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LA FORMAZIONE. LE SFIDE

La magia del teatro in un’interrogazione

Rossetti, regista e docente del Torriani: «Con la drammatizzazione imparare è un gioco»

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

30 Gennaio 2024 - 09:17

La magia del  teatro  in  un’interrogazione

CREMONA - Le interrogazioni come scene di uno spettacolo teatrale in cui personaggi storici e letterari vengono agiti dagli studenti. «Per spiegare e verificare il perché Tiberio divenne imperatore suo malgrado, ho interrogato tre ragazzi dividendo i ruoli: Tiberio, c’era chi impersonava il senato, chi i tribuni della plebe. I ragazzi se la sono cavata alla grande, ma soprattutto hanno capito come il ruolo dell’imperatore non potesse non tener conto della paura dei Romani per la dittatura e la nostalgia della res publica», spiega Andrea Rossetti, docente di italiano al Torriani, scuola diretta da Simona Piperno, ma prima di salire in cattedra regista teatrale. «Mi sono formato come attore a Roma, ho avuto modo di studiare con Carlo Merlo e Mario Scaccia come professore di lettura poetica, e Pupella Maggio — racconta —. Per buona parte degli anni Novanta ho pensato che il teatro potesse essere la mia vita. Ho collaborato col teatro dell’Orologio dove Elio Testoni metteva in scena spettacoli con attori i membri della commissione Sanità di Palazzo Madama e in cui non mancava mai qualche senatore della Repubblica. Per due anni sono stato al Teatro in Portico, dove lavorava Gigi Proietti, prima di andare al Brancaccio. Ho realizzato alcune regie con gruppi universitari, Luca De Filippo non mi fece pagare i diritti quando mettemmo in scena La grande magia».

È un fiume in piena il professor Rossetti che ricorda quando tentò l’esame di recitazione, ma reduce dai Canti Orfici di Carmelo Bene, fece una prova d’attore con le sonorità del genio pugliese e fu bocciato.

Poi l’amore e il matrimonio che l’hanno portato a Cremona, dove inizialmente ha curato diversi laboratori in ambito sociale, lavorando per la Focr e per alcune cooperative del territorio con progetti ad hoc. «Poi scoppia il Covid, tutto si ferma e io comincio a insegnare — continua —. Inizio a fare supplenze, a Crema, Torre de’ Picenardi e Offanengo, alle medie. Con la didattica a distanza mi invento di trasformare interrogazioni in telegiornali per cui i ragazzi si sentono chiamati in causa, diventano protagonisti, fanno esperienza di ciò che apprendono. Funziona e la distanza si accorcia, soprattutto quella affettiva ed emotiva. Poi sono passato di ruolo al Torriani e con Josita Bassani e Chiara Beccari abbiamo dato il via a un laboratorio teatrale, coinvolgendo studenti di tutte le classi e indirizzi».

Per il regista Rossetti il teatro non si fa solo durante le ore di laboratorio, ma è uno strumento che utilizza in classe: «Può sembrare strano, ma la possibilità di drammatizzare concetti, vicende storiche, movimenti letterari permette ai ragazzi di fare proprio ciò che studiano, perché i contenuti passano attraverso il corpo — spiega —. Ovviamente le interrogazioni ci sono, così come le verifiche, ma la formula, quando è possibile, non è inquisitoria e se lo è, è all’interno di una finzione e si sa che in teatro la finzione aiuta a svelare la verità. Banalmente se uno studente sa o meno».

Folta barba, occhiale scuro, Rossetti è entusiasta e dice: «Ora con Josita Bassani stiamo lavorando allo spettacolo che porteremo a Roma nel mese di maggio all’interno di Otis Festival Oltre i confini il teatro incontra la scuola —conclude —. Siamo partiti da Casa di bambola e da Antigone riflettendo e agendo sugli stereotipi femminili. La performance verrà presentata alla Notte dei Musei del Torriani, poi a fine maggio saremo a Roma e sarà bello perché i ragazzi potranno confrontarsi con studenti e attori provenienti da tutta Europa».

Ed in merito Bassani osserva: «Il laboratorio per la realizzazione dello spettacolo di maggio si avvarrà della collaborazione degli altri percorsi in essere al Torriani: quello di musica e quello di videomaking affinché la contaminazione delle arti performative diventi motore di idee e supporto ad azioni condivise tra gli studenti e tra gli studenti e i docenti — racconta —. Il laboratorio teatrale e la condivisione con Rossetti ci ha reso consapevoli di quante competenze sommerse ci siano fra colleghi e quanto queste possano diventare risorse per la nostra comunità educante».

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