L'ANALISI
IL BUCO NERO DELL'ISTRUZIONE
09 Gennaio 2024 - 05:00
CREMONA - È il grande buco nero della scuola, è la cartina di tornasole del sistema formativo italiano, è un campanello d’allarme a cui si cerca di correre ai ripari. A questo punta l’investimento del Pnrr pari a 3milioni 263mila euro, stanziato per l’intero territorio cremonese per mettere in atto strategie contro la dispersione scolastica con iniziative in parte già in corso. Dare cifre precise non è facile, la stessa terminologia oscilla fra dispersione ed evasione scolastica, come si può leggere nel rapporto del Sistema scolastico e formativo nel Comune di Cremona, realizzato da uno staff di docenti e ricercatori della Cattolica, coordinati dal professor Pierpaolo Triani. Mentre è in preparazione un nuovo report, in cui il focus su evasione e dispersione promette di essere approfondito.
Attraverso il motore di ricerca, utilizzato dall’Ufficio Statistico della Provincia per analizzare la popolazione scolastica, si può osservare come sulle superiori coloro che a livello provinciale, nell’anno scolastico 2017/2018, erano iscritti in prima erano 3.448 studenti, di questi sono arrivati al quinto anno in 2.860, il che vuol dire che solo sulle superiori il 17% circa, uno su 6 studenti, non ha concluso il percorso scolastico in tempi regolari. A livello cittadino gli iscritti alle superiori nel 2017/2018 erano 1.626, in quinta invece 1.404 con uno scarto di 222 studenti in meno pari al 13,6%. Tale dato non tiene comunque conto degli eventuali trasferimenti in altri territori, ma altresì è il dato legato agli iscritti all’ultimo anno e non al dato di quanti effettivamente hanno passato l’Esame di Stato.
In un certo qual modo a dare conto di questa cifra è la rilevazione, aggiornata al novembre 2023, è Regione Lombardia che stima che il 9% su tutte le scuole di ogni ordine e grado non concluda il proprio percorso formativo, percentuale che sul territorio cremonese si attesta sul 12,2%. In termini di successi scolastici e di tempi di conclusione del percorso di istruzione nell’anno scolastico ‘20/’21, a livello provinciale: il 92,97% degli studenti dei licei ha concluso il corso nei tempi regolari, percentuale che passa 91,99 nel Comune. Chi ha ripetuto un anno è stato il 6,27% a livello provinciale e il 6,62% nel comune. Chi ha ripetuto due o più anni al liceo è pari allo 0,75% in provincia e all’1,37 in città. Nei tecnici il 14,03% ha ripetuto almeno un anno, la percentuale cittadina è del 13,93; chi ha alle spalle due o più anni di ritardo sono lo 28,72% in provincia e l’3,24% in città.
I dati si fanno più pesanti nei professionali 28,72% degli studenti che ripetono almeno un anno, a livello provinciale, la percentuale cittadina si attesta sul 22,58%. Chi ha due o più anni di ritardo sul percorso di istruzione è pari al 14,53% a livello provinciale e il 15,65% a livello cittadino, secondo il report coordinato dal professor Triani della Cattolica. A fronte di questi dati le scuole si sono e si stanno attrezzando, proprio grazie ai fondi del Pnrr, per limitare l’abbandono scolastico che influisce sulle famiglie come sull’intera comunità.
In merito Nicoletta Ferrari, preside dell’Einaudi e reggente al Manin, osserva: «Per prevenire la dispersione e la tentazione di lasciare la scuola addirittura in classi finali abbiamo attivato una serie di azioni volte a potenziare le competenze di base: linguistiche, logico-matematiche e comunicative — afferma —. Abbiamo cercato di lavorare da un lato sugli apprendimenti, ma anche coinvolgendo le famiglie e lavorando a livello laboratoriale per aiutare i ragazzi in difficoltà, attraverso attività di mentoring e coatching, ma anche con laboratori espressivi per cercare di motivare e ri-motivare gli studenti che danno segno di voler abbandonare o semplicemente di demotivazione. Gli interventi che abbiamo messo in atto sono di carattere individuale, ma anche per piccoli gruppi. A queste iniziative si affiancano poi tutta una serie di azioni di orientamento in entrata che hanno come finalità quella di coinvolgere gli studenti delle terze medie per far capire e provare loro i diversi indirizzi della scuola, al fine, attraverso l’esperienza diretta, di potere portare avanti una scelta consapevole della scuola superiore».
«Noi abbiamo fatto un accordo con gli istituti comprensivi in cui abbiamo presentato le materie di indirizzo perché gli studenti di terza media potessero farne esperienza attraverso strategie ludico/espressive — dice Gloria Grazioli, vicepreside del Ghisleri —. Da dopo il Covid si sta rilevando un fenomeno del tutto nuovo di disamore nei confronti della scuola in classe quarta, questo rischia di mettere a repentaglio la conclusione del percorso. Di fronte a questo fenomeno abbiamo coinvolto professionisti e personale interno qualificato per rimotivare i ragazzi e far ritrovare loro l’entusiasmo negli apprendimenti. C’è bisogno di nuove strategie e di aiutare gli studenti a ritrovare il senso del loro percorso formativo. I numeri ci aiutano a capire il fenomeno, ma poi bisogna agire di conseguenza, ne va del futuro dei ragazzi e dell’intera comunità».
CREMA - Continua a scendere il numero di studenti che si allontanano dalla scuola in Lombardia, prima di aver preso il diploma. Secondo gli ultimi dati disponibili, esposti a novembre dall’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro, Simona Tironi, nel 2022 la percentuale era del 9,9, contro il 13,3 del 2018. La Provincia di Cremona si pone invece sopra la media, con il 12,2% dei ragazzi che abbandona gli studi precocemente. In controtendenza però Crema, dove la percentuale di abbandono è soltanto dell’8,3%, vale a dire un alunno che non termina il percorso ogni 12 che si iscrivono alle scuole superiori.
Sul fenomeno dalla dispersione interviene Paola Orini, dirigente scolastica dell’istituto superiore Galilei di Crema, che prova a proporre delle soluzioni. «La riduzione del numero di abbandoni precoci passa prima di tutto attraverso una scelta responsabile e ponderata del corso di studi. Le scuole medie danno dei consigli orientativi in base di risultati dell’alunno e all’osservazione dei suoi punti di forza e delle sue debolezze, ma anche delle sue attitudini e competenze. Purtroppo, a volte i ragazzi ma soprattutto le loro famiglie non seguono questi consigli. Ne consegue un insuccesso alla scuola superiore, con passaggio magari in altro istituto in corso d’anno». Cosa che spesso disorienta. «Un altro motivo della dispersione scolastica — aggiunge Orini — sono le condizioni socio-economiche e culturali svantaggiate dell’alunno. Chi ha la fortuna di nascere e di crescere in un ambiente culturalmente elevato ha dei vantaggi».
Le scuole fanno molto per aiutare gli allievi in difficoltà. «Al Galilei – spiega la preside – all’inizio del primo anno facciamo dei corsi di riallineamento per chi arriva con competenze limitate o non adeguate. La mancanza di continuità didattica spesso penalizza. Inoltre, organizziamo corsi di recupero, ai quali abbiniamo la peer education, nella quale studenti del triennio aiutano i loco compagni più giovani. Non sempre, però, si riesce a colmare le lacune». Le scuole aiutano molto per evitare la dispersione, ma non sempre gli studenti fanno altrettanto. «Va richiamato il senso del dovere. Ai ragazzi va insegnato che ci si deve impegnare, che la fatica è necessaria. Ciò che si ottiene con niente, vale poco. Non dobbiamo comunque dimenticare che anche gli studenti bravi e volonterosi vanno aiutati ad emergere e ad eccellere».
A chi predica una rivoluzione didattica per ridurre la dispersione, Orini replica: «Direi che c’è già stata. I docenti si impegnano a rendere le lezioni attrattive e accessibili, coinvolgendo gli alunni». L’ultima osservazione della dirigente del Galilei è sul fatto che la dispersione è più alta tra i ragazzi che tra le ragazze: «Le ragazze sono più abituate fin da piccole ad essere più responsabili e hanno spesso un surplus di impegno. Di fronte alle difficoltà, quasi sempre reagiscono in maniera diversa dai ragazzi. E poi, pretendono di più da se stesse». Tirando le somme, l’orientamento è uno dei principali strumenti per contrastare la dispersione scolastica. L’assistenza psicologica e pedagogica può aiutare, così come l’inclusione sociale, e aggiungiamoci pure una didattica innovativa. Corsi di riallineamento, di recupero e educazione alla pari non guastano. Ma alla base di tutto c’è la disponibilità dello studente all’impegno e al sacrificio. Aiutati che il ciel t'aiuta.
CASALMAGGIORE - «Il nostro tasso di abbandono scolastico è quasi pari a zero, in tre anni che sono qui come dirigente ricordo due studenti che hanno abbandonato prima di terminare gli studi». Si esprime così Daniela Romoli, dirigente dell’Istituto d’Istruzione Superiore ‘Giovanni Romani’ di Casalmaggiore. «La nostra è una scuola di periferia e rispetto ai numeri delle grandi città è ancora piccola, vi accedono i ragazzi che abitano nel territorio. Non dicono che gli studenti vengono seguiti uno a uno, ma poco ci manca. Questo fattore di maggior attenzione sicuramente favorisce il completamento del percorso di studi. Anche nel corso di Operatore delle telecomunicazioni che prevede una qualifica dopo tre anni e la possibilità degli studenti di entrare già nel mondo del lavoro c’è un proseguo degli studi, abbiamo una classe di 24 alunni. Quindi anche in questo caso quando i ragazzi potrebbero lasciare la scuola con un attestato, preferiscono proseguire e ‘portare a casa’ un diploma più importante».
Secondo la dirigente l’abbandono poi non pregiudica la fine del percorso scolastico. «Nei casi che abbiamo visto, l’abbandono era più relativo a problematiche personali. Infatti gli studenti, che in questi casi frequentavano il quarto anno, si sono poi iscritti come privatisti per prendere il diploma. Se cambiano scuola invece lo sappiamo perché devono avere il nulla osta dal nostro istituto». Sulle classi basse, un fatto favorevole di avere tanti indirizzi nello stesso plesso, secondo Romoli, favorisce il cambio di corso di studi in itinere. «Capita che uno studente cambi indirizzo in corso d’opera, oppure che arrivi da altre scuole per proseguire qui. In questo caso abbiamo avuto parecchi cambi ma pochissimi che abbiano abbandonato del tutto».
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