L'ANALISI
20 Dicembre 2023 - 16:37
CREMONA - «Un orrore indegno dell’umanità». Sono queste cinque parole, pronunciate oggi dal governatore del Veneto, Luca Zaia a dare la dimensione della maxi operazione conclusa nelle scorse ore dalla Polizia Postale del Veneto sul fronte della lotta alla pedopornografia online, un abisso spaventoso che ha interessato anche la provincia di Cremona, dove sono scattati un arresto e una denuncia.
Il bilancio dell’inchiesta è impressionante. I 200 agenti coordinati dalla Procura della Repubblica di Venezia su delega del Cncpo, il Centro nazionale contrasto pedopornografia on-line, hanno eseguito 28 arresti e 51 decreti di perquisizione in 38 province.
Gli arresti sono scattati per detenzione di una ingente quantità di materiale pedopornografico trovato nella disponibilità dei destinatari della misura che risiedono, oltre che a Cremona, nelle province di Bergamo, Milano, Pisa, Rimini, Bologna, Cagliari, Ferrara, Napoli, Pavia, Perugia, Roma, Sondrio, Venezia, Pesaro, Ravenna, Torino, Varese, Messina, Palermo, Savona. Tutti gli arresti sono stati convalidati e sono state eseguite 19 misure cautelari.
Le denunce, in tutto 23, sono scattate per il reato di diffusione e detenzione di materiale di pornografia minorile. Qui, oltre a Cremona, sono state interessate le province di Bari, Campobasso, Rovigo, Perugia, Milano, Torino, Verona, Catania. Roma, Trapani, Caserta, Napoli, Parma. Gli indagati hanno tra i 16 e 73 anni.
L’indagine è durata sei mesi e una gran parte di essa, o comunque una delle sue porzioni più rilevanti, è stata gestita dagli agenti della Polizia Postale del capoluogo veneto sotto copertura, all’interno di una nota piattaforma di messaggistica. I poliziotti hanno monitorato a lungo 130 spazi virtuali all’interno dei quali erano presenti utenti pedofili residenti in tutto il mondo. I riscontri hanno lasciato senza parole: uno scambio continuo, un flusso raccapricciante di foto e video di abusi su minori, per lo più in tenera età. Si parla di decine di migliaia di file.
Gli ‘undercover’ veneti hanno quindi richiesto e ottenuto gli oltre 50 decreti di perquisizione personale e informatica nei confronti di altrettanti utenti italiani, appartenenti alla ‘community’ internazionale di pedofili. Altre centinaia di utenti esteri, sia europei che extraeuropei, sono stati segnalati dal Cncpo ai rispettivi Paesi di residenza, attraverso i canali di cooperazione internazionale di polizia.
Nel corso delle operazioni, hanno spiegato gli inquirenti veneti - «sono stati sequestrati numerosi dispositivi informatici contenenti decine di migliaia di file pedopornografici che saranno oggetto di successiva analisi forense, al fine di individuare eventuali, ulteriori utenti coinvolti».
Non appena la notizia della maxi inchiesta è iniziata a circolare sui media, è arrivato l’intervento del governatore Zaia.
«Ringrazio la Procura di Venezia, la Polizia Postale e tutta l’organizzazione della legalità veneta e nazionale per aver stroncato una rete criminale. Che, se verranno accertate le responsabilità, potrà essere definita come un orrore indegno dell’umanità».
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