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OCCUPAZIONE

Grandi dimissioni: «Uno su dieci ha cambiato lavoro negli ultimi due anni»

Renato Marangoni (Libera Associazione Artigiani): «Il 41% cerca nuove sfide per migliorare la condizione economica»

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

09 Novembre 2023 - 05:00

Lavoro: il tasso di occupazione sfiora livelli da record

CREMA - Investe anche la provincia di Cremona il fenomeno delle grandi dimissioni che si è innescato nel post pandemia ed è cresciuto sull’onda della dinamica favorevole dell’occupazione. I dati registrati dalla Libera Associazione Artigiani di Crema rispecchiano la tendenza in atto a livello nazionale e internazionale: «Il 2022 è stato l’anno record delle dimissioni volontarie — commenta il direttore generale Renato Marangoni —. Nel bacino delle imprese affiliate alla nostra organizzazione, lo scorso anno sono stati 150 i lavoratori a tempo indeterminato che hanno lasciato il proprio impiego, oltre il triplo rispetto ai valori standard del recente passato, considerando anche che il 90% dei lavoratori a termine viene generalmente confermato».

Renato Marangoni, direttore generale Libera Associazione Artigiani di Crema

Marangoni, quindi, approfondisce l’analisi: «In riferimento ai settori più interessati dal fenomeno, la quota maggiore di dimissioni tra i lavoratori a tempo indeterminato coinvolge muratori, idraulici, elettricisti, manutentori, carrozzieri, meccanici, addetti alle macchine a controllo numerico computerizzato, saldatori, pasticcieri e panettieri, ma anche figure più tecniche come contabili, periti e ingegneri. In generale, l’incremento più consistente si rileva nei comparti che hanno conosciuto una crescita occupazionale più elevata: le costruzioni con il 45%, la meccanica con il 40% e l’alimentare con il 10%».


L’accentuata mobilità interna al mercato abbinata alla ‘great resignation’ è destinata a coinvolgere gli occupati in misura crescente: «Come negli anni passati, il periodo in cui si concentra il maggior numero di dimissioni volontarie è quello compreso fra settembre e dicembre — evidenzia Marangoni —. Secondo il nostro database, nel 2022 sono stati oltre 40 gli occupati a tempo indeterminato che si sono dimessi al rientro dalla pausa estiva, vale a dire un terzo rispetto ai dimissionari conteggiati nell’arco dell’intero anno».


La tendenza a licenziarsi si innesta sulla più ampia traiettoria occupazionale indirizzata dal desiderio di cambiare carriera: «Il 10% dei lavoratori censiti dalla Libera Artigiani ha cambiato occupazione negli ultimi due anni — spiega Marangoni —. A questi si aggiungono un 15% che sta cercando attivamente un altro impiego e un 20% che, pur non avendo ancora agito concretamente, desidera un cambiamento professionale. Il movente è soprattutto la scarsa soddisfazione per la situazione professionale: il 41% di chi ha cambiato lavoro o si accinge a farlo, infatti, lamenta scontento per la propria condizione economica. Tra le altre motivazioni, molto distanziate, figurano la necessità derivante dalla scadenza di un contratto o da un licenziamento (18%), la voglia di un cambiamento di vita capace di favorire un ruolo differente del lavoro nella propria esistenza (16%) e il manifestarsi di nuove opportunità (12%). Nella nuova occupazione si cercano un miglioramento retributivo (60%) legato anche e soprattutto a benefit e forme di welfare, poi prospettive di crescita e carriera (35%) e un migliore equilibrio lavoro-vita privata».


In campo artigiano, il fenomeno delle grandi dimissioni si lega anche al progressivo calo delle imprese: «Eppure stiamo registrando segnali di un’inversione di tendenza — dichiara Marangoni —. La nostra organizzazione è al lavoro per aumentare l’attrattività del settore e sciogliere il nodo del passaggio generazionale. L’artigianato è creatività, tecnologia e innovazione: il primo e più importante anello della catena produttiva dell’industria».

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