L'ANALISI
30 Settembre 2023 - 14:24
VAIANO CREMASCO - Sono stati adottati due terzi dei 90 Siberian husky sequestrati a giugno dai Nas in due allevamenti del territorio provinciale: hanno trovato nuovi padroni, sparsi in tutta Italia, non solo nel Cremasco e in Lombardia. «Una campagna coronata da successo – commenta Elena Castelli, veterinario responsabile del canile consortile di via Martiri delle Foibe – che contiamo di portare avanti anche nelle prossime settimane». Nella struttura rimangono nove cani mentre un’altra ventina sono ancora collocati nelle sedi degli allevamenti messi sotto sequestro dai carabinieri: a Pieve D’Olmi, dove a fine aprile fa il proprietario era deceduto per aver contratto la leptospirosi dai suoi animali (anche cavalli, ovini e bovini), e Annicco. «Progressivamente, quando escono dal rifugio alcuni esemplari, portiamo qui gli altri» prosegue Castelli. Tutti i cani sia quelli adottati durante l’estate, sia quelli rimasti, erano stati sottoposti agli esami del sangue e alla profilassi necessaria, oltre a un periodo di osservazione sanitaria per verificare che non avessero contratto la leptospirosi.
«Il periodo in cui abbiamo avuto più richieste e dunque adozioni è stato il mese di agosto – aggiunge la veterinaria -: con le ferie le persone hanno avuto più tempo per farci visita, conoscere gli husky e procedere con le pratiche». Per chi volesse informazioni sugli esemplari rimasti, basta contattare la stessa Castelli al 338-4311018. Al momento il canile ospita complessivamente cinquanta cani, tra cui due Akita Inu di un anno, Agamennone e Giunone, anch’essi in cerca di una casa. I sequestri degli husky della scorsa primavera erano partiti da Pieve D’Olmi, dove le condizioni igienico sanitarie dell’allevamento, peraltro abusivo, erano spaventose, tanto da costringere il sindaco a emanare un’ordinanza di sgombero per la famiglia dell’allevatore deceduto, che risiedeva nello stesso cascinale malridotto ai margini del paese. L’operazione dei Nas di Cremona, affiancati dal personale dell’Ats, aveva portato anche allo stop dell’attività di un secondo allevamento, la cui sede si trova ad Annicco, collegato con quello di Pieve D’Olmi per lo scambio di diversi cani, soprattutto femmine, portate lì per la riproduzione. Il focolaio di leptospirosi era stato nel frattempo delimitato e contenuto, ma ci sono voluti mesi per mettere in sicurezza tutti gli animali.
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