L'ANALISI
10 Settembre 2023 - 05:30
Venerdì sera, ore 23, centro storico di Cremona: pattuglie della polizia di Stato, appartenenti alle squadre Volante, Mobile e Scientifica, presidiano le aree sensibili della città, in particolare piazza Roma e le zone della movida dove le serate sono più ‘calde’. Una presenza poco invadente, ma certamente evidente. Si potrebbe dire rassicurante per i cittadini, decisa dal questore Michele Sinigaglia con lo scopo «di evitare la recrudescenza di fenomeni delittuosi connessi alla movida cittadina», come spiegano gli uomini in divisa.
Un’attività che si è esplicata anche nel controllo dei quartieri residenziali e in verifiche di eventuali autovetture sospette, anche al fine di prevenire il compimento di atti predatori all’interno delle abitazioni.
Analogo l’impegno di carabinieri e polizia locale, a presidio non solo del capoluogo provinciale, ma anche a Crema, Casalmaggiore e nei principali comuni del territorio.
È la efficace risposta dello Stato a fronte dei timori derivanti dagli ultimi episodi criminosi che hanno allarmato la popolazione.
Il riferimento è all’aggressione di lunedì sera in piazza Roma, quando un 46enne è stato preso di mira sotto gli occhi di bimbi e famiglie da un gruppo di maghrebini, che lo hanno sfregiato al volto con cocci di bottiglia. Ma non solo.
Pochi giorni prima, in via Dante nei pressi della stazione ferroviaria, l’autista di un autobus era stato aggredito selvaggiamente da un passeggero che si era rifiutato di pagare il biglietto.
Due episodi che, peraltro, non sono rimasti rimasti impuniti. Polizia e carabinieri hanno in breve e con indagini efficienti individuato e denunciato i responsabili. Gli uomini della questura hanno dato un nome ai due aggressori di piazza Roma, mentre i carabinieri lo hanno dato al picchiatore dell’autobus.
Due episodi isolati e senza interconnessioni. Quello di piazza Roma, come è stato accertato dalle indagini, ‘figlio’ di un banale regolamento di conti con sfondo sentimentale; il secondo, l’autista picchiato, ha avuto come protagonista uno sbandato senza regole. Troppo poco per far parlare di emergenza criminalità.
Cremona non è il Bronx, alle prese con problemi di sicurezza ben superiori, con criminalità organizzata e bande di malviventi che scorrazzano e spadroneggiano, terrorizzando interi quartieri. E allora è il caso di fare, serenamente, un po’ d’ordine nelle riflessioni sull’effettiva situazione del ‘nodo sicurezza’ in città, ma non solo, anche sul territorio.
Da che mondo è mondo, le piazze e i giardini pubblici sono terra di conquista di gruppi borderline, terreno di incontro se vissuti dalla collettività, ma anche di scontro se abbandonati. A Cremona, così come in alcune zone centrali di Crema, di Soresina come di Casalmaggiore.
All’indomani di fatti criminosi come quelli citati, cresce e si diffonde il senso di insicurezza dei cittadini. «Di sera abbiamo paura», ci hanno detto, in estrema sintesi, cittadini e operatori economici che vivono e hanno attività nella zona dei giardini di piazza Roma in seguito all’aggressione coi cocci di bottiglia. E qui entra in gioco il delicato tema della sicurezza reale e dell’insicurezza percepita.
A Cremona e provincia (così come peraltro a livello nazionale), come dicono chiaramente i dati ufficiali, non c’è nessun allarme sicurezza. «Cremona è sicura», conferma anche il colonnello Giuliano Gerbo nella lunga intervista al termine del triennio alla guida del comando provinciale dei carabinieri.
«Sono convinto che la nostra sia una provincia dove sono assicurati apprezzabili livelli di sicurezza», aveva già affermato il questore Michele Sinigaglia alla festa dei 171 anni della Polizia di Stato. Che sia così lo confermano le classifiche redatte sulla base di dati statistici. Certo, la sicurezza totale non esiste. Esiste, però, un sistema cui concorrono in modo coordinato tutte le forze dell’ordine — polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza, polizia penitenziaria, polizia locale — volto a minimizzare, per quanto possibile, le diverse fonti di rischio.
L’ultima classifica sulla qualità della vita vede la provincia Cremona all’undicesimo posto in Italia e, per quanto riguarda il capitolo ‘Giustizia e sicurezza’ è la 28ª più tranquilla, con un miglioramento di 22 posizioni.
In particolare l’indice generale di criminalità calcolato con il numero di denunce per 100mila abitanti, colloca il nostro territorio al 79º posto in Italia. Cioè nella fascia virtuosa a livello nazionale; è 58ª per numero di furti (51ª se si considerano solo quelli in abitazioni e 39ª in quelli avvenuti a danni di negozi). Si conferma invece che il maggior problema criminale a Cremona sono i delitti informatici, con la provincia a un triste quinto posto in Italia, ma questo è un altro discorso. In generale, il controllo del territorio è costante da parte delle forze dell’ordine.
Come sottolinea ancora Gerbo, «la vigilanza sul territorio e la sicurezza per i cittadini sono frutto di un lavoro sinergico che vede il prefetto, Corrado Conforto Galli, come punto di riferimento costante e competente e l’impegno coeso di tutte le forze dell’ordine, ma anche delle istituzioni».
C’è da concludere che l’insicurezza è più percepita che reale. Ma quel sentimento non va certamente sottovalutato. Sia a livello individuale che collettivo, il senso di insicurezza è una brutta bestia, genera ansia, aggressività e comportamenti antisociali che, a loro volta si trasformano in negatività in un circolo vizioso le cui conseguenze non possono che essere nefaste per la collettività. Ne sono chiaro esempio i parossismi social delle ultime ore, dominati da minimizzatori e ‘giustizieri della notte’ che si confrontano in maniera sempre più pregiudizievole e violenta.
Nella partita sicurezza la politica gioca un ruolo delicato. Chi amministra non può spiegare che ‘va tutto bene madama la marchesa’ negando l’evidenza di certe zone d’ombra, chi è all’opposizione non cavalchi la tigre della paura. Perché, come dice il proverbio, «la paura ingrossa il pericolo».
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