L'ANALISI
10 Dicembre 2023 - 05:30
I quasi mille studenti universitari fuori sede vivono a Cremona per buona parte dell’anno; rappresentano una quota sostanziosa della popolazione totale di 2.323 iscritti alle cinque sedi di Ateneo attive in città; hanno idee e suggerimenti per rendere sempre più accogliente e viva la città e, soprattutto, portano soldi e freschezza non solo di idee ma anche di vita e di esperienza. Sono un potenziale fattore di sviluppo intellettuale ed economico. Eppure per molti concittadini sono ancora un corpo estraneo, se non addirittura un problema perché con la loro presenza hanno cambiato la quotidianità della città. Affollano i bar, colorano la movida, fanno un bel ‘chiasso’ che a qualcuno non piace.
Rivendicano da tempo una sorta di diritto di cittadinanza e, finalmente, stanno per avere un loro ‘parlamentino’. Con voto unanime il Consiglio comunale nei giorni scorsi ha approvato l’istituzione della Consulta interuniversitaria, un organismo elettivo con facoltà consultive e propositive relativamente al mondo dell’istruzione (comprende anche una rappresentanza di ragazze e ragazzi delle scuole superiori cittadine).
Il ‘parlamentino’ studentesco è figlio legittimo del Tavolo di coordinamento del progetto ‘Cremona, città universitaria’, formato dal Comune di Cremona, dalla Fondazione Arvedi Buschini, dal Politecnico, dall’Università Cattolica, dall’Università di Pavia, dall’Università di Brescia, dal Conservatorio Monteverdi e dalla Curia vescovile. Dentro, per volontà di Giovanni Arvedi, anche rappresentanti degli studenti.
Per dirla con le parole dell’assessora all’Istruzione, Maura Ruggeri, «la Consulta trova ragion d’essere nel progetto di sostegno agli studenti universitari e alle Università con sede in città sul quale l’amministrazione comunale ha scelto di investire risorse per favorire lo sviluppo del sistema universitario cremonese, in quanto fattore essenziale di sviluppo del territorio».
«Oltre a rappresentare uno strumento di conoscenza del mondo giovanile e di confronto con esso». Dunque, come si legge nel documento programmatico, la Consulta «mira a rappresentare tutti gli studenti che vivono a Cremona o frequentano le sue istituzioni scolastiche e universitarie; essere un organismo di collegamento, confronto e collaborazione con le istituzioni, un canale di consultazione e comunicazione, per comprendere meglio le esigenze e le prospettive degli studenti. Inoltre, avrà lo scopo di promuovere l'interazione tra i giovani e gli studenti della città, creando un'opportunità per la socializzazione e la partecipazione».
Composta dai rappresentanti degli studenti di tutti gli Atenei della città, la Consulta darà inizio alle proprie attività votando un Direttivo il cui compito è di condividere le linee di indirizzo della Consulta stessa oltre che di proporre progetti ed iniziative dedicate ai giovani. Un organismo del quale si sente la necessità, perché si ipotizza che la popolazione studentesca universitaria sia destinata a crescere fino a quattromila unità entro l’anno prossimo, quando saranno ultimati i lavori di rifunzionalizzazione della ex Caserma Manfredini, finanziati dalla Fondazione Arvedi Buschini, destinata a ospitare il nuovo Campus del Politecnico e un convitto per circa 160 studenti.
Quattromila studenti universitari per una città da 70mila abitanti: un rapporto ideale per una convivenza rispettosa delle reciproche esigenze. In realtà, un primo ‘cahier des doléances’ i ragazzi lo hanno già redatto. E si tratta di richieste nel segno del buon senso e abbordabili dall’amministrazione pubblica. E lo hanno fatto rispondendo al sondaggio voluto dalla Fondazione Arvedi Buschini e realizzato in collaborazione con il professor Fabio Antoldi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dell’Informagiovani del Comune di Cremona e degli Atenei.
Le domande sono state inviate a tutti gli oltre 2.300 studenti universitari che frequentano gli Atenei cremonesi, cui ha risposto circa il 25 per cento dei ragazzi, anche grazie ad appositi totem piazzati nei campus. Un buon risultato, considerando il grado medio di coinvolgimento espresso da iniziative di questo genere. Ai giovani è stato chiesto di indicare il loro punto di vista e le loro proposte su Cremona come città universitaria da vivere in tutte le sue dimensioni: studio, tempo libero, alloggi, trasporti pubblici, ristorazione e così via, anche in termini di priorità.
I risultati di questa ricerca verranno resi noti nel dettaglio solo giovedì prossimo a palazzo comunale, quando si terrà la prossima riunione del Tavolo di concertazione. Si sa già fin d’ora che gli studenti hanno fornito una serie di proposte tese a migliorare la qualità della vita degli universitari che hanno scelto Cremona come sede di studi (la percentuale dei fuori sede è di circa il 40 per cento del mondo universitario presente in città, mentre un altro circa 30 per cento è pendolare da una città vicina a Cremona).
Come era prevedibile, sono molto sentiti i temi della disponibilità di alloggi con relativa preoccupazione per il caro-affitti, e di luoghi di studio e di socializzazione. In contemporanea al sondaggio al Tavolo si sono svolti alcuni focus group su temi più specifici come, per esempio, i problemi peculiari che devono affrontare gli studenti stranieri a Cremona, quali ad esempio i permessi di soggiorno e l’accesso alla sanità pubblica.
La Consulta avrà come sede l’Informagiovani di via Palestro, per il quale si sta immaginando una rivisitazione degli spazi e delle funzioni, con la possibilità di aperture anche serali e festive, in risposta alle pressanti richieste avanzate dagli studenti. Una di queste è rappresentata dagli spazi di studio e socializzazione.
Lo scorso luglio un folto gruppo di studenti aveva occupato simbolicamente e pacificamente la Biblioteca Statale per riaffermare l’urgenza di porvi rimedio. Un Sos che non è rimasto inascoltato. In attesa che il progetto riguardante il recupero dell’ex ospedale San Francesco come luogo deputato ai giovani e alle loro attività, il Comune ha messo a disposizione degli universitari gli spazi dell’Informagiovani in orari non d’ufficio ipotizzando anche aperture nei fine settimana. I ragazzi hanno apprezzato dicendosi pronti ad assumersi in prima persona la responsabilità di una corretta gestione di questi spazi. Il dialogo è aperto e costruttivo, dunque. Segno di una rispetto delle reciproche esigenze e priorità. Un clima che dovrebbe mettere al riparo Cremona dal rischio di una risveglio della Pantera, il movimento studentesco che alla fine del 1989 portò all’occupazione di molti Atenei italiani contro la riforma voluta dall’allora ministro Antonio Ruberti e che da quell’anno è diventato sinonimo di protesta studentesca.
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