L'ANALISI
20 Febbraio 2024 - 05:15
PIZZIGHETTONE - C’è anche un po’ di Cremona nell’opera decorativa eseguita nell’appartamento estivo della regina Anna d’Austria, in uno dei musei più famosi del mondo: il Louvre di Parigi. L’artigiano pizzighettonese Mauro Patrini, infatti, è stato scelto per entrare a far parte della squadra della ditta Maurizio Feliziani di Oriolo Romano (Viterbo) che sbaragliando la concorrenza francese ha ricevuto la prestigiosa commessa: realizzare i decori con la tecnica della scagliola, attenendosi fedelmente alla tipologia di lavorazioni del XVII secolo. Dopo cinque mesi di fatica, la sala è stata ultimata: verrà inaugurata a giugno e probabilmente ospiterà le antichità romane. Intanto, è già stata applaudita dagli addetti ai lavori, a partire dal direttore dell’architettura del museo, Arnaut Amelot, che ha scritto di suo pugno agli artigiani per elogiarli e ringraziarli.
«Del team, oltre a me e allo stesso Feliziani, facevano parte Patrick Tranquart, Ermanno Poletti, Emanuel Sechelaru e Sara Scarafoni – spiega il pizzighettonese –. Non si è trattato di un restauro, ma di un completamento della decorazione realizzata dal 1929 al 1936. Per dare continuità, il museo ha deciso di terminare l’ultima stanza. Quindi abbiamo realizzato un rivestimento identico: stessi colore, texture e tecnica. Il lavoro è stato fatto interamente a mano, seguendo le fasi che si eseguivano secoli fa, quando la tecnica ha cominciato a diffondersi. Per questo i tempi non sono stati brevissimi, da settembre a gennaio. Per me, Feliziani e Tranquart non era la prima collaborazione. Avevamo già eseguito nel 2000 la pavimentazione della Coffee House al Quirinale. Allora ero stato contattato per la commessa e con la scuola di San Servolo presso la quale insegnavo, a Venezia, ho creato la squadra. Poi di nuovo insieme per decorazioni in scagliola a West Palm Beach, in Florida».
Patrini, classe 1965, ha conseguito l’attestato in Produzione e lavorazione di stucco e scagliola marmorizzati presso il Cfp di Cremona. Dal 1992 ha studiato al Centro di formazione professionale degli artigiani di Venezia e ha acquisito conoscenze e competenze in vari settori, dall’affresco al marmorino, dai calchi allo stucco. Si è poi specializzato nella tecnica della scagliola carpigiana e dello stucco marmo. Vanta anche la collaborazione con un gruppo di ricerca di Bruxelles, per testare e brevettare materiali innovativi per la bioedilizia e in particolare per la realizzazione di superfici in seminato.
Delle tecniche artigianali, però, ha fatto anche un mezzo espressivo, rivisitandole in chiave contemporanea per creare forme minimaliste e sperimentando l’uso di materiali diversi. Ha anche avviato uno studio a partire da pattern creati in stucco marmo, per la realizzazione di tessuti, perché convinto «che questa tecnica possa trovare applicazione non solo nel campo del restauro e della decorazione architettonica». Insomma, mentre si parla tanto di artigianato in crisi, c’è chi porta l’eccellenza italiana oltre i confini. Facendola diventare vera e propria arte. Patrini però ha deciso di crederci e di investire anche nel luogo d’origine: ha partecipato al bando regionale Arest per la concessione e ristrutturazione delle casematte lato nord di Pizzighettone, dove intende realizzare un laboratorio artigiano e corsi. Per insegnare ai ragazzi un mestiere antico che, come ha dimostrato la straordinaria esperienza al Louvre, può essere anche moderno.
A spiegare la tecnica di lavorazione applicata al Louvre è lo stesso Patrini: «Quella della scagliola è una lavorazione complessa, che richiede conoscenze, sensibilità, tempo e pazienza, in quanto prevede lunghe fasi di stuccatura e levigatura. I materiali utilizzati sono tutti di origine naturale: gesso, colla animale o colla forte, pigmenti, pietre per la levigatura e la lucidatura, olio di lino crudo e cera naturale. Durante la lavorazione si realizza un impasto con gesso, acqua, pigmenti e colla forte. Si possono creare superfici monocromatiche o marmorizzate. La venatura marmorea è realizzata già in fase d'impasto, quindi non è una decorazione di superficie, ma è visibile per tutto lo spessore. Dopo l’indurimento dell’impasto si procede per fasi alterne alla levigatura e alla stuccatura della superficie. La levigatura è eseguita rigorosamente a mano con materiale abrasivo di granulometria via via sempre più fine. Si susseguono otto fasi di levigatura. Ogni fase di levigatura è seguita da una fase di stuccatura. Al termine dell’ultima levigatura la superficie di scagliola è liscia e lucida. Infine si procede all’inceratura per proteggere la superficie». Il risultato sarà visibile nei prossimi mesi, quando la splendida sala espositiva del Louvre sarà ufficialmente inaugurata.
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