L'ANALISI
14 Dicembre 2023 - 05:00
CREMONA - La fuga di infermieri e Oss non è l’unico problema con il quale le Rsa devono fare i conti dal post pandemia. Il sindacato Uneba Lombardia (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale) nei giorni scorsi ha infatti lanciato un allarme parlando di 17mila anziani fragili che nella sola provincia di Brescia sarebbero in attesa di ricovero nelle Rsa del territorio, a fronte di soli seimila posti a disposizione. A Cremona la situazione è decisamente meno preoccupante, ma il conteggio è tutt’altro che semplice perché manca una lista unica: ogni casa di riposo fa da sé. Sommando le liste delle 24 accreditate del distretto cremonese (dati tratti dal portale di Ats) si arriva però ad un ipotetico numero: 1.589. Dato da ‘scremare’, nel senso che la stessa persona potrebbe essere iscritta a più istituti aspettando una chiamata, ma che dà comunque l’idea della portata del fenomeno. Diverso il discorso nel Cremasco, dove la lista è già unitaria e supera le 500 persone.
«So che molte strutture hanno un’attesa, alcune lunghe, altre più corte – spiega don Roberto Rota, referente di Uneba Cremona –. Il calcolo preciso degli anziani che aspettano un posto è complesso, anche perché, a differenza dell’area cremasca, nel Cremonese c’è una certa autonomia nella gestione delle liste. Non mi risulta una situazione preoccupante, ma non significa che il problema non ci sia». E lo conferma subito dopo Giovanni Scotti di Arsac, l’Associazione delle residenze socio-sanitarie della provincia di Cremona che conta una trentina di strutture sul territorio (anche nel distretto Cremasco).
«A dispetto di quanto sostiene Bertolaso, secondo il quale le Rsa andrebbero chiuse – si toglie subito un sassolino, facendo riferimento alle recenti dichiarazioni dell’assessore regionale – le liste d’attesa ci sono e questo significa che c’è l’esigenza di queste strutture. Effettivamente è complesso fare una stima precisa sugli anziani in attesa nel Cremonese, sia perché non c’è una lista unica sia perché c’è la possibilità di iscriversi in più case di riposo. Solitamente tre. E così il conteggio totale potrebbe comprendere le stesse persone, in lista da più parti. In media, nelle strutture iscritte ad Arsac, ci sono liste di almeno 30-50 persone. Poi ci sono differenze anche abbastanza ampie a seconda della struttura, del territorio, della capienza».
Scotti spiega che prima del Covid la gestione della lista era unitaria, ma i noti problemi legati alla pandemia hanno portato le case di riposo a optare per gestioni separate. Ciò però non significa mancanza di collaborazione: «Le liste diverse sono anche legate al fatto che ogni struttura ha regole differenti, ad esempio per l’accesso spesso si privilegiano i residenti del territorio. C’è però un’unica scheda sanitaria e nel momento in cui una persona entra, le altre strutture in cui era iscritta vengono avvisate». Stando al portale Ats, con dati aggiornati in parte a novembre e in parte a dicembre, le liste più lunghe sono quelle delle strutture accreditate con più capienza. Come il Vismara di San Bassano che conterebbe 236 in attesa. Insomma, dopo l’emergenza Covid che aveva in parte svuotato le strutture, si è tornati a pieno regime. Resta però il nodo personale: in questo caso nessuna lista d’attesa, anzi. Tanto per fare un esempio, proprio al Vismara ieri c’è stato un open day alla ricerca di operatori: «Cerchiamo Oss, Asa, ausiliari, badanti», è l’appello lanciato anche via social.
CREMA - Si tratta del risultato di un lavoro condiviso da Comunità sociale cremasca, Asst, 48 comuni del distretto e ovviamente case di riposo, ed è una novità assoluta per il territorio provinciale e nemmeno in quelli limitrofi. Le 8 rsa del Cremasco utilizzano i medesimi criteri, la medesima valutazione dei potenziali pazienti da ricoverare, a differenza delle relazioni singole in precedenza inviate da ciascun Comune. «Un metodo – sottolinea Chiara Tomasetti, presidente di Csc – che possiede una valenza scientifica per cui è garanzia di trasparenza e di uguaglianza oltre che di appropriatezza, nel senso che la valutazione multidimensionale di per sé utilizza metodi idoenei e specifici per arrivare al punteggio di cui si doterà il soggetto richiedente».
Ad oggi la lista di attesa per un posto nelle otto rsa è in diminuzione: conta 530 persone, a settembre era di 550. Questo nonostante la media delle richieste mensili sia salita dalle 39/40 del 2021 alle 53 del 2023. «La valutazione prende in considerazione molti fattori e le condizioni a 360° del cittadino che ha fatto richiesta – prosegue la presidente e ex sindaco di Castelleone –: sicuramente le sue condizioni personali fisiche e cliniche, ma anche quelle familiari e sociali per avere la risposta adeguata ai relai bosogni. Un verifica così complessiva potrebbe fare emergere dei bisogni diversi rispetto a quello di essere ospite all'interno della Rsa. Oggi una persona che si sente non efficiente non completamente indipendente pensa di doversi recare in una struttura come unica soluzione, la valutazione mette in evidenza altri aspetti e magari altre opzioni, penso all’assistenza domiciliare rafforzata e all’attivazione di altre reti».
Data la difficoltà che hanno le rsa cremasche nell’ ottenere più posti letto accreditati dalla Regione, questa analisi precisa dei bisogni del potenziale degente, può essere una soluzione per evitare l’ingolfarsi ulteriore della lista d’attesa. «Ovviamente ogni richiedente può esprimere una preferenza sulla struttura che preferisce – aggiunge Tomasetti –: i dati della lista d'attesa ad oggi disponibili non sono dati ‘puliti’ in quanto sommano tutte le richieste ricevute senza alcuna scrematura, perché le condizioni precedenti non davano la possibilità di fare questo tipo di di raffronto e misurazione. Oggi c'è questa possibilità e quindi arriveremo ad una scrematura naturale, sia perché, come detto la risposta ai bisogni della singola persona può non essere l'ospitalità nella residenza, ma altro, sia perché tra i criteri del nuovo modello vi è anche la possibilità di non considerare la domanda dopo due rifiuti. Non di rado le richieste vengono inoltrate in modo troppo preventivo».
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