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Al pit stop schieriamo una Trabant o la Ferrari?

Per la provincia di Cremona il Gran Premio dello sviluppo è alle porte. Convocate per domani le Assise Generali dell’Economia del Territorio a CremonaFiere

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

04 Febbraio 2024 - 05:30

Al pit stop schieriamo una Trabant o la Ferrari?

Pit stop, letteralmente significa ‘fermata alla stazione di servizio’; come ben sanno gli appassionati di motori nelle gare di automobilismo e motociclismo è la sosta ai box effettuata dai concorrenti per fare rifornimento di carburante o cambiare gli pneumatici. Un’azione tanto fondamentale da aver assunto, metaforicamente il valore molto più profondo di messa in gara per poter competere efficacemente. Le regole auree perché questo momento diventi davvero significativo sono poche, ma chiare: avere la consapevolezza più chiara possibile della propria situazione in quel momento storico, capire quali sono i bulloni da girare e in quale verso per migliorare le proprie performances, immettere nel serbatoio l’energia necessaria per arrivare al traguardo senza l’ansia di entrare in riserva. Insomma, una pausa di riflessione costruttiva indispensabile in ogni tipo di azione e di relazione, privata o pubblica che sia, umana o economica. Tanto più se la macchina in gara è un organismo complesso, che deve affrontare un percorso ricco di possibilità ma anche irto di ostacoli. Diventa indispensabile raccogliere le forze per ripartire con nuova energia, approfittando dell’occasione per quella riflessione ostacolata dalla frenesia dell’agire quotidiano.

Uno di questi momenti è alle porte per la provincia di Cremona ed è rappresentato dalle Assise Generali dell’Economia del Territorio convocate per domani a CremonaFiere.

Attorno al tavolo circa duecento protagonisti dell’economia e delle istituzioni locali, a conferma dell’importanza assegnata all’evento. Imprenditori di tutti i settori, associazioni di categoria, amministratori locali, rappresentanti di università ed enti di formazione, responsabili degli istituti di credito del territorio, sindacati. In pratica tutti i portatori di interesse espressi dal territorio.

Hanno risposto all’invito lanciato da Assieme, cioè l’unione delle Associazioni di categoria, Camera di Commercio di Cremona, Ats (Associazione temporanea di scopo) guidata dal capofila Provincia di Cremona Io ci Credo per l’attuazione del Masterplan 3C, e infine CremonaFiere.

Regista Marco Bressanelli, presidente di Reindustria. Obiettivo dichiarato è non farne la parata dei soliti noti ma un momento di confronto per progettare il futuro, tanto che - come ha spiegato lo stesso Bressanelli - «deve diventare un appuntamento annuale» durante il quale «scegliere due o tre obiettivi da perseguire con la massima coesione territoriale nei dodici mesi successivi».

Molto concreta e volta all’operatività la modalità di celebrazione dell’appuntamento, introdotto dalla presentazione sull’andamento delle attività dell’ATS Io ci CRedo e dall’analisi socioeconomica territoriale di Ferdinando Alberti, docente di Strategia aziendale alla Liuc, Università Cattaneo, dove dirige il Centro di ricerca sull’Imprenditorialità e la competitività, e di Federica Belfanti, ricercatrice allo stesso ateneo in abito delle scienze economiche. Forniranno il quadro di posizionamento e benchmark di Cremona rispetto ad altri territori.

Focus dell’incontro i successivi cinque tavoli tematici interattivi dedicati a Cluster e specializzazioni attuali e prospettiche del territorio, come rinforzare l’ecosistema imprenditoriale, Attrazione e formazione di giovani talenti, competitività economica e progresso sociale: sfide e connessioni, Turismo, identità e destination management del territorio.

A conclusione il momento plenario con la condivisione dei risultati ottenuti durante i tavoli, un dibattito e le conclusioni che potranno andare a guidare i prossimi passi per lo sviluppo del territorio provinciale. Che a fare questo pit stop sia una macchina potenzialmente vincente è dimostrato dal quadro che emerge dall’analisi dei dati dei bilanci delle principali società di capitali del territorio contenuta in ‘Top 500’, il rapporto annuale realizzato dal nostro giornale con l’Associazione Industriali di Cremona guidata da Stefano Allegri e il contributo di Credito Padano, partner più che semplicemente sponsor, avendo come braccio operativo il Cersi, Centro di ricerca per lo sviluppo imprenditoriale dell’Università Cattolica del sacro Cuore (sarà distribuito con il giornale sabato prossimo).

Benché alle prese con il post pandemia e con guerre devastanti che mettono in discussione equilibri geopolitici ed economici a livello mondiale, il territorio aumenta sia in termini di occupati che quanto a competitività internazionale. Certo, nulla è come prima.

Nel 2022 è ripresa la progressiva erosione della popolazione imprenditoriale cremonese: nel giro di un anno le imprese attive sono calate di quasi mille unità, passando da 25.933 a 24.977 (-3,7%). Questa diminuzione è in linea col trend negativo decennale (solo nel 2021 c’era stato un temporaneo e lieve aumento).

Spiega il professore Fabio Antoldi, che ha curato l’analisi: «A diminuire di più sono state soprattutto le ditte individuali (-1.077 unità, pari a -7,1%) e le società di persone (-109 unità, pari a -2,1%), mentre sono aumentate le società di capitali (+235 unità, pari a +4,6%), cioè Srl e Spa. La forte diminuzione di imprese nell’anno, dunque, è ascrivibile soprattutto alla cessazione di impresa con forme meno strutturate».

I settori più importanti per numero di imprese sono quello agricolo (14% del totale delle imprese), le costruzioni (11,8%), il commercio al dettaglio (11,4%) e all’ingrosso (8,6%), seguiti dalla ristorazione (6,8%). L’attenzione ai giovani e la necessità di attrarli è stato uno dei temi più spesso evidenziati dai protagonisti delle Assise che abbiano intervistato; innovazione modernizzazione e ricerca i grandi capitoli che necessitano di intervento, in un’alleanza che debba vedere pienamente coinvolto il sistema universitario provinciale, sul quale peraltro il territorio sta investendo in maniera significativa. Lo hanno sottolineato sia Riccardo Crotti, presidente regionale di Confagricoltura, che Giovanni Bozzini, suo omologo alla Cna. I quali però hanno puntato anche il faro su un altro concetto fondamentale: hai voglia di generare eccellenze produttive se poi non sei in grado di farle arrivare nel mondo; se il territorio non è a portata di mano, tanto valore aggiunto in termini di qualità rischia di venire disperso e il cremonese perde ogni potenzialità di attrattiva di nuove imprese e capitali. Il che significa più posti di lavoro e maggiore ricchezza diffusa. Un efficace sistema di infrastrutture è la pre condizione per costruire il futuro. Senza di esso, ogni progetto, per quanto ambizioso ma alla portata rischia di restare nel libro dei sogni.

Ecco, queste sono alcune riflessioni utili per i cinque tavoli di lavoro: solo la coesione tra tutti i protagonisti potrà portare qualche frutto. È il momento di decidere se Cremona e la sua provincia vogliono schierare al gran premio dello sviluppo una Trabant o una Ferrari. La terza via non è consentita.

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