L'ANALISI
25 Novembre 2023 - 16:57
CREMONA - Sarajevo, maggio 1993. Un bimbo ferito, i palazzi sventrati, fumo, macerie, carri armati, anziani in fuga, i volti scavati. E l’annuncio del giornalista: «Fonti confermano l’uccisione di tre giovani italiani che portavano aiuti umanitari in Bosnia…». I giovani assassinati, il 29 maggio, in una imboscata a Gornij Vakuf sono Fabio Moreni, 39 anni, di Cremona, i bresciani Guido Puletti, 40 anni, e Sergio Lana di appena 20.
Un’altra immagine. Gli occhi di Valeria Arata, la madre di Fabio, che si posano sul feretro giunto in Italia. Lei che si fa il segno della croce. Poi, la sua intervista: «Fabio mi diceva: ‘Se io sono un cristiano, devo agire come tale’. Io penso che lo abbia fatto per coerenza: esercitare la carità in nome del prossimo. Sarà stato nei progetti del Signore che queste creature fossero in cielo con Lui. Scusami Fabio, però, umanamente, ti vorrei qui con la tua mamma».
Trent’anni senza Fabio.
Arriva dritto al cuore il filmato proiettato, stamane, nella Sala Quadri di palazzo comunale con gli studenti che hanno partecipato al Premio Letterario Fabio Moreni, edizione 2023. Dai loro temi è nato il libro: ‘30 anni senza Fabio’’.
Il volume raccoglie non solo i testi dei primi dieci classificati. «Il libro è anche un piccolo viaggio retrospettivo che dà la possibilità di rileggere i testi dei temi che si sono aggiudicati le prime quattro edizioni», spiega Gianluca Arata, presidente Fondazione Fabio Moreni onlus in Sala Quadri con il vicepresidente Fabrizio Zanoni, i consiglieri don Pier Codazzi, Silvia Maria Pincella, Achille Gerevini, Roberto Salvadori e Mario Ruggeri. Con loro, c’è Riccardo Trioni, funzionario dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Cremona.
«Per noi di Fondazione Moreni, questo libro rappresenta anche il modo di ricordare il sacrificio di Fabio, ripercorrendo i tratti salienti della sua vita e di ciò che è nato dopo la sua tragica morte. Abbiamo infatti voluto raccontare le principali opere che sono sorte in memoria di Fabio e dei suoi compagni di viaggio Lana e Puletti, sicuri che il loro sacrificio abbia rappresentato un germoglio di nuove importanti opere di assistenza ai bisognosi», prosegue Arata.
Dalla Bosnia Erzegovina porta i suoi saluti in video l’ambasciatore italiano Marco di Ruzza. Il 29 maggio scorso, in ricordo del trentennale, con Arata e Zanoni aveva reso omaggio alla memoria di Fabio e dei suoi compagni di viaggio, presenziando alla cerimonia religiosa celebrata dal cardinale Vinko Pulijc presso la chiesa di Gornji Vakuf. Era seguita la commemorazione dei tre volontari davanti alla stele sul luogo dell’eccidio.
Si rivolge ai ragazzi, il sindaco Gianluca Galimberti. «Le parole di questi giovani potrebbero e dovrebbero essere messe sul comodino di noi adulti ed essere lette la sera o la mattina per verificare e impostare le nostre giornate e trovare motivazioni per una vita più bella e serena, più umana e vera. Si può cambiare il mondo?».
«Caro Fabio, io posso fare la pace? Posso fermare ora le guerre che sono in corso nel mondo? Non posso decidere per i capi di Stato, non posso decidere per i generali e per i soldati che le portano avanti; posso solo far sentire il mio dissenso... Tu, Fabio, però, mi hai mostrato quanto possa fare un uomo qualsiasi, senza avere cariche e ricchezze particolari, per portare la pace. Offrire aiuto a chi ne ha più bisogno, alle popolazioni che più soffrono, e non lasciarli soli in questo ‘atomo opaco del male’ come chiama la terra Pascoli… Tu hai donato gioia a chi l’aveva persa, speranza a chi l’aveva finita. Non hai portato loro la cessazione della guerra...ma hai offerto loro amore e gioia. Per loro il tuo aiuto è stato come l’arrivo della pace...». Mattia Zatta, liceo scientifico Gaspare Aselli (vincitore premio Lidia Azzolini).
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