L'ANALISI
21 Febbraio 2024 - 05:20
VIADANA - «Continuo a sperare che un giorno il Po diventi una lunga autostrada naturale, solcata da centinaia di grandi chiatte che trasportino la merce togliendo migliaia di camion dalle strade»: è il sogno a occhi aperti di Giuliano Landini, capitano della motonave Stradivari e uomo con l’acqua del Grande fiume nelle vene, che dalla plancia della sua imbarcazione ha una visuale privilegiata sul Po.
«Nei giorni scorsi, a pochi metri dalla Stradivari, è transitato un convoglio formato da una lunga chiatta e da uno spintone (una specie di rimorchiatore che spinge invece di tirare, nda), imbarcazioni partite da Marghera e dirette al porto di Cremona per effettuare un carico speciale», racconta Landini. «Vorrei che ne transitassero 10 al giorno di questi convogli, ma purtroppo siamo in Italia e si pensa al ponte sullo Stretto di Messina invece che a un fiume completamente navigabile come quelli di altri Paesi europei, un modo per alleggerite il trasporto su gomma. Avremmo strade più sicure, decongestione del traffico, meno polveri sottili, un risparmio economico notevole. Peccato che anche questo governo, come i precedenti dal 1960 a oggi, non sappia nemmeno che esiste un fiume chiamato Po».
La distanza di navigazione tra Cremona e il mare è di circa 280 chilometri ma il trasporto fluviale su grandi chiatte non si è mai sviluppato a causa del repentino mutare del livello delle acque, con alternanza di secche e piene. Per permettere la navigazione da parte di imbarcazioni di ‘Quinta Classe europea’, ovvero di navi di tonnellaggio variabile tra le 1.500 e le 3.000 tonnellate, il Po dovrebbe garantire fondali di 2,50 metri per almeno 250 giorni all’anno e almeno 2 metri per 340 giorni annuali, cosa che oggi assolutamente non avviene.
E pensare che di navigazione sul Grande Fiume si iniziò a parlare già nei primi del Novecento, quando lo Stato dovette decidere se sistemare il Po a corrente libera oppure con opere di bacinizzazione, cioè sbarramenti e bacini che hanno il compito di trattenere l’acqua e garantire livelli dei fondali tali da permettere il transito delle imbarcazioni per la quasi totalità dell’anno. Fu deciso di usare il sistema dei pennelli (poi demoliti nel corso degli anni), che avrebbero dovuto garantire un lavorio della corrente in maniera da determinare la creazione di un canale navigabile all’interno del corso del fiume. «Oggi sarebbe sufficiente una bacinizzazione leggera senza mega dighe faraoniche, con un quarto della spesa prevista per il ponte sullo Stretto di Messina si renderebbe navigabile il Po», conclude Landini.
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