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ARMA: IL SALUTO DEL COMANDANTE

Gerbo lascia Cremona: «Tre anni proficui, provincia più sicura»

Forum in redazione con il colonnello atteso a un nuovo, importante incarico a Milano

Giacomo Guglielmone

Email:

gguglielmone@laprovinciacr.it

08 Settembre 2023 - 05:00

CREMONA - Il colonnello Giuliano Gerbo lascia il Comando provinciale dell’Arma dopo tre anni intensi e ricchi di risultati. Lo aspetta un nuovo, prestigioso, incarico: il comando del Battaglione Mobile di Milano, un’unità composta da professionisti specializzati nella gestione dell’ordine pubblico. Per il colonnello Gerbo, 48 anni, nell’Arma dal 1994, una sfida professionale di assoluto rilievo. Originario di Asti, sposato e con due figli, Gerbo aveva assunto il comando provinciale ai primi giorni di settembre del 2020. Prima aveva guidato il Nucleo Investigativo di Monza. In precedenza, la sua carriera si è sviluppata tramite incarichi di comando territoriale frontalmente impegnati: in Sicilia, alla guida delle Compagnie di Palagonia e Gravina di Catania, e successivamente in Lombardia, presso la Compagnia di San Donato Milanese e, appunto, il Nucleo Investigativo di Monza. Ieri, nelle ore del congedo da Cremona, Gerbo ha incontrato il presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, Cesare Soldi, il presidente di Confagricoltura Lombardia e della Sec, Riccardo Crotti, e il direttore de La Provincia, Paolo Gualandris, per poi partecipare a un forum presso il quotidiano.

Cesare Soldi, Giuliano Gerbo e Riccardo Crotti

L'INTERVISTA

Comandante Gerbo, cos’ha trovato e cosa lascia a Cremona?

«Ho trovato e lascio una provincia attenta, esigente, riservata, con un’elevata qualità della vita. È stata un’esperienza felice dal punto di vista professionale e umano. Ho potuto constatare come la guida di un Comando provinciale possa dare molto. Come mi aveva detto il generale Giuseppe De Riggi (guida la Legione Carabinieri della Lombardia, ndr) quando ero docente al corso frequentato prima di diventare comandante provinciale, questo è uno dei ruoli tramite i quali si tocca con mano, ogni giorno, la principale caratteristica dell’Arma: adattarsi e conoscere i territori».

In questi anni, anche tenuto conto dei fronti della criminalità che colpisce le persone più fragili, anziane e sole, la presenza sul territorio è diventata ancora più importante.

«La vicinanza ai territori e il loro controllo per noi è fondamentale. Vivere e conoscere una realtà è il modo migliore per garantire la pace sociale. C’è un valore aggiunto nei contatti, anche quelli non formali. Io dico che per un carabiniere è importante una caratteristica: la curiosità. Del resto, l’Arma stessa esiste perché c’è una popolazione, e non viceversa. La difesa dei più deboli, come si diceva una volta, passa dalla punizione dei rei, e io credo che la condizione migliore per farlo sia conoscere e vivere il territorio, che per noi significa l’Italia e i suoi mille campanili. Certo, le attività da svolgere cambiano da zona a zona, sono declinate in modo diverso, ed è compito dei comandanti far sì che uomini e donne in divisa possano svolgere questa funzione nel modo più efficace. In questo ambito la mia esperienza a Cremona è stata davvero felice: mi ha permesso di apportare quanto acquisito nei precedenti incarichi. Nel contempo, ho ricevuto molto in termini professionali e umani».

Il colonnello Giuliano Gerbo


Lei ha sempre posto l’accento anche sull’importanza delle sinergie istituzionali: che risposte ha trovato?

«Al mio primo Comando provinciale ho vissuto un’esperienza particolarmente fortunata. C’è stata una collaborazione interistituzionale continua, che ha consentito di creare un sistema che si auto alimenta virtuosamente negli scambi informativi e negli aiuti professionali. Con un prefetto che è stato un grande regista e un questore che, in quanto autorità di pubblica sicurezza, ha creato un’interazione e una sinergia coi carabinieri particolarmente virtuose. E con una Procura della Repubblica sempre attenta agli input via via giunti dalle forze di polizia. Il tutto con il contributo delle associazioni di categoria, gelose del proprio ruolo, mai invasive di quelli altrui, sempre molto vicine alle nostre attività. Stessa cosa vale per le agenzie quali la scuola, le parrocchie, le associazioni sportive. Oltre alla regia del prefetto Conforto Galli, particolarmente lungimirante, voglio sottolineare il contributo dei sindaci, una spalla del sistema. Hanno segnalato situazioni di disagio e permesso di intervenire preventivamente in vicende che spesso hanno riguardato i giovani».

Uno dei temi ‘caldi’ un po’ ovunque è quello legato alla presenza degli stranieri. Il modello Cremona in questi anni è parso particolarmente virtuoso.

«Questo è un aspetto che ho notato fin dal mio insediamento: la presenza di comunità straniere stanziali, profondamente integrate anche sotto l’aspetto occupazionale. Penso, ad esempio, alla comunità indiana. Mi avevano colpito l’inclusione e il rispetto delle regole. A distanza di tre anni, posso dire che quell’impressione era più che fondata: non abbiamo mai dovuto far fronte a problematiche particolari quanto alle comunità straniere».

Uno dei fenomeni più odiosi, che persiste, è quello dei reati ai danni di persone anziane, fragili, sole. A cominciare dalle truffe e dai furti.

«Commettere un reato facendo leva sulla debolezza fisica e psicologica di una persona anziana è qualcosa di assolutamente inqualificabile. Indubbiamente l’invecchiamento della popolazione, così come altri altri aspetti, richiedono una continua, a volte rapida evoluzione degli strumenti preventivi e delle attività repressive dispiegate dalle forze di polizia. È anche vero che più le attività condotte dalle forze dell’ordine si evolvono, più la criminalità sviluppa nuove condotte per superare la risposta delle istituzioni. Questo è un gioco antichissimo. Ci sono margini per migliorare il contrasto a questi reati, ma va detto che da tempo si registra una risposta positiva ed efficace da parte di tante persone prese di mira, allertate sui pericoli tramite le attività condotte dalle forze di polizia: conferenze nelle parrocchie e nei centri anziani, volantini, contatti a bordo dei mezzi pubblici o negli studi medici. Anche in questo ambito è rilevante la nostra capillare presenza sul territorio, l’essere un punto di riferimento per la popolazione, con un’attenzione e un training on the job, un addestramento a cui si appaia un turnover che negli ultimi anni è diventato particolarmente virtuoso tramite l’immissione di capitale umano adeguatamente formato».

Gerbo con Soldi, Crotti e il direttore de La Provincia Paolo Gualandris

Un aspetto positivo e un cruccio di questi tre anni: cosa le viene in mente?

«Sono stati fatti passi avanti nelle attività preventive e repressive sul territorio. Questo è un aspetto di assoluto rilievo. Posso dire che la rete è sempre più capillare. A proposito delle truffe ai danni di anziani, voglio sottolineare un’importante operazione condotta con i colleghi di un altro Comando provinciale che ha permesso di intercettare una banda arrivata dal Sud Italia che stava colpendo e cercando ulteriori obiettivi sul territorio. La soddisfazione per i militari che hanno sventato i colpi è stata forse superiore a quella provata dalle persone che sono state protette. Il cruccio è un po’ quello di tutti i comandanti: si pianifica e si cerca di fare tante cose, poi, soprattutto per questioni di tempo, non tutte vanno in porto. Devo dire, peraltro, che ho avuto la fortuna di avere un personale che mi ha seguito, colleghi delle altre forze di polizia che mi hanno sempre sostenuto e una scala gerarchica che mi ha assecondato. Una cosa importante: siamo un’organizzazione molto periferica, che ha Comandi sparsi ovunque, dunque diventa fondamentale fare affidamento su anelli gerarchici che siano rapidi interpreti delle esigenze e oculati gestori delle risorse da assegnare alle periferie. Nel mio caso, a Cremona ho avuto la fortuna di avere un sostegno di carattere logistico importante. Tra i crucci metto anche un anno, il 2020, condizionato dal Covid. E quello nessuno lo può dimenticare».


Nelle indagini come nell’attività preventiva, l’importanza delle nuove tecnologie è sotto gli occhi di tutti: crede che siano possibili ulteriori passi avanti su questo fronte, anche in tempo reale, ad esempio per fatti come quelli avvenuti di recente in piazza Roma?

«Anche da questo punto di vista la provincia di Cremona è un esempio virtuoso perché ha saputo nel tempo creare una rete tecnologica di controllo del territorio particolarmente capillare ed efficace. Non sono molte le province che hanno fatto altrettanto. Un esempio sono i varchi per il controllo degli autoveicoli, che nel Cremasco sono per noi un ausilio ormai imprescindibile. Gli autori di molti reati li abbiamo scoperti grazie a questo sistema di controllo. La tecnologia è in divenire, quindi perennemente migliorabile. Ed è proprio su questo che noi puntiamo in sinergia con gli altri attori istituzionali, in particolare i Comuni, affinché possano sviluppare una valutazione positiva quanto all’importanza di queste strumentazioni. Molte amministrazioni si sono mosse senza attendere le nostre considerazioni. La videosorveglianza cittadina è qualcosa di cui le forze di polizia si giovano regolarmente. La videosorveglianza all’interno delle proprietà private è qualcosa che spesso fornisce un fondamentale ausilio alle attività di polizia giudiziaria. Voglio fare un esempio per noi importante. Nel 2021 il Cremasco viene colpito da un fenomeno particolarmente grave, esecrabile, quello dei furti dei computer acquistati dalle scuole per la didattica a distanza resa necessaria dal Covid. Al confine con le province di Milano e di Bergamo le elementari non dotate di difese passive sono state oggetto di ripetuti furti. Le indagini si presentano particolarmente difficili perché si tratta di sconosciuti che entrano in azione di notte in un territorio vasto e in istituti privi di allarme e telecamere. La svolta c’è stata grazie allo studio di tutti i movimenti notturni sulle reti viarie in prossimità dei centri abitati oggetto delle incursioni. L’analisi ci ha consentito di andare ad evidenziare i veicoli che nei giorni precedenti e successivi a quelli dei furti erano transitati ripetutamente. Lavorando sulle targhe, restringendo via via il campo, è stato possibile individuare un particolare veicolo che, monitorato, ci ha permesso di cogliere in flagranza una persona alle elementari di Soncino. Un’indagine che vent’anni fa, forse ancora meno, non sarebbe stata possibile».

Con quale sentimento ci saluta e con quale sentimento intraprende il nuovo incarico?

«La nostra è una vita di trasferimenti. La nostra organizzazione prevede, per i comandanti, un avvicendamento al termine di un breve periodo di comando. Questo da un lato può avere ricadute sulle relazioni umane, ma dall’altro è un grande valore aggiunto, perché consente di poter conoscere la bellissima nazione che è l’Italia e le persone che la popolano. L’esperienza cremonese per me è stata particolarmente intensa. L’ho voluta vivere così e questo mi lascia un vuoto. La mia famiglia, che mi ha seguito in tutte le mie esperienze, in questa città si è trovata veramente bene. La comunità ci ha accolto in modo particolarmente ospitale. Il reggimento che andrò a comandare a Milano si occupa del mantenimento dell’ordine pubblico, attività completamente diversa da quelle legate al controllo del territorio. Ringrazio l’amministrazione che mi consentirà di andare a creare una nuova professionalità e imparare un nuovo tipo di lavoro. Una bella sfida».

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