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CREMONA

Si conoscono su Badoo, lui la lascia e lei si vendica: accusata di calunnia

Nel 2020 lui tronca la storia, lei per ripicca lo querela per maltrattamenti e violenza sessuale e gli danneggia la casa e l'auto. Lui quindi si rivolge agli avvocati

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

21 Settembre 2023 - 16:05

Si conoscono su Badoo, lui la lascia e lei si vendica: accusata di calunnie

Il tribunale di Cremona

CREMONA - Si chiama Badoo, applicazione per incontri. Ci si registra, si curiosano i profili, se si trova la persona di interesse si apre il profilo e si attiva la chat. Ci si saluta, ci si parla e... se saran rose fioriranno. Attraverso Badoo si sono conosciuti Marco e Maria (nomi di fantasia, ndr), lui cremonese, lei del sud, residente in Piemonte. Si sono piaciuti, si sono frequentati, lei si è accasata da lui. Un grande amore, i primi sei mesi; poi lui capisce che le rose stanno appassendo. Maria non è la donna della sua vita. Vuole lasciarla, almeno ci prova.

Tentenna, resiste, nel 2020 tronca la storia. E lei si vendica. Nella chat di amici comuni lo dipinge come un mostro. Pubblica fotografie di lei con il volto tumefatto. Dice di essere stata violentata. Lo querela per maltrattamenti e violenza sessuale. Davanti al giudice, però, finisce lei, accusata di aver calunniato Marco. Lui oggi ha 60anni, lavora in una azienda di prosciutti, ha un buon stipendio. E a Maria chiede i danni. Nel processo si è costituito parte civile con l’avvocato Giovanni Bertoletti. Al giudice, Marco spiega genesi e fine di una relazione finita in Tribunale con la querela di lei e la querela di lui.


Dopo sei mesi di relazione, l’incanto si rompe. Maria è «fumantina». Lui vuole troncare, lei no. Maria tenta la carta dell’anziano padre di lui che abita lì vicino. Lo supplica di far cambiare idea al figlio. «Convincilo tu, io sono innamorata». Non funziona. Marco chiude la relazione, ma non la lascia sul marciapiede. Le dà il tempo di portare via le sue cose. Un giorno, rincasato dal lavoro, trova il telo della piscina tagliato, lo zucchero nel motore dell’auto. Anche il manicotto della pompa dell’acqua è tagliato. Una ripicca di Maria, pensa lui, anche perché «a parte lei e mio padre», nessuno frequenta la sua casa.

Ma c’è di peggio. Scopre che sulle chat di amici comuni, Maria lo accusa di averla lasciata dormire in auto, di averla presa a botte, maltrattata. Pubblica foto di lei con il volto tumefatto, e se non è il volto è la gamba o un braccio. Le foto le allega alla querela che poi presenterà, ma ne disconoscerà tre prima del processo (è una circostanza che spiegherà all’udienza del l5 gennaio prossimo). «Lo vede anche un cieco che quelle fotografie sono false: si è messa il sangue sotto il naso», sostiene lui. Lei lo accusa di violenza sessuale. Lui la querela per danneggiamento (il telo e il manicotto tagliati, lo zucchero nel motore), ma la prova che sia stata lei non c’è. E l’accusa va in archivio, come l’altra per diffamazione. Non la calunnia.


Marco giura di non aver mai alzato un dito su Maria, di non averla fatta dormire in auto. Giura di non averla mai costretta ad avere rapporti intimi. Semmai, era lei che la sera quei rapporti li cercava. «Io venivo a casa stanco dal lavoro, era lei che mi cercava e si vantava con mio papà di aver fatto l’amore con me». Al processo è stata sentita una carissima amica di Marco. Lo era da molto prima che lui si mettesse con Maria. L’imputata «era molto gelosa, una ossessione. Le ho mandato un messaggio, mi ha risposto. ‘Lui è roba mia, non permetterti più di chiamarmi’».

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