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IL CASO

Decisione dei giudici definitiva, l’avvocato Branchi in carcere

Il legale di Trescore deve scontare sette anni per estorsione, tentata e consumata, in concorso con Antonio Silvani, suo (ex) importante cliente di Chieve

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

03 Agosto 2023 - 19:57

Decisione dei giudici definitiva, l’avvocato Branchi in carcere

L’avvocato Angelo Branchi e il carcere di San Vittore

TRESCORE - Da quasi due settimane, l’avvocato Angelo Branchi, casa a Trescore e studio legale a Crema, è nel carcere milanese di San Vittore dove sta scontando la condanna definitiva a 7 anni di reclusione per estorsione, tentata e consumata, in concorso con Antonio Silvani, suo (ex) importante cliente di Chieve, dal 1984 al 2004 titolare della Silvani Antonio srl, imprenditore venuto dal nulla che fece una fortuna con porte e serramenti.


Secondo l’accusa, l’avvocato Branchi è stato il «regista di un collaudato sistema estorsivo» che consentì a Silvani di farsi pagare due volte porte e serramenti dai clienti trascinati in tribunale, davanti al giudice civile, con l’arma dei decreti ingiuntivi, ottenendo in alcuni casi i pignoramenti. Brutta storia quella scoperchiata dall’indagine Sirge della Tenenza di finanza l’11 settembre del 2014 in seguito all’esposto di un cliente del ‘re dei serramenti’. Chi ha indagato scoprì il meccanismo: dieci anni dopo la cessazione dell’attività artigianale, Silvani cominciava a sollecitare ai vecchi clienti il pagamento di fatture, in alcuni casi mai emesse, arrivando persino a gonfiarne gli importi.

Contava sul fatto che, a distanza di dieci anni — periodo oltre il quale le banche non conservano più la documentazione delle operazioni — i clienti non fossero in grado di dimostrare di aver già pagato i serramenti. A maggiore ragione, quelli che avevano pagato in contanti. E nei confronti di chi si rifiutava di pagare, l’artigiano scomodò la giustizia civile con la richiesta di emettere decreti ingiuntivi, grazie ai quali in qualche caso riuscì a pignorare beni alle sue vittime. Ma Silvani era un artigiano. Chi sapeva destreggiarsi tra le pieghe del codice civile era invece il suo avvocato Branchi.


C’è la storia di Lucia (sentita nel primo processo, a Cremona ) colta da malore quando in casa le piombarono l’ufficiale giudiziario e l’imprenditore Silvani con segretaria al seguito, dal quale, nel 2001, comprò porte per 25 milioni di lire. Quel giorno, le pignorarono quadri per 20 milioni. Nel 2004, Lorenza si fece fare da Silvani porte per 7.400 euro. Lei finì al Pronto soccorso la mattina in cui le pignorarono il conto corrente: «Avevo appena messo su i soldi per pagare le tasse! I soldi me li hanno sbloccati dopo un anno e ho dovuto pagare anche la mora per le tasse». Franco e Giulia, marito e moglie, nel 1998 da Silvani si fecero fare gli infissi della nuova casa per 50 milioni di lire «regolarmente fatturati e regolarmente pagati». Per dieci, dodici anni hanno dormito «sonni tranquilli», poi «è arrivata la tegola»: un decreto ingiuntivo di pagamento «per 23mila euro che non ci ha fatto dormire per diverse notti».


C’è chi aveva conservato le pezze «e nonostante questo, la causa è stata fatta». Nonostante più di un cliente avesse telefonato allo studio legale di Branchi, ma l’avvocato con i clienti di Silvani non ci parlava, rimpallandoli alle impiegate. C’è chi la causa l’ha persa in primo grado per poi vincerla in appello. C’è chi l’ha vinta subito e chi l’ha stroncata sul nascere.

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Commenti all'articolo

  • 1959

    04 Agosto 2023 - 02:33

    Solo in Italia accadono queste cose. Sempre le persone oneste vengono perseguite. Meglio non commentare oltre.

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