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SORESINA

Per l'accusa "rapinò due anziani": la ricostruzione dei Cc

Sei anni fa, le indagini dei due episodi vennero fatte dai militari, sentiti al processo

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

16 Gennaio 2024 - 17:51

Per l'accusa "rapinò due anziani"

Il tribunale di Cremona

SORESINA - «Da quella storia mio padre non si è più ripreso». Elena è la figlia dell’anziano Guido, classe 1933, scomparso il 17 agosto del 2018. Il 6 novembre del 2017, martedì, per l’accusa sarebbe stato rapinato da Gelsomina Amico, di Soresina, che dall’84enne qualche volta andava a fare le pulizie. Lo avrebbe aggredito in auto, portandogli via portafoglio con dentro più di 400 euro e bancomat, il telefonino e l’orologio. Negli occhi gli avrebbe spruzzato qualcosa. Per l’accusa, Amico sarebbe anche la stessa donna che il 15 dicembre successivo, venerdì, in una via del paese avrebbe tentato di scippare la borsa all’anziana Annamaria, classe 1935, buttandola a terra: tre giorni di prognosi e un gran spavento.

Sei anni fa, le indagini vennero fatte dai carabinieri, sentiti oggi al processo.

Il primo episodio. Ai giudici, la figlia dell’anziano Guido ha raccontato di essere stata chiamata la mattina del 6 novembre dai carabinieri. «Mi avevano detto che papà aveva avuto un piccolo incidente». Dopo la presunta rapina messa a segno in una strada di campagna il padre era riuscito a raggiungere Genivolta. Aveva parcheggiato l’auto davanti a una trattoria. Qui era stato soccorso e poi portato in ospedale.

Alla figlia, l’anziano diede due versioni «per paura o per vergogna». La prima. «Mi raccontò di aver visto da lontano una signora che stava camminando. Pioveva, era dispiaciuto. Le offrì un passaggio. Mi disse che in una vietta che porta al canale di Genivolta , fu aggredito. Non aveva più il portafoglio, il telefonino. Sull’auto di mio padre, abbiamo poi trovato il tappo di uno spray che gli era stato spruzzato negli occhi, ma non era lo spray al peperoncino». È la prima versione «un po’ edulcorata», per dirla con il pm. Perché poi, «facendolo parlare - ha proseguito la figlia - papà mi ha detto che lui aiutava questa signora e sua figlia. Mi ha raccontato che da Soresina doveva portarla (l’imputata, ndr) a Soncino, che in una via nei campi lei lo ha aggredito: lo ha graffiato e gli ha puntato lo spray in faccia. Lei è scappata dall’auto con il telefono cellulare, così lui non ha potuto chiamare, l’orologio, il portafoglio, l’orologio. Lui è riuscito a guidare e a raggiungere il parcheggio davanti a una trattoria di Genivolta dove hanno visto il papà spaventato con un po’ di sangue. Gli bruciavano gli occhi , hanno chiamato i soccorsi».

Il secondo episodio. Danilo abita nella stessa via dove aveva casa l’anziana Annamaria. Alle 17.45 circa del 15 dicembre, «io e mia moglie stavamo rientrando in auto dalla spesa. Ho visto la signora a terra, e, di spalle, un’altra signora». Danilo scese dall’auto per dare una mano. «L’anziana mi ha detto che l’altra dona la stava derubando». L’altra, «ha preso la bici ed è scappata, mentre l’anziana mi ha detto di essere stata aggredita. L’ho accompagnata in casa». Attilio ha visto «un attimo» la rapinatrice. Nel 2017 diede una descrizione abbastanza dettagliata ai carabinieri: «Circa 45 anni, alta 1 metro e 65, capelli neri lisci, giubbino bianco». «Sei anni fa, «il volto lo avevo visto di lato», ha precisato oggi il teste che a Soresina vedeva girare in bicicletta la Amico. Un volto dunque non sconosciuto. Oggi ha riconosciuto l’imputata nella foto numero 4 del fascicolo fotografico preparato da chi ha indagato. «È sicuro che fosse lei quella del fatto? Mi sembrava lei, non sono sicuro al 100%». Chi è sicuro che la Amico fosse proprio la donna che si stava allontanando in bicicletta, è Andrea che in quella via ha il garage. Stava uscendo dal box. Vide Attilio che stava soccorrendo l’anziana appena aggredita. «Ho alzato la testa, ho visto che la Amico stava andando via in bicicletta. La conosco, perché abita nella stessa via dove risiede un mio amico». Quel giorno, i carabinieri si mossero subito. «Alle 18.55 la centrale operativa ci disse di andare a Soresina da una signora vittima di un furto con strappo. In casa c’erano già i soccorritori».

Gli investigatori raccolsero informazioni anche presso i colleghi della stazione di Soresina. Gli elementi li portarono in via Montenero, dove abitava l’imputata. Non la trovarono. Non c’era neanche la sua bicicletta parcheggiata fuori. Dai colleghi, vennero a conoscenza che l’Amico «era già indagata per reati contro il patrimonio». Difesa dall’avvocato Rita Favaretto, l’imputata racconterà la sua verità il 26 marzo prossimo, giorno della sentenza. 

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