L'ANALISI
29 Novembre 2023 - 05:30
CASALMAGGIORE - «Innanzitutto come sta?». «Bene (e lo dice con un sorriso grande così), sono proprio su di morale, il mondo non è poi così brutto come a volte si può pensare». Mario (nome di fantasia), 86 anni, poco più di un mese fa aveva cercato di porre fine alla sua esistenza gettandosi dal pontile del Lido Po: un gesto disperato che stava quasi andando a segno se non fossero intervenute due persone, un 42enne e un 30enne: senza badare ai rischi per la propria incolumità lo avevano tratto in salvo. Un intervento rapidissimo quanto efficace che ha restituito l’anziano alla propria famiglia.
Una storia che Mario ha voluto raccontare pubblicamente, soprattutto per ringraziare quei due angeli che, pur non conoscendolo, lo avevano salvato dalle inospitali e pericolose acque del Po. Ha scritto una toccante lettera di due pagine, se l’è riletta bene ed è venuto a portarla nella nostra redazione di via Pozzi. Un approccio molto timoroso e rispettoso nei confronti di chi ha raccolto la sua straordinaria testimonianza. Che ha condiviso con una dignità di altri tempi.
«Sono un morto che cammina, mi sento come resuscitato — spiega l’86enne — dopo essere passato per quella strettoia. Stavo vivendo un momento molto difficile della mia esistenza e avevo pensato di farla finita. In quelle situazioni non riesci a distinguere bene quanto di importante e di positivo ci sia intorno a te e così rischia di prevalere il buio. È stato terribile — ammette riflettendo — ma poi ho compreso che vale sempre la pena di vivere, anche se le circostanze sono pesanti e apparentemente senza via d’uscita».
L’anziano era sceso sul pontile e si era gettato fra i flutti ma la corrente lo aveva riportato verso la riva, facendolo sbattere contro una zattera dell’imbarcadero. «Sono stato per un centinaio di metri in balia delle acque e avevo bevuto — aggiunge Mario, in possesso di una grande lucidità nel ricordo — ma poi ho visto vicino a me quell’inaspettata ancora di salvezza a cui mi sono aggrappato. In quell’istante ha prevalso l’attaccamento alla vita ma senza l’aiuto di quei due straordinari ragazzi non sarei qui a raccontarlo. Hanno compiuto un gesto di straordinaria e coraggiosa generosità».
I giorni delle cure all’ospedale, poi il rientro a casa dove i famigliari lo attendevano con trepidazione. «Hanno compreso il mio disagio, mi hanno fatto capire il bene che mi vogliono — spiega l’86enne — e quanta fortuna ho ad avere una moglie, due figli e quattro nipotine. Una ricchezza di cui non tutti possono godere e che ora mi fa guardare avanti con tanta fiducia. Voglio lasciare un messaggio a tutti coloro che vivono situazioni difficoltose che magari li inducono a pensare di non farcela. Restate attaccati alla vita e parlate delle vostre angosce. Vi salverete».
Era il 13 ottobre scorso, era venerdì, e in quella tarda mattinata al Lido Po si consumò un episodio di toccante solidarietà. Un 42enne e un 30enne, Alex e Jorge, non esitarono a mettere repentaglio le loro vite per soccorrere l’anziano che, manifestando chiari segni di disagio, aveva deciso di farla finita. Grande il trambusto ma anche il sollievo per il positivo finale di una vicenda che avrebbe potuto risolversi in una tragedia. Fu proprio la prontezza dei due ‘eroi per caso’ a permettere di salvare l’86enne che si era gettato nelle gelide acque del fiume dopo aver abbandonato la propria bicicletta vicino alle scuole elementari. Aveva scavalcato la ringhiera di protezione, si era portato su uno di quegli zatteroni che si trovano all’attracco delle imbarcazioni e si era lasciato andare alla corrente che, però, ha voluto riservargli una seconda possibilità di vita, mandandolo a sbattere contro un’altra zattera. Dove, con un ultimo brandello di lucidità, aveva trovato un appiglio.
Aveva lasciato la propria abitazione di buon mattino per realizzare un gesto su cui probabilmente aveva meditato a lungo, anche per le conseguenze dolorose che avrebbe provocato sui propri famigliari. Quelli che, al termine della sua lettera, ha ricordato, sottolineandone la «grande gioia» per la salvezza del proprio congiunto.
Ma, ritornando su quei concitati e lunghissimi istanti al Lido Po, giova sottolineare come i due ‘passanti’ non abbiano mostrato alcuna incertezza nell’intervenire. In quelle situazioni, infatti, la prontezza di riflessi risulta determinante per il buon esito dell’intervento.
Veri e propri testimoni di solidarietà che non è sempre facile vedere realizzata nel quotidiano. L’episodio del 13 ottobre scorso, dunque, ricorda quanto, nei momenti critici, la reattività e la generosità della comunità possano davvero fare le differenza, scongiurando potenziali tragedie. Fatti che non sempre hanno una conclusione serena. Purtroppo.
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