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TRASPORTO FERROVIARIO

Treni, linea ko vicino a Lodi: cancellazioni e ritardi

Viaggiatori a Milano anche 90 minuti oltre l’orario. Altro problema ad Acquanegra

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

02 Febbraio 2024 - 05:00

Treni

Pendolari alla stazione di Cremona

CREMONA - Ieri mattina raggiungere Milano in treno dalla città e dal territorio è stato quasi impossibile. Un guasto all’infrastruttura ferroviaria all’altezza di Lodi ha mandato ko i collegamenti più utilizzati dai lavoratori pendolari e dagli studenti, causando ritardi anche di un’ora e mezza. Ad accusare pesantissimi deficit orari sono stati ad esempio i regionali 2154, 2156 e 2158 per Milano Centrale, partiti rispettivamente alle 6,17, 6,53 e 7,38 dalla stazione cittadina. Tutti hanno accumulato oltre un’ora di ritardo con punte di 90 minuti. Ad aggravare ulteriormente la situazione è subentrato anche un problema tecnico all’altezza della stazione di Acquanegra Cremonese.

Questo scalo non viene coperto dai convogli della Mantova-Cremona-Codogno-Milano, ma solo da quelli che effettuano servizio tra il capoluogo provinciale e la cittadina in provincia di Lodi. La linea però è la medesima. Insomma, a disagi si sono aggiunti ulteriori disservizi. Per gran parte della mattinata è stato il caos, con migliaia di viaggiatori disorientati e in balia dei ritardi. Proteste e rabbia per chi era a bordo dei treni e si è trovato suo malgrado costretto a lunghe attese, magari fermi in aperta campagna, con comunicazioni carenti.

I problemi alle infrastrutture fanno capo a Rete ferroviaria italiana, che ha immediatamente schierato squadre di operai e tecnici per riparare i guasti di Lodi e Acquanegra. Ci sono però volute diverse ore prima che la situazione tornasse alla normalità. Dal canto suo Trenord, la società che gestisce i convogli, ha comunicato tramite i propri canali online il susseguirsi di ritardi dovuti ai problemi tecnici. Per diversi pendolari, però, questa informazione è arrivata tardivamente, impedendo a molti di cercare un’alternativa. Insomma, una volta a bordo i passeggeri non hanno potuto fare altro che portare pazienza.

Per la stragrande maggioranza di loro questa mattinata da incubo ha significato arrivare tardi sul posto di lavoro oppure all’università. Purtroppo non è la prima volta che i viaggiatori cremonesi subiscono simili problemi. Se non proprio all’ordine del giorno, guasti e altri impedimenti, accadono di frequente. La linea Mantova-Cremona-Codogno-Milano è rientrata tra quelle lombarde i cui utenti hanno diritto al bonus regionale valido per gli abbonamenti mensili di febbraio. Significa uno sconto del 30% sul ticket, dovuto al fatto che a novembre scorso la tratta non ha raggiunto gli standard di affidabilità previsti dal contratto in essere tra Regione e Trenord.

«MIA FIGLIA HA RISCHIATO DI SALTARE UN ESAME»

«Per fortuna i docenti sono stati magnanimi. Stavano già correggendo i testi dell’esame scritto, quando mia figlia è riuscita ad arrivare in aula, tutta trafelata. Ha spiegato loro cos'era successo, aveva già allertato preventivamente via telefono la segreteria. Le hanno permesso di sostenere ugualmente l’esame». A raccontare l’Odissea di Camilla, studentessa cremonese al terzo anno di Comunicazione d’impresa allo Iulm di Milano, è la madre. «Sapendo di avere la prova fissata per le nove stamattina (ieri, Ndr), Camilla è andata in stazione per prendere il treno delle 6,53 per Milano Centrale. Calcolati i tempi abituali del viaggio sarebbe riuscita ad arrivare in ateneo con un adeguato anticipo, anche considerando il fatto che ci vogliono almeno venti minuti da Centrale allo Iulm. Ovviamente il maxi ritardo ha sconvolto i suoi piani».

Il convoglio è rimasto bloccato per oltre 40 minuti a ridosso della stazione di Lodi a causa del guasto all’infrastruttura. «La comunicazione è arrivata tardivamente, nonostante il problema fosse noto dalle 6 – prosegue la madre della studentessa –: conoscendo quanto sia facile perdere delle ore per un guasto simile, mia figlia non avrebbe mai preso quel treno se avesse sapito in tempo utile cosa stava accadendo. Evidente che una volta a bordo non ha avuto nessuna possibilità di trovare un’alternativa». Per fortuna in università hanno capito, anche perché come Camilla diversi altri studenti in arrivo dal sud Lmbardia, ma anche da Piacenza, hanno subito la medesima sorte. Insomma, il tam tam via smartphone ha funzionato, Camilla ha parlato con la segreteria e avvisato del maxi ritardo.

«Sono stati molto gentili, le hanno detto di andare ugualmente in facoltà a sostenere l’esame, i docenti l’avrebbero aspettata. Ad un certo punto, prima di parlare con l’università, mia figlia aveva anche valutato l’ipotesi di tornare a casa. Non è scesa a Lodi in quanto non c’era il treno che la riportasse a Cremona». Al di là dell’episodio di ieri, a stressare studenti e lavoratori, è la costante incertezza legata al servizio ferroviario.

«Questa situazione deficitaria, con frequenti ritardi, problemi tecnici, cancellazioni e chi più ne ha più ne metta, mette in difficoltà in primis chi utilizza il treno, in seconda battuta intere famiglie – conclude la mamma della studentessa –: si vive costantemente con il piede alzato. Tutte le volte io e mio marito aspettiamo di capire se il treno che porta Camilla è in orario prima di muoverci da casa. Per chi non può permettersi un appartamento a Milano, la vita del pendolare, specialmente dello studente che fa avanti e indietro, è davvero un fardello pesante. Ormai anche con la lezione o l’esame a metà mattinata, i ragazzi partono comunque all’alba, per essere certi di arrivare in orario anche in caso di problemi. Inconcepibile se pensiamo che siamo in Lombardia nel 2024, una regione che rappresenta l’eccellenza italiana e europea in svariati settori e però non riesce ad avere un affidabile trasporto pubblico locale».

«CI VORREBBE FLEXIMAN», L'IRA CORRE SULLE CHAT

di Giulio Solzi Gaboardi

CREMONA - Pendolari infuriati, appuntamenti persi e ritardi sul lavoro e in università. Non hanno risparmiato nessuno i disagi che ieri mattina hanno interessato la linea Bozzolo-Milano a causa di un guasto all’infrastruttura tra Secugnago e Lodi e che hanno causato oltre novanta minuti di ritardi per le lunghe code di treni che procedevano su un binario unico: la precedenza, infatti, è stata assegnata a Intercity e Alta Velocità, come sempre avviene quando il regionale perde la traccia oraria regolare. Per i pendolari, ormai, è un’abitudine fin troppo consolidata e sono diventati eccezionali i viaggi senza disagi, guasti e rallentamenti. Insomma, anche ieri una mattinata funesta. E sui gruppi WhatsApp dei pendolari si scatena la polemica tra chi invoca un «fleximan anche per Trenord» e chi vorrebbe sporgere denuncia o chiedere il rimborso.

In realtà, questa volta, Trenord non c’entra, dato che i disagi all’infrastruttura sono materia di RFI, cioè delle Ferrovie dello Stato, anche se – tra i pendolari – qualcuno lamenta anche il freddo sulle carrozze del regionale 2156. «Non deve succede e basta — scrive un’altra ragazza — se no non pago più l’abbonamento e quando me lo chiedono rispondo: ‘il bagno funziona?’, ‘le carrozze sono tutte riscaldate?’ ‘il treno è puntuale?’: bagni rotti, aria rotta, sedili sporchi, pochi posti a sedere, devo andare avanti?» Chi paga un servizio, del resto, avrebbe diritto a un trattamento più rispettoso.

La testimonianza di Roberta Zuccoli, impiegata cremonese che lavora a Milano e ogni giorno usufruisce del servizio (o disservizio) ferroviario, parla chiaro: «Ho timbrato il cartellino con 92 minuti di ritardo – racconta – e ho finito di lavorare un’ora dopo. Le ore di ritardo si accumulano e diventa più difficile recuperarle! Insomma, sveglia alle 5, treno alle 6,13 e arrivo alle 9. Su questi treni la situazione è sempre la stessa e i problemi sono i soliti. Tra RFI e Trenord — continua –, ogni giorno si vivono esperienze che allenano a possedere competenze trasversali e capacità di adattamento: io, per esempio, ho imparato a vestirmi a strati durante tutto l’anno, non potendo prevedere se e come verrà utilizzata l’aria condizionata sulle carrozze. Di certo ho guadagnato punti per la mia vita successiva! Io poi – conclude scherzando Roberta – sono una privilegiata: sono riuscita a trovare un sedile e sono stata seduta per tutto il viaggio». L’ironia aiuta, ma non tutti la prendono con lo stesso spirito di Roberta: sono disagi gravi che possono costare il lavoro e la pazienza.

IL SINDACO DI BOZZOLO: «BLOCCATO SUE ORE AL FREDDO»

di Davide Bazzani

BOZZOLO - Gli echi delle lamentele per i ritardi di ieri mattina sono giunti anche a Giuseppe Torchio, sindaco di Bozzolo, centro mantovano che dal mese scorso è diventato un terminale molto importante perché da qui partono – come capolinea - i treni diretti a Cremona e Milano e qui arrivano quelli che viaggiano in direzione opposta, visto l’avvio dei lavori per il raddoppio della tratta tra Mantova e Piadena con la chiusura della circolazione su rotaia tra il capoluogo virgiliano e Bozzolo. Una situazione destinata a protrarsi per tre anni, quanto l’operazione sarà completata. Nel frattempo, a Bozzolo c’è l’intescambio da e per Mantova con i pullman sostitutivi.

Giuseppe Torchio


«Il fatto è – commenta Torchio – che basta un guasto perché vi siano ripercussioni a catena su tutta la linea. Ovviamente i pendolari si lamentano perché sono costretti a subire dei disagi. Un guasto in un punto nevralgico della rete può purtroppo avere ripercussioni a catena su tutto il sistema, causando ritardi, cancellazioni di treni e guai per migliaia di utenti. La fragilità del sistema ferroviario italiano di fronte ai guasti è una questione sicuramente complessa, che richiede attenzione e azioni su più fronti».


Nei giorni scorsi lo stesso Torchio è rimasto ‘vittima’ di un problema ferroviario che si è trasformato in una piccola odissea. Il sindaco era partito per la Capitale insieme al parroco don Luigi Pisani e a due collaboratori della parrocchia di Bozzolo per fare visita a monsignor Leonardo Sapienza, prefetto della Casa Pontificia nonché grande estimatore di don Primo Mazzolari. Il primo inghippo è stato all’andata, con uno scambio di treno consigliato dal personale a Bologna e arrivo a Roma con 40 minuti di ritardo. Al ritorno, a causa di un guasto tecnico sulla linea, il treno è rimasto bloccato per quasi 2 ore nelle campagne di Suzzara, accumulando oltre 2 ore e mezza di ritardo.

La stazione di Bozzolo

«Siamo fermi per un guasto a un treno di altra impresa ferroviaria. Attualmente la circolazione sulla linea è sospesa», ha raccontato Torchio in un video postato in diretta su Facebook. Passeggeri fermi al freddo e con un ritardo accumulato di oltre 2 ore e mezza: il treno doveva arrivare alle 23.03, ma alle 2 di notte era ancora fermo in campagna. «Questo era un Frecciarossa 1000 quando è stato varato – ha aggiunto Torchio nei suoi video notturni di aggiornamento – ora è un Frecciarossa e basta, quindi con potenzialità ridotte. I passeggeri fanno la notte all’addiaccio, qui. Speriamo che alla volta delle prime ore dell’alba siano nelle condizioni di ripartire verso Mantova», il commento social. A Bozzolo i quattro sono arrivati dopo le 3 di notte.


L’esposizione a guasti e ritardi si traduce in un senso di incertezza per gli utenti delle ferrovie. Questo stato non è solo una questione di logistica o di tempistica; è un'esperienza emotiva e psicologica che influenza profondamente la percezione del servizio ferroviario e, più in generale, la fiducia nelle infrastrutture pubbliche. Quel che si percepisce da parte dei viaggiatori è che la comunicazione da parte delle compagnie ferroviarie in questi casi di disguidi assume un ruolo cruciale. Informazioni tempestive, accurate e trasparenti possono alleviare significativamente lo stress dei passeggeri, fornendo loro gli strumenti per prendere decisioni informate. La capacità di adattarsi a nuove informazioni può restituire ai passeggeri una parte del controllo perso, mitigando l'impatto emotivo dell'incertezza

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