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TRAGEDIA E ALLERTA

Stroncato dalla legionella: il batterio nei tubi di casa

La vittima è un 65enne e aveva altre patologie. Ats: «Massima attenzione, ma non risultano focolai»

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

08 Agosto 2023 - 05:25

Stroncato dalla legionella: il batterio nei tubi di casa

CREMONA - Per un 65enne cremonese le conseguenze della legionellosi sono state fatali: nel mese di luglio ha contratto il temibile batterio, successivamente rilevato nelle tubature di casa, e dopo alcuni giorni di ricovero è morto. In provincia si tratta della seconda vittima in due estati, abbastanza per richiamare nuovamente attenzione sulle misure preventive che ognuno di noi può mettere in atto per evitare la proliferazione del bacillo. Nonostante i serrati controlli effettuati quotidianamente sulla rete acquedottistica, infatti, può diffondersi localmente in impianti idrici, termali e di condizionamento. Soprattutto nei mesi estivi.

A fare il punto sui casi di legionellosi registrati dall’inizio dell’anno è Luigi Vezzosi, dirigente medico dell’Unità operativa di Malattie infettive dell’Ats Val Padana: «Da gennaio ad ora fra le province di Cremona e Mantova abbiamo contato 27 segnalazioni di legionellosi, di cui 10 nel primo trimestre, 10 nel secondo e 7 fra luglio e i primi giorni di agosto. Di questi, 15 casi riguardano il territorio cremonese, 10 la provincia di Mantova e due interessano residenti di altre province curati però da noi. Nella maggior parte dei casi le persone hanno sviluppato sintomi tipici come febbre e insufficienza respiratoria e quasi tutti sono stati ricoverati».

legionella

L’uomo deceduto aveva patologie pregresse e, sebbene siano ancora in corso indagini su una località extraregione in cui era stato prima dei sintomi, le analisi compiute presso il domicilio hanno permesso di confermare la presenza del batterio. «Di conseguenza siamo propensi a pensare si tratti di un caso autoctono, ovvero con legionellosi contratta in loco – spiega Vezzosi –. Stessa cosa per la maggior parte delle altre infezioni registrate quest’anno. Al momento, inoltre, non abbiamo rilevato focolai».

I 15 cremonesi che hanno subito le conseguenze più serie della legionella hanno fra i 31 e gli 88 anni, ma non si esclude possano esserci ulteriori casi non emersi. «È fondamentale tenere conto della legionellosi nell’iter diagnostico, così come lo è comunicare tempestivamente l’esito delle analisi. Ats infatti avvia indagini volte ad evitare focolai – spiega Vezzosi –. Si risale ai luoghi visitati nel periodo di incubazione (solitamente un massimo di 10 giorni, ndr) e si indaga sugli eventuali luoghi di villeggiatura, centri termali, o altre strutture, frequentati. Oltre che sul domicilio. Solitamente sono a rischio le abitazioni più obsolete, quelle che utilizzano l’acqua di pozzi o gli impianti rimasti fermi a lungo. Quando viene trovato il batterio, vengono disposte bonifiche».

Vezzosi precisa che si può entrare a contatto con la legionella respirando acqua contaminata nebulizzata, non ingerendola. Ci sono poi fattori di rischio che possono portare a sintomi più gravi, come appunto le patologie pregresse e lo stato di immunodepressione, oltre all’essere fumatore.

ACCORGIMENTI PER EVITARE RISCHI

Che il rischio legionellosi non arriva dalla rete idrica-acquedottistica è ribadito anche dal presidente di Padania Acque, Cristian Chizzoli: «A tutela della salute pubblica abbiamo vari punti di prelievo lungo tutta la rete e le analisi sono quotidiane. I nostri impianti inoltre vengono costante depurati e non ci sono situazioni di inutilizzo o stop all’erogazione che possono creare ristagni e dunque proliferazione di batteri».

Il gestore non può, però, essere responsabile degli impianti idrosanitari e delle tubazioni interne di abitazioni private o strutture aperte al pubblico.

Ecco perché gli utenti e gli esercenti dovrebbero «verificare le proprie reti, in particolare quando l’erogazione è ferma da tempo, così come far controllare impianti di condizionamento e piscine».

Come già sottolineato da Vezzosi, anche Chizzoli ribadisce che far scorrere l’acqua dopo un protratto periodo di assenza da casa – e dunque di mancato utilizzo – può essere uno dei consigli più importanti. In una precedente informativa, infatti, Padania Acque ha sottolineato che il batterio può svilupparsi specialmente nelle tubature poco utilizzate e con scarso flusso di acqua. Oltre che sulle superfici interne delle condutture e delle guarnizioni, nel calcare e nella ruggine delle tubature, nel rompigetto di docce, vasche, vasche idromassaggio e rubinetti, negli impianti idrici con tubi da irrigazione per giardini.

LE REGOLE D'ORO

  • mantenere docce, rubinetti e in generale impianti puliti e privi di incrostazioni, sostituendoli all’occorrenza;
  • far scorrere l’acqua per almeno cinque minuti dopo un lungo periodo di inutilizzo;
  • lavare gli apparecchi per areosolterapia con acqua sterile e asciugarli correttamente;
  • evitare di lasciare esposte al sole e piene d’acqua le canne utilizzate per il giardinaggio.

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