L'ANALISI
24 Agosto 2023 - 12:32
Bruno Segre
MONTICELLI - Anche il borgo pallavicino piange la scomparsa di Bruno Segre, filosofo e saggista 93enne oltre che grande studioso della Shoah: ha trascorso la sua infanzia proprio a Monticelli, discendente di una delle più note famiglie ebree che viveva in paese.
Era omonimo dell’altrettanto conosciuto avvocato ed ex partigiano ultracentenario (infatti molti siti di informazione hanno erroneamente pubblicato fotografie e informazioni sull’altro, che invece è ancora in vita) e avrebbe voluto riposare proprio nel cimitero ebraico monticellese, insieme ai nonni e ai genitori. Cosa che però non avverrà e proprio lui ha spiegato perché, in una dettagliata lettera indirizzata a Rav David E. Sciunnach (assistente del rabbino capo di Milano e rabbino di riferimento della Comunità ebraica di Parma) e a Riccardo Joshua Moretti (vicepresidente delle Comunità ebraiche di Parma e Soragna).
Con rammarico ha ricordato che anche se famigliari cattolici e non ebrei sono da sempre sepolti accanto ai loro congiunti ebrei in quel cimitero, purtroppo la stessa sorte non toccherà a lui visto che pochi anni fa si è visto negare la possibilità di seppellire a Monticelli la moglie Matilde, non ebrea. Vicenda di cui si parla anche nel libro ‘Il funerale negato’.
«Pensavo e speravo di morire prima di lei, essendo più anziano di sei anni, ma le cose sono andate diversamente - ha scritto Segre nella sua missiva -. E poiché mi consideravo legittimamente candidato a essere sepolto nel nostro cimitero accanto ai sepolcri di almeno tre generazioni di miei avi, in virtù di tale convinzione intendevo nei giorni scorsi farmi precedere in quell’amatissimo pezzo di terra dalla mia sessantennale compagna goyah, defunta prima di me. Ma ora entrambi voi mi fate sapere che ciò non sarà possibile e la Legge 8 marzo 1989, alla quale vi appellate, vi dà ragione conferendovi un potere di veto che non contesterò, dato che non voglio per nessun motivo violare una legge della Repubblica italiana, per iniqua e fascistica che mi possa apparire. Constato che siete in una botte di ferro, e per parte mia desidero sgombrare subito dal campo il problema mio e di mia moglie. I resti mortali di Matilde e quelli miei riposeranno gli uni accanto agli altri in una località diversa: amiamo il nostro piccolo cimitero di famiglia, ma siamo sufficientemente laici ed ebrei per non coltivare idolatrie nei confronti di questo o quel luogo».
Poi la conclusione: «Permettetemi di mettervi in guardia dai pericoli impliciti nel paradigma gestionale da voi proposto per il cimitero ebraico di Monticelli. A ben pensarci, un’applicazione rigorosa di tale paradigma richiederebbe l’espianto di varie decine di tombe. Ma lasciando da parte una simile assurdità, vorrei che vi rendeste conto che d’ora in poi nel nostro cimitero ben difficilmente potrebbero esservi in futuro delle ‘new.entries’. Ritrovo anche qui, insomma, una perniciosa tendenza che sta ora prevalendo minacciosa nel piccolo mondo ebraico italiano: la tendenza a escludere, a selezionare, a individuare con scrupolo ciò che è ‘puro’ separandolo da ciò che puro non è, con l’inevitabile ma prevedibile scomparsa, fra alcuni decenni, di qualsiasi traccia di vita ebraica in Italia».
La cerimonia di commemorazione di Segre si terrà a Milano il prossimo 16 settembre, alle ore 11, alla casa funeraria di via Corelli a Milano.
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