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I FIUMI OSSERVATI SPECIALI

E il Po ritorna grande con l’effetto della pioggia

In un giorno recuperato un metro, merito delle precipitazioni del fine settimana. A Crema e Casalmaggiore situazione sotto controllo

Fulvio Stumpo

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redazione@laprovinciacr.it

13 Febbraio 2024 - 05:30

E il Po ritorna  grande con l’effetto della pioggia

CREMONA - Quando dall’argine si intravede il Po tra i pioppi è un buon segno, vuol dire che sta bene, e i dati lo confermano: ieri si è attestato a quasi meno tre metri dallo zero idrometrico. I tre giorni di pioggia (neppure torrenziale, ma almeno continua, ma non solo a Cremona, anche nel resto del nord) hanno consentito al fiume di risalire alla svelta se si considera che domenica era a meno quattro, in un giorno dunque è stato recuperato un metro. Addirittura a Casalmaggiore ieri il Po ha raggiunto e superato di qualche centimetro lo zero idrometrico.

Cremona

Purtroppo occorre dire che il merito, in questo caso magari il demerito, non va imputato solo alla pioggia, ma anche alle basse temperature, che in quota stanno sciogliendo la neve, per cui visto che si è già a metà febbraio, esiste il rischio reale questa estate si potrebbe ripresentare lo scenario degli ultimi due anni: Po all’asciutto, più che in secca. Con tutte le conseguenza note, campi e colture riarse, fiumi minori, canali e rogge ridotti a un rivolo.

Quest’estate si vedrà, ancora è troppo presto per le previsioni, per il momento il fiume e il sistema idrologico cremonese stanno bene, il Po si presenta gonfio, con le canaline aperte, e si ‘vede acqua’ nel bodrio di Ca’ de’ Gatti o in quello del Forcello, nel Cavo Cerca o nel Robecco o nella Ciria, nel Naviglio Civico, solo per citare qualche riserva essenziale per il territorio. Buone notizie dunque non solo per l’economia, ma anche per l’ecosistema, da due anni in forte sofferenza.

E a proposito di ecosistema si lega a esso anche la mobilità sostenibile, procedono infatti i lavori della pista ciclopedonale Vento, a cura dell’Aipo, per il tratto che collegherà il Lodigiano (lavori già quasi del tutto terminati) con il Mantovano, fino a Viadana, passando, ovviamente per il Cremonese. In questo caso avanti tutta per la pista che da via Riglio, scavalcando il ponte del Mandracchio, si collegherà con il LungoPo Europa e che da qui piegherà verso il percorso ciclopedonale per Gerre-Bosco ex Parmigiano e poi Sales-Brancere-Stagno. In seguito verranno avviati i lavori per il tratto che collegherà il Casalasco fino a Viadana. Un fine lavori atteso da migliaia di appassionati di bici, di jogging e di camminata che attualmente si trovano la strada, o meglio la pista, sbarrata dalle recinzioni rosse di plastica di inizio cantiere.

Un disagio che tutto sommato si accetta, pur con qualche apprensione per i tempi, ben sapendo che con Vento si potrà attraversare a piedi o in bici, in tutta sicurezza, l’intera valle del Po, da Torino fino a Venezia. Forse Vento non si vedrà dallo spazio come la Muraglia cinese, ma non è male ed anzi confermerà come il Grande fiume sia e possa essere sempre più una risorsa per i territori, una risorsa non solo idrica, ma turistica, culturale e non da ultima di sviluppo economico. Crederci è necessario, il Po se lo merita, se lo meritano i territori che attraversa, le comunità che sentono il grande fiume come parte della loro identità. Per questo il fiume che ritrova la sua portata è una buona notizia e un’iniezione di fiducia.

A Crema il Serio si è alzato soprattutto nella nottata tra sabato e domenica, per poi iniziare una progressiva diminuzione della portata. A sorvegliarlo la protezione civile, con i volontari del gruppo ‘Lo Sparviere’ guidati da Giovanni Mussi. «Abbiamo monitorato la situazione, ma non c’è stato nessun preallerta. Il Serio non ha raggiunto nemmeno il primo livello di guardia» chiarisce il responsabile. Ieri mattina la situazione sotto il ponte di via Cadorna era assolutamente tranquilla, con il fiume che non arrivava a lambire il percorso pedonale ciclabile che porta a nord verso il lascito Chiappa.

crema

Anche l’Adda è rimasto nei ranghi. Dal lago di Como, anche con l’obiettivo di riempire l’invaso, già provato dopo un mese di necessità, il rilascio alle chiuse di Laveno è stato costante, sempre pari a 100 metri cubi al secondo. Di conseguenza non ha provocato nessun aumento significativo della portata. Dal canto suo il Brembo, il principale affluente dell’Adda, ha registrato una piena tutto sommato contenuta. Un progressivo innalzamento cominciato nel pomeriggio di sabato e proseguito sino alla mattinata di domenica, per poi cominciare un rientro nei ranghi. Questo aumento del livello è coinciso ovviamente con un analogo innalzarsi dell’Adda.

La portata non è comunque mai stata oggetto di preoccupazione per i comuni rivieraschi e gli stessi abitanti. Secondo i dati del sistema di rilevamento, non ha mai superato i 250 metri cubi al secondo. Da ricordare che prima soglia d’allerta è fissata a 900, la seconda a 1.200. Il livello registrato nel novembre 2022, quando l’Adda esondò a Rivolta, mandando sott’acqua mezzo paese, fu di 1.618 metri cubi al secondo. Allora, inoltre, non c’era il sistema di argini rinforzati costruito poi nei decenni successivi proprio per riparare il centro abitato da eventuali piene improvvise.

A Casalmaggiore «il livello è salito ma le preoccupazioni restano davvero poche». Questo, in sintesi, il pensiero dei frequentatori della zona del Lido Po che ieri hanno controllato l’andamento del fiume. L’acqua è rimasta abbondantemente sotto la riva e non si sono registrati particolari disagi in nessun punto del tratto che costeggia la città. Le due canottieri cittadine — Eridanea e Amici del Po — hanno tenuto d’occhio l’evoluzione del livello e della forza della corrente ma non hanno messo in opera le misure precauzionali che solitamente vengono rese operative in occasione delle piene.

casalmaggiore

L’esperienza maturata in decenni di osservazione consente di guardare con tranquillità allo scorrere dell’acqua. Certo, lo spettacolo in questi giorni è davvero ragguardevole e sembra mettere alle spalle lo spettro di una siccità che negli ultimi anni ha martoriato il bacino del Po. Nel 2023, per la verità, si era registrata una certa tregua della morsa della secca ma la minaccia è dietro l’angolo e sicuramente tornerà a manifestarsi. La scarsa o addirittura assenza di precipitazioni nevose potrebbe avere un ruolo determinante in tal senso già dalle settimane in arrivo. Al momento, dunque, non si avvertono particolari pericoli per la sicurezza idraulica dell’area casalasca. Lo sguardo è rivolto piuttosto alle prossime piogge primaverili.

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