L'ANALISI
10 Settembre 2023 - 05:25
CREMA - La guardia resta altissima nei confronti dell’autolesionismo e dei tentativi di togliersi la vita: il disagio multiforme dei giovani era cresciuto in maniera esponenziale nell’emergenza del periodo pandemico, quando i casi di adolescenti finiti in pronto soccorso proprio per aver tentato di suicidarsi o comunque per essersi inflitti ferite pericolose, erano schizzati dai tre annui sino al 2019 a una media di 10. Una situazione di estremo pericolo che, pur tornata nei ranghi dal punto di vista numerico nell’ultimo anno, ancora non è affatto risolta. Purtroppo, chi è arrivato a tanto ha avuto delle ricadute, si tratta di casi che vano seguiti costantemente e tutt’ora sono monitorati con estrema attenzione dal team dell’ospedale Maggiore, in collaborazione con altre istituzioni socio sanitarie. «Noi offriamo spazi, momenti di ascolto e modelli che possano incentivare i ragazzi cremaschi a vincere il senso di vuoto ed inadeguatezza che manifestano» raccontano Alessandra Foppa Pedretti e Vera Cerioli, neuropsichiatre infantili dell’Azienda socio sanitaria territoriale. «Il Covid – proseguono – nel 2020-2021 aveva determinato un aumento delle situazioni critiche e un’impennata degli accessi in pronto soccorso, triplicati rispetto all’epoca pre pandemica».
L’intenzionalità e la progettualità suicidaria nei più giovani si collocano all’interno di un ventaglio eterogeneo di sintomi quali la disregolazione emotiva e comportamentale, il disturbo del comportamento alimentare, forme di ritiro sociale. «Il tentato suicidio resta un segnale d’allarme da non sottovalutare – proseguono le specialiste –: è un messaggio che i più giovani vogliono lanciare. È il tentativo di far comprendere la propria situazione di disagio, richiamando l’attenzione su di sé, senza realmente comprendere fino in fondo il rischio connesso a determinati gesti». L’autolesionismo è ovviamente il primo passo verso questa deriva. «Molti studi elaborati in paesi anglosassoni anche pre Covid hanno dimostrato come il permanere di una sintomatologia di autolesionismo sia connessa ad un aumento della progettualità suicidaria, soprattutto tra le ragazze».
I ragazzi esprimono il proprio malessere con altre modalità. «I loro comportamenti devianti sono più orientati su risse, conflitti, uso di sostanze» sottolinea Foppa Pedretti. Nell’universo femminile delle giovanissimi tra le difficoltà manifestate, ci sono anche stati di ansia e di panico per il futuro. Da padroni, l’hanno fatta anche i social network. «In un momento in cui rappresentavano una delle poche occasioni di relazione, per alcuni sono stati veicolo di modelli disfunzionali, determinando soprattutto tra i più giovani il sorgere di disturbi alimentari, diversi da quelli classici – aggiungono le due neuropsichiatre –: in questo tempo il disturbo alimentare ha perso i connotati che tutti conosciamo. All’anoressia nervosa, alla bulimia o a forme di binge eating si affiancano forme di vigoressia (ossessione per un fisico perfetto) e ortoressia (ossessione verso forme di sana alimentazione, che meritano attenzione perché potrebbero essere cicliche».
Prevenzione è anche continuità nella presa in carico. «In un’epoca post Covid – concludono Cerioli e Foppa Pedretti – quanto ad accessi in regime di urgenza possiamo dire di essere tornati alla normalità, ma dobbiamo fare in modo che certi messaggi non cadano inascoltati, che i giovani non si affatichino nel raggiungimento di modelli irraggiungibili veicolati dai social. Devono poter trovare ascolto, comprensione e realizzazione nella quotidianità. Dobbiamo farlo, in un’epoca in cui il suicidio è la quarta causa di morte nel mondo per la fascia di età compresa tra i 15 ed i 29 anni».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris