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LA STORIA

Voleva vivere all'occidentale: «Ti metti il velo, niente amici maschi», genitori sotto accusa

Quindicenne si ribella alle imposizioni dei genitori: si confida con i prof e chiama il Telefono azzurro. È stata portata in una casa protetta. Mamma e papà accusati di maltrattamento, ma negano

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

20 Settembre 2023 - 18:02

Voleva vivere all'occidentale: «Ti metti il velo, niente amici maschi»

CREMONA - Voleva vivere all’occidentale; voleva essere libera di scegliere come vestire, chi frequentare. Ma libera non lo era. Perché «devi metterti il velo», perché «devi indossare abiti con le maniche lunghe, devi coprirti il più possibile», perché «non devi frequentare gli amici maschi», perché «non devi avere il fidanzato», perché «devi seguire la dieta durante il Ramadan». Ai ‘devi e non devi’, a ogni imposizione, la figlia adolescente si è ribellata.


Ora mamma e papà sono accusati di maltrattamenti, psicologici e fisici (avrebbero alzato le mani sulla ragazzina). Oggi hanno negato le accuse davanti al giudice dell’udienza preliminare nel processo, con il rito abbreviato, in cui la figlia si è costituita parte civile attraverso l’avvocato curatore speciale, rappresentato da una collega. L’udienza è stata aggiornata al 20 dicembre prossimo, giorno della sentenza. La ragazzina vive in una casa protetta. Ci è arrivata nel 2021. Allora era quindicenne. Esasperata, un giorno ha preso coraggio: si è confidata con le professoresse e con gli amici. Ha chiamato l’1.96.96, il Telefono azzurro. Sono intervenuti i servizi sociali.


Ha raccontato la sua vita dentro e fuori casa, a suo dire un regime islamico domestico fatto di imposizioni (l’obbligo di indossare lo hijab vissuto come prigione) e di litigi, in un paese dell’Occidente (l’Italia, Cremona), non a Kabul dove i taleban hanno azzerato i diritti delle donne. Compreso il diritto all’istruzione. In Italia non si può. In Italia l’istruzione è obbligatoria dai 6 ai 16 anni, ma se sei figlia di integralisti, capita - secondo il racconto della ragazzina — che quando usciva per recarsi a scuola, la mamma la spiasse dalla finestra per controllare che la figlia tirasse dritto, che non si fermasse a parlare con gli amici di sesso maschile. Maschi come suo fratello, lui molto più libero di lei.


La madre ha negato. L’ha spiegata diversamente. Altro che spia: una madre premurosa e ansiosa, che si affacciava alla finestra per controllare che alla figlia non capitasse nulla di grave, ad esempio che venisse investita. Secondo la verità della ragazzina, durante la pandemia Covid-19, quando in alcuni periodi gli insegnanti tenevano le lezioni a distanza, on line, i genitori non volevano che lei si collegasse e che interrompesse il collegamento se sul video apparivano i maschi. Ancora, la figlia sostiene che i genitori la obbligassero a seguire il regime alimentare durante il Ramadan, pratica islamica che non solo prevede al repressione degli istinti per avvicinarsi ad Allah, ma anche il digiuno per un mese, eccetto ad alcuni orari indicati, e che comporta una dieta molto povera.

Le confidenze ai professori, agli amici, la chiamata al Telefono azzurro, i servizi sociali, la rete che si è immediatamente attivata. La ragazzina è stata sentita prima a Brescia, dai magistrati che si occupano dei minori. A giugno di quest’anno l’hanno ascoltata i magistrati di Cremona nell’indagine aperta nei confronti di mamma e papà. Un’audizione protetta con mille accorgimenti affinché i suoi genitori non venissero e non vengano tutt’oggi a sapere dove la figlia vive. Il solo pensiero di incrociarli, la terrorizza.

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Commenti all'articolo

  • mino.capelli

    21 Settembre 2023 - 07:10

    Via dall'Italia chi non si integra!

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  • fatacco_cr

    20 Settembre 2023 - 18:46

    Si spera che il PM non sia come quello di Brescia!

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