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IL PUNTO

Fleximan falso eroe, incivile e perdente

In rete è tutto un inneggiare ai ‘giustizieri’ degli autovelox, ma questi presunti Robin Hood moderni, alla fine della storia, verranno smascherati e puniti

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

28 Gennaio 2024 - 05:00

Fleximan falso eroe, incivile e perdente

Chissà se Fleximan, il ‘giustiziere’ notturno degli autovelox (le cronache gli attribuiscono 15 abbattimenti con il flessibile, ma potrebbero essere anche di più) ha amici o parenti nel Casalasco, dalle parti di Martignana di Po, dove il 13 gennaio qualcuno ha colpito lungo la statale San Giovanni-Casalmaggiore. I raid sono iniziati in Veneto e per il meccanismo dell’emulazione si sono diffusi a macchia d’olio, in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana. Il/i ‘boia’ va/vanno all’attacco del dispositivo di misurazione di velocità e il popolo del web brinda dopo ogni taglio di ‘testa’. Gli ultimi sono di poche ore fa, un paio di abbattimenti nello spezzino e uno a Castel Bolognese, in provincia di Ravenna.

Con gli automobilisti di passaggio che suonano il clacson alla vista dell’opera del giustiziere, qualcuno addirittura si ferma per fotografare il ‘cadavere’ e lancia l’applauso. I Fleximan sono gli eroi del popolo dei velociraptor, come li ha argutamente definiti lo scrittore veneto Fulvio Ervas. «Il popolo dei tartassati dalle multe per eccesso di velocità, quelli che hanno superato un limite che ritengono, nel loro cuore, ingiusto perché non facevano nulla di male; immeritato perché per qualche chilometro la punizione è spropositata; sopprimibile perché ogni divieto riduce le umane libertà. È la tribù di quelli che faticano a comprendere che la macchina può uccidere e che la velocità è una droga pesante, spesso mortale». Come sempre accade, al primo ribelle se ne sono assommati altri, emulatori di una pratica finita su tutti i mezzi di informazione, quindi che dona fama, ancorché anonima.

Per ora, perché un primo giustiziere di autovelox è stato identificato, un cinquantenne di Verbania che si ritrova sul gobbone una bella denuncia di danneggiamento aggravato. Interrogato, non ha saputo (o voluto) spiegare il motivo del suo atto vandalico. C’è da scommettere che prima o poi (speriamo prima che poi) anche i suoi misteriosi colleghi avranno un nome. Altro che moderni Robin Hood, quelli sono i falsi eroi, e proprio come nello schema della favola di Vladimir Propp, alla fine della storia, vengono smascherati e puniti. In rete, è tutto un inneggiare alle loro gesta. È il segnale che in Italia il fascino indiscreto del giustiziere colpisce ancora.

Scrive Marcello Veneziani: «La mamma degli eroi maledetti è sempre incinta e la sua figliolanza si moltiplica in modo inquietante. Compiono le loro gesta contro il mondo, a volte appoggiandosi ad una causa; ma si tratta quasi sempre di demoni solitari, pervasi da un apocalittico desiderio di distruzione (cupio dissolvi) e al tempo stesso da un egocentrismo malato che trova alibi ideali e morali in un giustizialismo cosmico. Dietro l’abolizione del mondo c’è anche la sindrome di Erostrato che incendiò il tempio di Artemide a Efeso per passare alla storia e godere di una maledetta celebrità che perdura nel tempo. Dietro queste follie di violenza ci sono pulsioni antiche aggravate dal circo mediatico, aspirazioni frustrate o complessi feroci verso il prossimo. Oggi l’unico modo per essere eroi è quello di esserlo al negativo».

Una conclusione un po’ troppo drastica - meglio lasciare spazio anche alla speranza di poter raccontare storie di eroi positivi - ma che indubbiamente fotografa il lato oscuro della società. Argomenta ancora Ervas: «Stiamo assistendo all’ennesima puntata della battaglia tra velocità e società civile: tutte le forme di dissuasione e controllo sono strumenti che le comunità sono obbligate a mettere in campo per difendersi dai velociraptor. Non è un fatto di giustizia, ma di soldi. Di egoismo individuale, perché poi la collettività spende, per gli effetti della velocità su strada, patrimoni immensi in termini economici e di dolore».

L’unico argomento usato contro gli autovelox è che servono solo a fare cassa per le amministrazioni locali. Spiegazione banale e per lo più falsa. Ce lo ha spiegato il comandante della polizia locale dell’AC12, Armando Aversa, le sanzioni per violazioni del Codice della strada diminuiscono man mano nel tempo: «Gli automobilisti hanno imparato a rispettare il Codice e i limiti di velocità». Ecco qualche dato: nel Casalasco, giusto per restare nell’area di azione del nostro Fleximan, nel 2023 sono state elevate 8.571 sanzioni, con la parte del leone per l’autovelox di Pessina, che ha pizzicato 4.149 automobilisti; a seguire i due posizionati a Piadena Drizzona con 3.059 multe e infine quello sul territorio comunale di Torre de’ Picenardi con 1.363. Cioè 1.034 in meno rispetto al 2022. Lo sappiamo bene tutti, qualunque navigatore segnala la presenza di autovelox, che dunque non possono essere considerati una trappola acchiappasoldi per automobilisti.

Poteva certa politica non sfruttare questa ghiotta occasione per cercare facili consensi appoggiando la ribellione? Certamente no. Così come è diventato un fattore di scontro politico anche la decisione di alcune grandi città, Bologna e Milano su tutte, di attivare la zona 30. Cremona ha già deciso, Brescia sta per prendere l’ipotesi in considerazione per dare più sicurezza nei centri storici e in alcune zone di grande passaggio dei pedoni. Nei giorni scorsi il ministero dei Trasporti ha prodotto e inviato all’Anci una direttiva per limitare il provvedimento adottato dal capoluogo emiliano, in cui nei giorni scorsi si sono registrare proteste. Tra i manifestanti gente con la maschera del presidente argentino Milei, certamente non un campione di democrazia e di capacità di confronto. Anzitutto è bene ricordare che la velocità media in molte strade dei centri storici difficilmente riesce a superare quel limite di velocità a causa dell’intensità del traffico.

Nei comuni capoluogo italiani ci sono in media due auto ogni tre abitanti, altro che fluidità: il traffico è lumaca già per questo. La ‘Città 30’ è un fenomeno ormai consolidatosi a livello europeo, il Olanda è così il 70 per cento delle strade, in Francia una trentina di città l’hanno adottata, in Spagna lo fanno da tempo. Con quali risultati? A Bruxelles, dicono le statistiche, il numero degli incidenti nei primi tre trimestri dello scorso anno è diminuito radicalmente con meno pedoni e ciclisti coinvolti e con effetti meno nefasti; alcuni studi dimostrano che scendere da 50 a 30 all’ora riduce le emissioni di CO2 del 26 per cento. Certo, è necessario mettere in campo iniziative per favorire la circolazione e la sicurezza, con piste ciclopedonali sempre più protette per esempio, si deve implementare il trasporto pubblico e fissare regole diverse per il passaggio delle ambulanze e degli altri mezzi di soccorso. Ma la strada giusta è quella.



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Commenti all'articolo

  • stradivari

    28 Gennaio 2024 - 11:13

    Chissà perché Fleximan è un fenomeno in Italia, forse perché c’è la concentrazione di autovelox più alta d’Europa?

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