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Tumore al seno con ‘gene Jolie’: la gravidanza è sicura per mamma e bambino

Lo dimostrano i dati raccolti in 10 anni da 78 centri in tutto il mondo su 4732 donne colpite entro i 40 anni da un carcinoma alla mammella collegato alla mutazione BRCA

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

08 Dicembre 2023 - 09:27

Tumore al seno con ‘gene Jolie’: la gravidanza è sicura per mamma e bambino

CREMONA - Nessun aumento di rischio per le donne che hanno avuto un tumore al seno e vogliono affrontare la gravidanza. Neanche per quelle che sono portatrici della cosiddetta 'mutazione Jolie', legata al gene Brca 1 e 2 che aumenta significativamente le probabilità di ammalarsi. Lo dimostra il più ampio studio mai realizzato, coordinato dall'Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova, pubblicato su Jama e presentato in contemporanea al congresso mondiale sul tumore al seno 'San Antonio Breast Cancer Symposium'.

Via libera dunque a un figlio dopo il tumore al seno, anche nelle pazienti più giovani con un carcinoma mammario ereditario correlato alla presenza di mutazioni del gene Brca: il 12% delle oltre 11.000 giovani donne in età fertile che ogni anno in Italia sviluppano un tumore al seno. In queste donne con 'mutazione Jolie', la stessa che ha portato Angelina Jolie a sottoporsi a una mastectomia preventiva e che predispone allo sviluppo di tumori al seno e all'ovaio, la gravidanza al termine delle cure oncologiche era finora sconsigliata perché si temeva comportasse un maggior rischio di ricomparsa del tumore o possibili pericoli per il bimbo a causa dell'esposizione a precedenti terapie oncologiche.

Il nuovo studio, realizzato con il supporto di Airc, segna una svolta: i dati dimostrano infatti che a 10 anni dalla diagnosi una paziente su 5 ha avuto una gravidanza senza che si siano registrate complicanze o pericoli per i nascituri, né un incremento della probabilità di ricomparsa del tumore.

"Questi dati dimostrano che, dopo un trattamento appropriato e un periodo di osservazione, la gravidanza non dovrebbe essere più sconsigliata, perché è possibile e sicura", osserva Matteo Lambertini, oncologo presso la Clinica di Oncologia Medica dell'Università di Genova-Irccs Ospedale Policlinico San Martino, coordinatore della ricerca assieme a Eva Blondeaux.

Allo studio hanno partecipato 78 centri di tutto il mondo e sono stati raccolti i dati di 4732 donne; dopo il completamento delle cure ed entro 10 anni dalla diagnosi di tumore, una su cinque (22%) ha avuto una gravidanza, con un tempo medio dalla diagnosi al concepimento di 3 anni e mezzo.

Delle 517 donne che hanno portato a termine la gravidanza, pari al 79.7% del totale, il 91% ha avuto un parto a termine e il 10% ha avuto gemelli. 

“In passato la gravidanza veniva sconsigliata a queste donne – spiega Matteo Lambertini – per la preoccupazione da un lato che gli ormoni della gravidanza potessero favorire la ricomparsa del carcinoma mammario, essendo un tumore sensibile agli ormoni, dall’altro che una pregressa esposizione a trattamenti oncologici, tra cui la chemioterapia, potesse avere conseguenze negative sulla prole. Inoltre, per scongiurare lo sviluppo di cancro ovarico, queste pazienti sono candidate a ricevere un intervento preventivo di rimozione delle ovaie e delle tube in età molto giovane, intorno ai 40 anni, e ciò riduce quindi ulteriormente la loro finestra riproduttiva. A questo si aggiunge la paura di trasmettere la mutazione ai propri figli, che influenza il desiderio di maternità in molte di queste donne. Tutti questi elementi ‘rubano il futuro’ alle pazienti giovani con tumore al seno ereditario, ma i nuovi dati segnano un deciso cambio di passo – sottolinea Lambertini -. La gravidanza non dovrebbe più essere sconsigliata in donne portatrici della “mutazione Jolie” che desiderano avere un figlio dopo aver eseguito un adeguato trattamento per il cancro al seno e dopo che sia trascorso un appropriato periodo di osservazione dalla fine della terapia: anzi, i dati mostrano che la sopravvivenza globale può anche migliorare in alcuni casi, nelle donne che realizzano il loro desiderio di famiglia”, conclude Lambertini.

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