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IL PUNTO

Niente olio nel carrello, niente Panda in garage

Il prezzo dell’Evo è arrivato a 9 euro a bottiglia, da 4 che era. Le famiglie fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e tagliano i consumi di prodotti di qualità. Affermava Marchionne: «Se il ceto medio finisce in miseria chi mi comprerà l'utilitaria?»

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

10 Marzo 2024 - 05:30

Niente olio nel carrello, niente panda in garage

Fila tutto liscio come l’olio è un modo di dire per spiegare che non ci sono stati problemi nell’azione che si è programmata. Secondo alcuni l’origine della locuzione italiana sta nel fatto che la superficie dell’olio è sempre piana. All’orizzonte di chi vive della produzione di olio si stanno però profilando pericolose increspature se, come ha certificato una ricerca dell’istituto Piepoli presentata nei giorni scorsi, il prezzo dell’olio extravergine di oliva è arrivato a 9 euro a bottiglia, da 4 che era, e un consumatore su tre non lo acquista più come prima. Un significativo aumento di prezzo dovuto a più cause, tra le quali primeggia la crisi climatica che ha portato a una complessiva diminuzione della produzione globale, che ha cambiato le abitudini dei consumatori: il 47 per cento degli intervistati afferma di averne diminuito l’impiego di un terzo, in quattro su dieci assicurano di averlo addirittura dimezzato.

Le organizzazioni di produttori confermano il calo del consumo, ma ne riducono la portata a proporzioni molto meno vistose (tra il 7 e il 10 per cento). Comunque sia, questa è una pessima notizia sia per il complesso del sistema agroalimentare italiano che per le famiglie.

Il made in Italy alimentare vive puntando sulla qualità e sulla salubrità dei suoi prodotti, la crisi che si profila per uno dei ‘campioni’, l’olio extravergine di oliva appunto, accende il faro sulle crescenti difficoltà dei consumatori a poterselo permettere. Oggi è l’olio, domani potrebbero essere altri prodotti di largo consumo. Le famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese tagliano i consumi di prodotti di qualità preferendo cogliere dagli scaffali proposte più economiche che, va da sé, sono anche meno salubri.

A evidenziarlo è la ricerca delle Acli ‘Povere famiglie. L’impatto dell’inflazione sui redditi degli italiani e povertà, vulnerabilità e disuguaglianza. La nuova sfida dei territori e delle comunità’.

L’indagine ha interessato 602mila famiglie e pertanto può essere considerata assai significativa. Confrontando le dichiarazioni dei redditi dal 2020 al 2023 emerge che le famiglie italiane perdono 240 euro al mese. L’equivalente di sei carrelli della spesa. Principale causa l’inflazione.

Aumenta il numero delle famiglie entrate nella cosiddetta fascia della ‘povertà relativa’: all’inizio del decennio erano l’8,2 per cento del totale lo scorso anno il 9,8 per cento. Lo si è visto anche a Cremona e provincia. Scrivevamo su questo giornale il 24 settembre scorso: «I dati forniti dall’ufficio welfare del Comune e relativi ai primi otto mesi di quest’anno danno l’idea di come i numeri siano in preoccupante crescita. Sono relativi a vari settori. Il buono spesa, per esempio. ‘Delle 238 famiglie che lo avevano richiesto tra il 2020 e il 2021, per i problemi causati dalla pandemia e la conseguente perdita del lavoro, nessuna è ancora riuscita a farne a meno – sottolinea l’assessore ai Servizi sociali Rosita Viola –: negli ultimi otto mesi abbiamo avuto circa 7.000 richieste di informazioni al front office dei servizi sociali. In 360 casi si sono concretizzate in aiuti economici. Abbiamo erogato 70 contributi per pagare le bollette di acqua luce e gas, e ben 180 sono state le famiglie che hanno ottenuto un contributo per far fronte alla retta dell’asilo nido o di altre scuole come le materne. Moltissimi di questi genitori non erano mai stati in Comune prima d’ora’».

Vero è che, come ha ricordato anche ieri il premier Giorgia Meloni, citando dati Ocse, «dei risultati che abbiamo ottenuto da quando siamo al governo quelli che ci hanno dato più soddisfazione sono i dati economici», con il record del numero degli occupati, dei contratti stabili e dell’occupazione femminile. In particolare, in Italia, il reddito delle famiglie cresce dell’1,4% sette volte di più della media degli altri Paesi. E in Italia il rischio povertà diminuisce di due punti, assestandosi al 18,8 per cento.

Ma è anche vero, tornando alla ricerca delle Acli, che i consumi calano, che soltanto il 20 per cento delle famiglie con figli ha detratto dalla dichiarazione dei redditi spese per le attività sportive dei ragazzi, che le spese sanitarie sono in diminuzione e in molti smettono di curarsi perché non sono in grado di sostenere il costo. A farne le spese è soprattutto la classe media, sempre più in difficoltà e vittima della tempesta perfetta. Che potrebbe ripercuotersi negativamente pure sui conti pubblici poiché l’83 per cento delle imposte è versato dal 13 per cento degli italiani che percepiscono un reddito fisso.

L’economista dell’Università Bocconi di Milano Bruno Villois, intervistato dal quotidiano Italia Oggi, non ci gira intorno: «Fermiamo la demolizione del ceto medio, negli ultimi due decenni il calo del potere d’acquisto in Italia ha superato il 30%». Come? Due strumenti si fronteggiano nel dibattito politico: la flat tax bandiera del centrodestra, che potrebbe essere estesa anche ai lavoratori dipendenti (ma bisognerebbe valutarne con attenzione gli effetti complessivi sul sistema Paese in termini di entrate fiscali), e il salario minimo, invocato invece dal centrosinistra.

Le statistiche affermano che nel 2024 siamo al record di occupati in Italia (23,7 milioni) ma, sottolinea Marianna Filandri, professoressa associata di Sociologia dei processi del lavoro dell’università di Torino, parlando con il quotidiano l’Avvenire «i dati dicono che i lavoratori poveri sono cresciuti dell’11,6 per cento. Avere un’occupazione non è più dunque garanzia automatica per non cadere in povertà».

Sergio Marchionne in una delle sue ultime interviste disse: «Qualche emiro che compra una Ferrari lo troverò sempre, ma se il ceto medio finisce in miseria chi mi comprerà le Panda?».

Compito della politica è fare in modo che possa comprarsela quella Panda. Meglio se super accessoriata.

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