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LE TAVOLE DEL CHIOSTRO

Quando la cucina è inclusiva: fragili col cappello da chef

Una mostra racconta il progetto Caritas per l’inserimento lavorativo di disabili e persone con vulnerabilità sociale

Dario Dolci

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redazione@laprovinciacr.it

13 Gennaio 2024 - 08:25

Quando la cucina è inclusiva: fragili col cappello da chef

CREMA - «Una società evoluta si vede da come tratta le persone fragili, i poveri, gli ultimi». Si riassume in questa frase di Claudio Dagheti, direttore della Caritas, l’essenza del progetto presentato ieri a ‘Le Tavole del Chiostro-Ristorante sociale’ di via Bottesini, denominato ‘Cinque quadri, cinque racconti’. Si tratta di opere artistiche realizzate dai giovani tirocinanti del ristorante, ragazzi fragili, appunto. Nel laboratorio di terapeutica artistica, condotto da Giuditta Maccalli i sette partecipanti hanno lasciato una traccia sulla tela, animando e raccontando, con le forme e i colori, la funzione del ristorante sociale.

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Uno dei cinque quadri realizzati dai tirocinanti del ristorante sociale

«Che è nato nel 2018 – spiega Dagheti – ed è un progetto di Caritas finalizzato all’inserimento lavorativo di giovani con disabilità, ma anche di richiedenti asilo o di persone che vengono da un’esperienza in carcere. Vogliamo dare una possibilità occupazionale a chi è fuori dal mercato del lavoro. Il ristorante va avanti con persone svantaggiate, ma il servizio è a pagamento e ciò consente di sostenersi. Se si vuole, è anche una sfida. Nei servizi di Caritas inseriamo circa 50 persone all’anno».

Le Tavole del chiostro sono coordinate da Barbara Filini, mentre Margherita Brambilla è la responsabile dell’area inserimento lavorativo.

«Il progetto dei quadri – spiega quest’ultima – nasce da un sogno di Caritas, per dare valore alla fragilità come un segno alla comunità. È stato un lavoro di équipe, nel quale i ragazzi si sono misurati e hanno fatto un’esperienza comune. Ogni quadro racconta le persone che vivono qui e quello che fanno».

Ciò che le Tavole rappresentano è stato spiegato da Filini: «Sono nate cinque anni fa da un’idea di Caritas e della cooperativa sociale Le Orme. Di fatto un sogno: quello di creare non un ristorante qualsiasi, ma un luogo che, oltre a servire buoni piatti, offra opportunità d’inserimento lavorativo temporanee a persone svantaggiate. Le quali, attraverso l’esperienza nel mondo della ristorazione, particolarmente sfidante in quanto in continua evoluzione, possono costruire il proprio futuro partendo da se stesse e dalle proprie risorse, al di là di diagnosi o etichette».

La bontà del progetto è stata sottolineata dal sindaco Fabio Bergamaschi: «Questa impresa sociale, fatta di relazioni, è una ricchezza per la città. Abbinata all’arte acquista ancora più valore».

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