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IL CASO CAPPUCCINI

Protesta sul sagrato: «Senza i frati i Sabbioni non saranno più la stessa cosa»

Lo hanno ribadito i fedeli sulla piazza della chiesa in centinaia, nonostante la pioggia battente. In maniera composta, pacata, educata, commossa, ma ferma

Dario Dolci

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redazione@laprovinciacr.it

11 Febbraio 2024 - 15:41

Protesta sul sagrato: «Senza i frati i Sabbioni non saranno più la stessa cosa»

CREMA - I Sabbioni senza i frati Cappuccini sono come il presepe senza Gesù bambino, il Louvre senza la Gioconda, Napoli senza il murales di Maradona, la pizza senza la mozzarella. I Sabbioni senza i frati Cappuccini sono qualcosa che non esiste, almeno nell’immaginario di chi nel quartiere è nato e ci vive. Qualcosa che, secondo i parrocchiani, non può e non deve esistere. Lo hanno ribadito questa mattina sulla piazza della chiesa in centinaia, nonostante la pioggia battente. In maniera composta, pacata, educata, commossa, ma ferma. Non ancora rassegnata a vedere i loro Cappuccini lasciare il convento, come annunciato. Lo hanno ribadito i fedeli, ma anche chi col fumo delle candele ha poca familiarità. Perché i frati ai Sabbioni, dal 1575, non sono soltanto una presenza religiosa.

frate

Frate Tommaso Grigis è stato applaudito dai fedeli

La manifestazione di questa mattina, che ha visto là anche tanti bambini, con cartelli inneggianti ai frati, ha inteso lanciare un segnale in vista dell’incontro che si terrà giovedì tra il Ministro Provinciale dei Cappuccini lombardi, padre Angelo Borghino, e il vescovo della Diocesi di Crema, Daniele Gianotti. I due, a quanto è stato detto, non si parlano dal maggio scorso. Sarà probabilmente l’ultimo tentativo per far sì che il convento non venga chiuso. I motivi di questa decisione non sono mai stati esplicitati in maniera convincente. «Quando è stato fatto il Capitolo (assemblea, elettiva e legislativa, ndr) – spiega Fiorino Patrini – il convento dei Sabbioni non era tra quelli da chiudere. Mancano i frati? Quelli operativi in Lombardia sono 80; per tenere aperto qui da noi ne bastano tre e ci sono già».

Dopo aver ringraziato per la sua presenza il sindaco Fabio Bergamaschi, Romana Arpini e Rosy Simone hanno letto un messaggio accorato: «Siamo qui riuniti sul sagrato di fronte alla nostra chiesa, perché siamo molto preoccupati e angosciati dalla notizia del trasferimento dei frati. Siamo convinti che sia nostro dovere interessarci al futuro della nostra parrocchia. Preoccupati anche di un’unità pastorale con Ombriano, che sarebbe ingestibile. Noi non vogliamo un futuro senza frati che, con pazienza e negli anni, ci hanno fatto sentire parte viva della parrocchia».

Inevitabile una riflessione sull’incontro di giovedì, al quale i rappresentanti del comitato hanno chiesto di partecipare, senza aver finora ricevuto risposta: «In quella sede verranno prese decisioni inderogabili – hanno aggiunto Arpini e Simone, ma noi, purtroppo, non siano stati convocati. Ci hanno chiesto ubbidienza alle scelte delle alte sfere, ma noi non comprendiamo e quando non si capisce è difficile ubbidire».

In piazza era presente anche il parroco, frate Tommaso Grigis, che ha ricevuto l’applauso caloroso della folla, senza però commentare. Per lui, l’ubbidienza è un dovere. Una parrocchia di 3.200 abitanti che l’estate scorsa aveva raccolto più di 1.400 firme a favore della permanenza dei Cappuccini, si interroga sul futuro. Su cosa ne sarà delle decine di iniziative organizzate in oratorio, del convento, ma anche delle strutture sportive. Con problemi anche di ordine pratico, come è stato ricordato: «L’oratorio è stato costruito dai parrocchiani dei Sabbioni ed è a loro che appartiene».

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