal Paese in guerra con la Russia e a raggiungerci qui in Italia – racconta il papà acquisito –: adesso vive in casa con noi. Lui è nato e cresciuto in Ucraina, ha il permesso di soggiorno con cittadinanza ucraina, il passaporto del medesimo Paese, ma il suo codice fiscale è russo. C’è questa contraddizione che, a quanto abbiamo potuto capire in questi mesi, è quello che non gli permette di ottenere la residenza qui. Siamo stati a chiedere spiegazioni in diversi uffici, senza per ora trovare una soluzione».
Senza residenza Mikailo non può avere una carta d’identità e nemmeno l’assistenza sanitaria. Di fatto è bloccato nell’abitazione di via Galli, anche uscire di casa può rappresentare un rischio, essendo senza documenti. E le cose si farebbero inevitabilmente ancor più complicate se dovessero subentrare problemi di salute. Un caso che sembra complicato e di difficile risoluzione, nonostante Leone ne abbia parlato anche al sindaco Fabio Bergamaschi. «All’Agenzia delle entrate — dice — mi hanno spiegato che non possono correggere il codice fiscale e anche in Questura mi hanno detto che non hanno possibilità di fare diversamente. Sta di fatto che il Comune non può fornirgli la residenza in quanto l’agenzia delle entrate mi blocca. Chiediamo aiuto, sperando ci sia qualcuno che possa sbrogliare questa matassa. Mettersi nelle mani di un legale, oltre ai costi, potrebbe anche non essere sufficiente per sbloccare la situazione».
Pare che all’origine di tutto ci sia un semplice cambio di numero. «Il codice fiscale ha come numero 135, quello di mia moglie il 138 – conclude Leone –: è proprio l’ultima cifra a indicare che è russo. Ci hanno spiegato che è così in quanto Mikailo è del 1986, quando l’Ucraina non era ancora indipendente e dunque rientrava nell’allora Urss. Ma non è nemmeno chiaro questo. Mia moglie, ad esempio, che ovviamente è nata prima di suo figlio, ha il codice fiscale ucraino». Un problema che riguarda anche altri connazionali della donna. Sia coloro che sono arrivati in città e nel Cremasco negli ultimi due anni, scappando dalla guerra, ma anche chi già viveva in Italia e al rinnovo dei documenti si è ritrovato con il codice fiscale russo.
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