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Nove preziose mappe del Settecento sono tornate a casa

Un lavoro di squadra, coordinato dal sostituto procuratore Andrea Figoni e portato avanti dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Monza, ha permesso di recuperarle e restituirle all’archivio comunale e a quello di Stato di Cremona

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

17 Luglio 2023 - 13:41

Nove preziose mappe del Settecento sono tornate a casa

CREMA - Un lavoro di squadra, coordinato dal sostituto procuratore Andrea Figoni e portato avanti dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Monza, ha permesso di recuperare e restituire all’archivio comunale e a quello di Stato di Cremona nove mappe del Settecento: sono opere rinvenute in un’abitazione privata del territorio provinciale, dopo una lunga indagine partita da una vendita online, notata dai carabinieri del nucleo. «Ci sono ancora indagini in corso e ovviamente degli indagati, non possiamo fornire altri particolari» ha chiarito oggi in sala dei Ricevimenti il sostituto procuratore. Da quanto hanno spiegato gli archivisti comunali e la direttrice dell’archivio di Stato di Cremona Valeria Leoni, «si tratta di produzione e disegni databili tra il Settecento e l’Ottocento, che illustrano beni dell’abbazia di Cerreto. Hanno attinenza con Crema in quanto nell’archivio storico comunale è conservata una parte dei documenti delle proprietà della famiglia che gestiva l’abbazia. Queste recuperate sono mappe del territorio di Casaletto Ceredano vanno ad arricchire il fondo del nostro archivio. Fino ad oggi avevamo solo testimonianze di tipo amministrativo, strettamente collegate a cause e vertenze relative proprio alla gestione dei beni. Adesso abbiamo anche una mappatura che ricostruisce le coltivazioni, la gestione delle acque come la roggia Alchina, e racconta come il territorio veniva gestito a quei tempi».

Sulla provenienza massimo riserbo. Potrebbe trattarsi di un furto commesso decenni fa. Recuperati anche otto tomi antichi dell’epoca di proprietà di enti ecclesiastici della diocesi di Bergamo. «Le mappe erano esposte come quadri in una casa» si è limitato a dire il maggiore Claudio Sanzò, che comanda i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Monza. «Sicuramente non verranno più conservate alla luce, vanno riposte in luoghi bui e asciutti» hanno sottolineato gli esperti Francesca Berardi e Giampiero Carotti. Questa mattina oltre al sindaco Fabio Bergamaschi e all’assessore alla Cultura Giorgio Cardile, sono intervenuti i due carabinieri che si sono occupati delle indagini, l’appuntato scelto Lorenzo Caimmi e il maresciallo capo Pasquale De Palo, entrambi de comando tutela del patrimonio culturale di Crema. Per la diocesi bergamasca, don Mario Carminati, vicario episcopale per gli affari economici. «Si è sviluppata un’indagine raccordando più realtà – ha aggiunto il sostituto procuratore – incontrando diverse difficoltà e dovendo fare i conti anche con il fattore tempo. Ringrazio i carabinieri per l’attività di pianificazione e monitoraggio».

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