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CREMONA: LA GUERRA DEI PREZZI

Ora l’inflazione rallenta. A giugno spesa a + 5,3%

Ancora in forte crescita alimentari, trasporti, abitazione e scuola. Netto calo delle spese per l’energia: gas ed elettricità lontani dai livelli record

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

18 Luglio 2023 - 05:25

L’inflazione in discesa. A giugno ‘solo’ + 5,3%

CREMONA - Nel mese di giugno inflazione ancora in calo, con un incremento dei costi pari al 5,3% rispetto al 2022. A maggio i rincari cremonesi erano stati invece pari al +6,1% e ad aprile al +6,3%. Prosegue dunque la lenta discesa generale dei prezzi, anche se con la consueta eccezione per gli alimentari.

COSA AUMENTA

A fornire il quadro completo della situazione è il settore Economico-finanziario del Comune di Cremona, che rileva appunto un elevato tasso tendenziale medio (+11%) per i generi di prima necessità. A trascinare verso l’alto questo dato sono soprattutto il pane (+10,6%), il latte (+13,4%), l’olio (+14,7%), e i vegetali (+17,1%). Si mantengono su livelli inflattivi particolarmente elevati anche altri segmenti di consumo: abitazione al +8,8% il tasso tendenziale su base annua; trasporti aerei da salasso con un +23,5% su base annua; costi per l’istruzione al +5,6% (probabilmente incidono parecchio i servizi educativi estivi); servizi ricettivi e ristorazione al +4,5%.

COSA SCENDE

Gas ed energia elettrica si sono considerevolmente ridimensionati e i salassi della scorsa estate dovrebbero essere un ricordo. Il primo continua comunque a segnare un incremento tendenziale seppure modico (+2,7%) mentre la seconda addirittura diminuisce: -2,1%. Da registrare l’impennata al ribasso del gasolio per riscaldamento, che vista anche la stagione scende al -21,5% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Tolti i voli aerei, anche i costi per i trasporti sono in calo, con un -0,20% medio. Scendono in particolare i prezzi per carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati (-12,4%). Anche i servizi ospedalieri sono col segno meno davanti, per la precisione -4,6%.

IL CONFRONTO

A giugno l’inflazione mostra una netta decelerazione in tutta Italia, ma a Cremona ancora una volta i rincari sono più bassi rispetto alla media nazionale: nello Stivale è al +6,4% e nella nostra città si ferma appunto diversi gradini più sotto e cioè al 5,3. Il rallentamento dei rincari continua a essere fortemente influenzato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici, in particolare dalla componente non regolamentata, in apprezzabile calo rispetto a maggio. Nel settore alimentare, l'ulteriore frenata del ritmo di crescita su base annua dei prezzi dei prodotti lavorati contribuisce alla decelerazione dell’inflazione di fondo.

IL RIEPILOGO ANNUALE

Come di consueto il Comune di Cremona ha anche redatto un riepilogo annuale dell’indice generale dei prezzi (al lordo dei tabacchi) con le variazioni percentuali congiunturali e tendenziali degli ultimi due anni: emerge che il picco di inflazione è stato registrato tra ottobre e novembre 2022, quando a livello locale si è assestato sul +10,9%. Con il +5,3% di questo mese, invece, si torna ai livelli di aprile 2022. Il prossimo report verrà emesso il 10 agosto e riguarderà i prezzi registrati in città nel mese di luglio.

A CREMONA RINCARO DI 1398 PER FAMIGLIA

Con un rincaro medio annuo di 1.398 euro a famiglia, Cremona è al 46° posto nazionale per incidenza dell’inflazione. Che complessivamente a giugno ha raggiunto un +5,3% rispetto al 2022, dato che colloca il nostro capoluogo di provincia all’ultima (e in questo caso positiva) posizione lombarda. Insomma, inevitabilmente anche all’ombra del Torrazzo si spende di più ma la situazione è decisamente meno critica rispetto ad altri centri. La città più cara risulta infatti Genova, dove il rincaro annuo per famiglia è di 1.853 euro pari ad un +8,5%, e seguono Firenze (1.772 euro la spesa media aggiuntiva) e Grosseto (1.713). La città meno dispendiosa risulta invece Potenza, dove una famiglia in media spende ‘solo’ 750 euro annui in più rispetto al 2022.

I dati sono stati diffusi dall’Istat e in base a quelli ieri l’Unione nazionale consumatori ha stilato la classifica. Si scopre così che in Lombardia svetta Milano, al quarto posto nazionale con +6,3% di inflazione e una stangata pari a 1.710 euro annui aggiuntivi per famiglia. A livello regionale l'inflazione annua più alta, pari a +8,2%, è invece quella registrata in Liguria: lì in media una famiglia subisce un aggravio pari a 1.692 euro su base annua. Segue l’Umbria, dove la crescita dei prezzi del 7,2% implica un’impennata del costo della vita pari a 1.626 euro annui; terza la Toscana con +7,2% e un rincaro annuo di 1.595 euro. Ultima invece la Basilicata dove le famiglie stanno sopportando mediamente un incremento di costi per 736 euro annui. Ovunque però, ed è quasi superfluo specificarlo, il carrello è sempre più vuoto. Gli aumenti, infatti, si traducono in risparmi e rinunce. Spesso anche sui beni di prima necessità, visto che l’inflazione ha toccato parecchio pure i generi alimentari.

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