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CREMONA

«Abusi sulla 12enne», l'imputato: «Accuse del tutto inventate»

Per il pm avrebbe mostrato un video porno alla figlia della compagna e l’avrebbe toccata. «Ho perso tutto»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

13 Febbraio 2024 - 20:34

Presunto abuso,

CREMONA - Anno 2021, 21 marzo, domenica. Sino a quel giorno, Mario (nome di fantasia, ndr) conduceva una vita tranquilla, normale. Dal 2019 conviveva con la sua compagna e con le tre figlie di lei che lo chiamavano «papi». Lavorava come guardia giurata, «professione che mi piace da sempre». Un lavoratore «modello», Mario, a sentire il suo ex capo, perché «molto disponibile a fare i turni di notte e gli straordinari». Fino a quel 21 marzo, quando «mi hanno tolto tutto». Quando «sono arrivati i carabinieri in casa, mi hanno tolto il porto d’armi, perché c’era una denuncia nei miei confronti». Una denuncia «per fatti gravissimi».

Mario è accusato di aver mostrato un video pornografico alla figlia più grande della sua compagna (allora 12enne), di averla toccata e di essersi toccato davanti a lei. L’adolescente si confidò con la nonna. «Ma non è assolutamente vero», giura l’uomo rimasto senza un tetto, ospitato fino al giugno successivo dalla sorella, poi tornato nella sua città d’origine, giù al sud, dove per sopravvivere ha fatto qualche lavoretto, ma «attualmente sono disoccupato, purtroppo».

Assistito dall’avvocato Clara Carletti, ieri Mario si è difeso, facendo intendere di essere vittima di una «grande bugia» della ragazzina. «L’idea che mi sono fatto? Lei voleva tornare a vivere con suo padre. Le ho detto: ‘Ma che ti sei inventata?’. E lei, che di norma era una ragazzina che mentiva, che girava attorno alle cose e che si inventava storie, tipo questa dei toccamenti e del video, mi disse: ‘Mi sono sbagliata’. Secondo me lo ha fatto per rompere il rapporto tra me e sua madre e per andare dal padre». La sentenza sarà emessa il 28 maggio prossimo.

L’imputato prima ha inquadrato la sua vita quotidiana tra lavoro e famiglia. «Ero guardia giurata, facevo prevalentemente il turno di notte, dalle 22 alle 6 del mattino. La mia compagna lavorava dalle 9 alle 14 o dalle 14 alle 19/20. Quando smontavo il turno, tornavo a casa, non avevo il tempo di cambiarmi. Io e la mia compagna portavamo a scuola la figlia dodicenne, poi io accompagnavo lei al lavoro. Rientravo alle 11 e mi riposavo, finalmente. Sempre io andavo a riprendere la mia compagna, prima preparavo il pranzo per le bambine. La più grande usciva alle 14, le piccole alle 16 o 16.30. Andavo io a prenderle. Insomma, ero sempre impegnato. Sì, capitava che io e la figlia più grande rimanessimo soli in casa. Capitava quando avevo 2 giorni di riposo. Sì, purtroppo conosco le accuse».

Mario si è difeso così: «Un giorno, la ragazzina ha raccontato alla nonna cose bruttissime sulla mia persona, che io le facevo visionare video pornografici». «Lei ha fatto visionare un filmino pornografico?», la domanda del difensore. «Assolutamente no». Domanda successiva: «Avete affrontato il tema su rapporti sessuali?». «Sì. Un giorno la ragazzina mi racconta un fatto successo a scuola. Era andata in bagno, aveva trovato una sua amichetta in una situazione intima. Era rimasta scossa dall’episodio. Le ho detto: ‘Non devi dirlo a me, devi parlare con mamma’. E lei: ‘Sai come è fatta la mamma’. La ragazzina aveva più confidenza con me. Lei insisteva, io, spiazzato, non sapevo come fare. Mi ricordo di averle fatto vedere dal mio telefonino un video in cui una psicologa spiegava le fasi dell’adolescenza, perché io non avevo le parole giuste, per me era imbarazzante quella situazione. Nel video non c’erano disegni o filmati, ma solo una spiegazione verbale. Tra l’altro la ragazzina si è stufata e dopo un minuto si è allontanata». Successivamente, la nipotina fece una telefonata alla nonna. «La nonna ha voluto sentire anche me. Io ero stranito. La nonna mi disse che io facevo vedere video porno alla nipote. Io le ho spiegato di aver mostrato un video con la psicologa che parlava».

Il 21 marzo, rimasto senza un tetto e senza lavoro, Mario chiamò la sorella, pedagogista ed educatrice (non risiede in provincia di Cremona, ndr). «Gli dissi di venire subito da me - ha detto la sorella -. Mi raccontò. Conoscevo la compagna e le sue figlie. Sono anche venute a casa mia qualche volta. Dalla ragazzina ho ricevuto confidenze. Mi ha detto: ‘Non mi piace stare qui, solo che di questa cosa non posso parlare con la mamma’. Io vedevo che con mio fratello aveva un bel rapporto, lo abbracciava senza paura, era serena, tranquilla, scherzava con lui».

Un brigadiere dei carabinieri, testimone della difesa, ha raccontato che il 15 febbraio del 2020, il padre della ragazzina telefonò in caserma, dicendo di aver ricevuto su WhatsApp un messaggio dalla figlia». Il messaggio: «Mi ha scritto che il compagno della mia ex l’ha picchiata e le ha lasciato segni sul volto». Il carabiniere andò a casa e verificò. Nessun messaggio su WhtasApp, nessun livido. 

Lo psicologo Federico Stroppa, consulente della difesa, ‘allievo’ del professor Guglielmo Gulotta, padre della psicologia forense, ha spiegato come sia importante una perizia preventiva sulla capacità a testimoniare del minore, che tenga conto anche del grado di suggestionabilità e del vissuto del minore. Una perizia preventiva che, nel caso in esame, non è stata fatta.

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