L'ANALISI
24 Gennaio 2024 - 12:09
CREMA - Dal malumore allo scontro politico fino alla sollevazione social:la chiusura al traffico del ponte Cadorna per necessari lavori di ristrutturazione (si parla di un anno, forse più) ha travolto l’amministrazione guidata dal sindaco Fabio Bergamaschi e riproposto l’annoso dilemma: ristrutturare o abbattere? «Nel caso specifico — spiega il Soprintendente Gabriele Barucca — si tratta di una questione puramente normativa che non può essere ignorata, come mi è invece parso di capire dai commenti dei cittadini e dei politici. Negli anni è mancata la manutenzione. Ora la si farà a regola d’arte e il ponte tornerà fruibile a vivrà ancora per molto e molti anni».
La struttura è sottoposta a vincolo di tutela, la Soprintendenza si è già espressa rinfocolando così le argomentazioni di chi vorrebbe ridurre il centenario ponte a un mucchio di macerie, perché — scrive il popolo di Facebook — si fa prima a demolire e ricostruire che recuperare l’esistente. Un’opzione che il Comune aveva astrattamente vagliato come prioritaria in un certo momento e subito abbandonata. Il ponte ultracentenario è vincolato dalla Soprintendenza, «piaccia o non piaccia, è un dato di fatto», aveva aggiunto Bergamaschi.
«Ritorno sul concetto di programmazione della manutenzione, sempre più indispensabile - prosegue Barucca — tanto più se riguarda manufatti di uso comune come un ponte, che dovrebbe avere vita lunghissima, ma alla condizione che chi deve, se ne prenda cura nel tempo —. Mi capita di leggere che i ponti, dopo cent’anni, andrebbero demoliti e ricostruiti e rabbrividisco. Dobbiamo demolire tutti i ponti in uso che la civiltà romana ci ha lasciato in eredità? Il concetto è chiaro, e insisto: dobbiamo essere contenti di aver ereditato questo patrimonio, tocca a noi aiutarlo a mantenersi in salute perché chi verrà dopo di noi ne possa godere. Se c’è un uso che non è più compatibile o non risponde più ai tempi, facciamo in modo che la struttura in questione lo diventi, sempre nei limiti della ragionevolezza».
E sull’ipotesi di demolizione aggiunge: «Una soluzione estrema immotivata, con tempi lunghissimi di esecuzione, non meno di tre anni, e costi altissimi di abbattimento e smaltimento dei materiali, quasi triplicati rispetto a quanto andrà a costare il consolidamento delle arcate centenarie (due milioni di euro, ndr). Non da ultime, una infinita serie di normative stringenti uscite all’indomani della tragedia del ponte Morandi». E allora viene da chiedersi se l’abbattimento sia davvero l’alternativa migliorativa se con esborso e tempi contenuti è possibile ripristinarne la funzionalità e la sicurezza.
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