L'ANALISI
22 Ottobre 2023 - 07:45
CREMONA - Erano 4.297 nel 2013 e nel 2022 sono scesi a 3.614 colf e badanti in provincia di Cremona, con un calo di quasi il 16%, il terzo più importante in Lombardia dopo Mantova (-23,4%) e Brescia (-22%). Oggi su un totale di 3.614 lavoratrici e lavoratori regolari che rientrano in queste categorie e vivono in provincia, il 47,7% sono badanti e il 52,3% colf. La percentuale di personale straniero raggiunge quasi i tre quarti del totale, fermandosi al 71,3%, rispetto al 28,7% che ha la cittadinanza italiana. Sono i dati riguardanti la città e il suo territorio che emergono dall’indagine diffusa dall’Istituto nazionale di previdenza sociale. Numeri elaborati da PoliS-Lombardia, l’istituto regionale per il supporto alle politiche della Lombardia.
L’analisi della situazione del lavoro domestico riguarda tutte le province della regione ed è riferita al 2022. Con 174.000 (il 19,5% del dato nazionale) lavoratori domestici dichiarati, la Lombardia è la regione con il maggior numero di addetti. In ogni area geografica regionale prevale la presenza di personale di origine straniera con punte rilevanti nell’area metropolitana di Milano l’84%, Brescia il 76,1%, Mantova il 77,3% e Bergamo il 76,1%. Tolta la provincia di Sondrio, dove oltre il 36% di questi lavoratori e lavoratrici è italiano, Cremona è la seconda della Lombardia per percentuale di colf e badanti che sono nate nel Paese. Guardando al dato territoriale, Milano e l’area metropolitana, compresa la provincia di Monza Brianza, con 101.338 addetti complessivi, assorbe più della metà del fabbisogno regionale.
«Come Regione – evidenzia l’assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità Elena Lucchini – siamo particolarmente attenti a questo settore. La giunta ha destinato due milioni di euro per il bonus legato agli assistenti familiari e per l’implementazione di registri e sportelli. Abbiamo inteso così valorizzare e sostenere il lavoro di assistenza e cura svolto dagli assistenti familiari in aiuto e tutela delle persone fragili e dei loro cari. Abbiamo favorito l’incontro tra la domanda di servizi domiciliari di cura e l’offerta di lavoro da parte degli assistenti familiari. In particolare, il bonus assistenti familiari, richiesto da 600 persone, ha un valore di 2.000.000 euro».
Bruno Tagliati presidente provinciale dell’Acli, commenta. «La nostra provincia come sappiamo a una percentuale molto alta di over 65enni. Sull’onda delle sempre maggiori necessità di assistenza domiciliare, come Acli ci occupiamo di intermediazione tra famiglia e prestatore d’opera. Siamo all’incirca impegnati nella gestione di 800 buste paga nell’arco di un anno. Mi auguro che la Regione riconfermi nel 2024 il bonus economico per le figure di colf e badanti in aiuto alle famiglie, risultato molto utile negli ultimi anni, quando prima la pandemia poi l’inflazione hanno ridotto notevolmente il budget delle famiglie che hanno bisogno di questi servizi».
Un’altra finalità di questa iniziativa che Tagliati sottolinea è quella della regolarizzazione del lavoro nero. «Abbiamo percepito un incremento di costi per le famiglie in concomitanza con il nuovo contratto di lavoro nazionale, e ciò ha potato a ridurre il numero di ore dell’assistente familiare. Per questo il bonus è ancora più importante, in quanto porta anche all’emersione di chi presta la propria opera senza un contratto».
Tagliati conclude: «Nello scorso decennio questa attività lavorativa aveva una predominanza ancor maggiore, rispetto ad oggi, di stranieri. Negli ultimi anni gli italiani sono cresciuti. La crisi economica dovuta al Covid ha portato chi ha perso il lavoro a cercare anche questo tipo di occupazione».
Da profughe, in fuga dalla guerra russo-ucraina, a badanti o collaboratrici domestiche. La stima è che almeno i due terzi delle trecento donne arrivate tra la primavera e l’inverno 2022 in città e nel territorio, abbiano trovato lavoro nell’assistenza familiare. Una rinascita, merito anche dell’accoglienza messa in campo a suo tempo dalla Caritas. La diocesi con le sue parrocchie, ha avuto un ruolo fondamentale. L’associazione guidata dal direttore Claudio Dagheti, è stata in grado di accogliere 270 nuclei familiari, in stragrande maggioranza donne, molte di loro con figli. Nel complesso almeno 500 persone. All’inizio del conflitto, infatti, i mariti e compagni non potevano espatriare, essendo in corso la guerra con la Russia era loro vietato per l’obbligo di arruolamento nell’esercito. Il sistema ha funzionato e l’integrazione di queste famiglie è diventata realtà.
La stragrande maggioranza delle donne, quasi l’80%, ha trovato lavoro. Oltre a badanti e colf, sono impegnate nelle imprese di pulizie e come operaie nel settore cosmetico. I bambini e i ragazzi sono ormai stabilmente inseriti nelle scuole cremasche e vivono la realtà locale come tutti gli altri giovani.
La comunità ucraina, già presente da anni nel Cremasco, ha avuto ovviamente una grande parte in questo sistema di accoglienza. Nei primi mesi, sia tramite la Caritas che attraverso donazioni di privati e aziende e molte altre iniziative solidali, sono stai forniti alloggi, vestiti e beni di prima necessità. Da sola la Caritas, in strutture di riferimento delle singole parrocchie diocesane, ha accolto circa 50 famiglie. Il resto dei profughi ha potuto contare sull’appoggio di parenti o conoscenti già residenti nel Cremasco. Progressivamente, mano a mano che le donne e poi gli uomini hanno trovato un lavoro, la situazione si è stabilizzata. Diversi nuclei oggi si possono permettere una sistemazione indipendente e dunque non hanno più bisogno di sostegni economici o abitativi: è stato importante anche il fatto che molti abbiano imparato rapidamente la lingua. Un settore, quello degli assistenti e collaboratori familiari, che, per via di questi eventi, ha fatto registrare una rapida evoluzione.
Per far fronte al sempre crescente numero di lavoratori, le associazioni di categoria hanno sviluppato servizi ad hoc. Ad esempio, la Libera artigiani ha istituito ormai da tempo un servizio colf e badanti sviluppato per fornire agli associati tutta l’assistenza necessaria nella gestione di questa particolare tipologia di lavoratori e lavoratrici, nel rispetto delle norme dei diritti e delle tutele riconosciute dal contratto collettivo nazionale del domestico.
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