L'ANALISI
09 Febbraio 2024 - 16:15
CREMA - Domenica mattina i parrocchiani dei Sabbioni si ritroveranno sulla piazza per difendere la presenza dei loro frati Cappuccini. A marzo del 2023, infatti, erano state annunciate la loro partenza e la chiusura del convento entro tre anni e questa decisione finora non è mai stata revocata. Sulla manifestazione che si preannuncia, è intervenuto frate Tommaso Grigis, parroco dei Sabbioni, con una lettera aperta ai parrocchiani, per cercare di stemperare gli animi.
«È noto a tutti che in parrocchia si vivono giorni di tensione e di sofferenza — afferma il Cappuccino — a motivo della futura partenza dei frati dai Sabbioni. Intendo fare due raccomandazioni e considerazioni: cerchiamo di non finire col dividerci nel nostro essere comunità cristiana. Non eccediamo in polemiche. Vi chiedo di partecipare a questa scelta sofferta con maturità umana e cristiana».
Fra Tommaso sgombra il campo alle tante voci susseguitesi in questi mesi di incertezza: «Il nostro vescovo Daniele Gianotti non ha alcuna colpa in questa vicenda. La decisione è completamente di noi frati. Devo dire che il nostro vescovo è molto dispiaciuto per la nostra futura partenza e aggiungo, è stato molto aperto e disponibile nel dare ai frati la possibilità di rimanere, proponendo una Unità Pastorale sui generis. Quindi, ripeto, è da addebitare solo ai frati, per le difficoltà che stanno attraversando come Ordine, purtroppo anche in Lombardia e in tutta Italia. Le vocazioni sono sempre di meno e sono in atto scelte molto radicali circa le nostre presenze ed il nostro ordinamento».
Vedere i Cappuccini lasciare il convento e la parrocchia dove operano dal 1575 è qualcosa di difficile da accettare per gli abitanti dei Sabbioni: «È doloroso per tutti — ammette frate Tommaso — per il vescovo, per i frati, per la gente del quartiere e della diocesi di Crema. La scelta di lasciare non è la prima che facciamo in Lombardia: in questi anni abbiamo chiuso alcuni conventi e, con ogni probabilità, altre presenze verranno meno. Ma in questi momento, è necessario più che mai il saluto francescano, fatto nostro, di pace e bene».
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