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Maxi truffa alle anziane sorelle, la banca richiede di costituirsi parte civile

Prima udienza davanti al Tribunale del processo a carico dell’ex funzionaria Cristina Pedrabissi accusata anche di autoriciclaggio. Imputato anche il marito Maurizio Merlini

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

21 Novembre 2023 - 17:10

Maxi truffa alle anziane sorelle, la banca richiede di costituirsi parte civile

CREMONA - «La Pedrabissi ha usato l’immagine della banca. Il danno di immagine è rilevante e diretto». E, ancora, «il danno di immagine è inimmaginabile». Lo ha detto l’avvocato Roberto Reggiani, legale del Credito Emiliano, che ha di nuovo chiesto di costituirsi parte civile oggi, prima udienza davanti al Tribunale del processo a carico dell’ex funzionaria Cristina Pedrabissi, 55 anni (poi licenziata), senior private banker che, secondo l’accusa, dal 2011 al 2021 avrebbe messo a segno una maxi truffa da 2 milioni e 229.723 euro ai danni delle anziane sorelle Giordana e Marise Zanardi, 90 e 92 anni, di Casalbuttano, entrambe morte nel 2020, Giordana il 29 luglio, Marise il 7 dicembre successivo, dopo un lungo ricovero a Cremona Solidale.

Pedrabissi è inoltre accusata di autoriciclaggio. Sul banco degli imputati c’è anche suo marito Maurizio Merlini, 61 anni, accusato di riciclaggio e auto riciclaggio (marito e moglie sono difesi dagli avvocati Stefano Aterno e Ernesto Belisario di Roma). Sono a giudizio per riciclaggio Carmen Bolzani, 80 anni, madre della Pedrabissi; Irene Bodini, 83 anni, e Andrea Ottavia, 33, madre e figlia di Maurizio Merlini (sono difese dall’avvocato Paolo Bregalanti).


Nel processo si è costituito parte civile Leonardo Ardigò, imprenditore di Merlino (Milano), erede «non diretto» di Marise Zanardi, assistito dall’avvocato Roberto Peccianti di Milano, il quale, a sua volta, ha chiamato in causa il Credem come responsabile civile. L’erede di Giordana Zanardi (tutelata dall’avvocato Federico Tresoldi) ha invece scelto la strada della causa civile.

In udienza preliminare, il gup aveva escluso la costituzione di parte civile della banca non solo perché non aveva avuto «danni diretti» dalla truffa messa a segno, per l’accusa, dall’ex funzionaria Pedrabissi. La truffa, semmai, l’hanno subita le anziane sorelle Zanardi. Ma anche perché «il ruolo di responsabile civile risulta incompatibile con quello di parte civile». Non è così per l’avvocato Reggiani, che ha fatto gli esempi del caso Parmalat e dell’Ilva di Taranto. Nell’udienza dedicata alla questioni preliminari, il Tribunale si è riservato, rinviando al 19 dicembre prossimo.

Nell’indagine della Guardia di Finanza sono finiti la sottoscrizione di polizze e i premi incassati. Ma anche gli acquisti personali pagati in contanti, in assegni, con il Pos e con bonifici (Merlini si era aperto un conto alla Fideuram). Bonifici ritenuti sospetti. Come i 25mila euro di acconto imposte, i 14.400 euro spesi per la fornitura di porte, maniglie e luci nel lussuoso appartamento dove a dicembre di un anno fa si presentarono le Fiamme Gialle.

All’udienza preliminare del 19 luglio scorso, ex bancaria e marito volevano metterci una pietra sopra con un patteggiamento già concordato con il pm. Ma il gup lo aveva rigettato. ‘No’ a Pedrabissi che voleva chiuderla con 4 anni di reclusione e 8mila euro di multa, e con la concessione delle attenuanti generiche equivalenti all’aggravante di aver commesso i fatti nell’esercizio della sua attività bancaria. E ‘no’ a Merlini che voleva patteggiare 3 anni, 6 mesi e 6mila euro di multa «concesse le attenuanti generiche».

Ma «la pena così concordata — aveva motivato il giudice — è complessivamente incongrua rispetto alla gravità dei fatti e alla spiccata intensità del dolo dimostrata dagli imputati, non essendo emersi elementi di valenza positiva per la concessione ad entrambi gli imputati delle circostanze attenuanti generiche».

Nel rigettare il patteggiamento, il gup aveva «considerato» sia «il lungo lasso di tempo in cui si è protratta la condotta truffaldina e l’autoriciclaggio (dal 2011 al 2021 per la Pedrabissi e dal 2016 al 2022 per il Merlini), sia «il rilevantissimo danno economico cagionato alle anziane persone offese (pari ad oltre 2 milioni di euro)». Un peso sulla decisione del gup lo avevano avuto anche «l’aver approfittato delle precarie condizioni di salute fisica e psichica ed età avanzata» delle anziane sorelle «persino quando erano ricoverate in strutture sociosanitarie assistenziali» e il «non aver manifestato alcuna resipiscenza».

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